benefit-il-mercato-si-conferma-solido

Benefit, il mercato si conferma solido

L’ultima edizione dell’Osservatorio Welfare di Edenred Italia fotografa un settore uscito rafforzato dall’esperienza della pandemia e in grado di sostenere i lavoratori anche nell’attuale situazione di crisi: i dipendenti chiedono più prestazioni, in particolare fringe benefit

La pandemia di coronavirus e la crisi economica innescata dalla guerra in Ucraina hanno confermato, anzi addirittura esaltato, il ruolo del welfare aziendale in Italia. A dirlo è l’ultima edizione dell’Osservatorio Welfare, l’ormai tradizionale rapporto annuale di Edenred Italia dedicato all’evoluzione del mercato dei benefit. Come si legge in una nota diffusa dalla società, le sfide degli ultimi anni hanno “confermato, e in alcuni casi esaltato, il valore del welfare aziendale, sia come strumento di integrazione al reddito che come misura integrativa di carattere sociale”.

“Così come accaduto nel 2020, anche nel 2021 l’ecosistema del welfare aziendale si è consolidato in molti suoi ambiti e ha confermato la sua solidità”, ha commentato Paola Blundo, direttore corporate welfare di Edenred Italia. “Il welfare aziendale si conferma, anche in una fase di straordinaria difficoltà come quella dei due anni appena trascorsi, una leva fondamentale di sostegno alle persone, alle aziende e al territorio. Valore che si concretizza – ha proseguito – sia nella sua dimensione di sostegno al reddito che in quella più prettamente sociale come l’ambito della previdenza e sanità integrativa, la formazione e i servizi alla persona con un occhio alle nuove tendenze della sostenibilità e della mobilità green”.

Nel dettaglio, stando ai numeri della società che ha recentemente lanciato il Corporate Welfare Lab insieme a Sda Bocconi, i fringe benefit, dopo il boom registrato nel 2019 e nel 2020, si confermano la principale voce di spesa con il 34% dei consumi di welfare aziendale. Alla base dell’incremento c’è soprattutto l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale che era stato introdotto nel 2020, esteso a tutto il 2021 e poi rimosso quest’anno.

Stabile invece il credito welfare pro capite, che si mantiene attorno agli 850 euro all’anno e consente così di compensare almeno in parte il calo del reddito disponibile registrato negli ultimi due anni a causa della pandemia e della guerra. Sostanzialmente confermato anche il peso del cosiddetto welfare sociale, ossia l’insieme delle spese per istruzione, previdenza, assistenza sanitaria e assistenza familiare: il segmento copre una quota del 47,8% della spesa di welfare complessiva, scontando soltanto un lieve calo rispetto all’anno precedente.