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Più autonomi ma guadagnano meno

In dieci anni i professionisti non iscritti a un Ordine sono cresciuti del 71% e operano oggi in quasi tutti i settori dei servizi. In parallelo, la retribuzione media è scesa del 22% con un reddito medio che non arriva neppure a 20mila euro

Cambia il profilo del lavoro in Italia, con un aumento dei lavoratori autonomi molto maggiore della crescita del lavoro contrattuale. Negli ultimi dieci anni l’“esercito delle partite iva” ha cambiato profilo, costituito sempre più da lavoratori che è più facile identificare come precari che come professionisti. Un dato su tutti: tra il 2008 e il 2018 il reddito generato dal comparto dei lavoratori autonomi nella sua totalità è aumentato del 30%, ma è sceso del 22,6% il reddito medio pro capite, indice di una classe di professionisti che aumenta in numero ma si sta impoverendo. La crescita nel segmento, peraltro, risulta molto maggiore per la quota di lavoratori che non sono iscritti a un Ordine professionale.
Un confronto realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio tra i dati complessivi rilevati nel 2008 e nel 2018 è indicativo di un mercato del lavoro in cambiamento: nei dieci anni il numero totale degli occupati ha avuto una variazione del +0,5% mentre i liberi professionisti sono aumentati del 24,2% e sono oggi 1 milione e 436 mila, pari al 6,2% degli occupati complessivi. Nel segmento, gli iscritti a un ordine sono aumentati del 12,6% mentre i non ordinistici sono cresciuti del 71,6%, una categoria a cui appartengono circa 390 mila persone che lavorano nel 98,2% dei casi nei servizi di mercato.

Soprattutto servizi alla persona e alle aziende
Si tratta di un insieme di professioni molto variegato, che include tra gli altri le guide turistiche, gli amministratori di condominio, i formatori e le figure emergenti delle nuove professioni, come designer, professionisti Ict, consulenti e formatori di management, istruttori e altre figure dello sport, operatori dell’informazione e della comunicazione, lavoratori dell’intrattenimento, dell’arte, ma anche persone attive nei settori sanitari e dell’assistenza sociale. Gli incrementi maggiori nei dieci anni analizzati si registrano nelle attività complementari dei servizi alla persona, dall’istruzione (+195%) all’assistenza sociale (+123%) e al tempo libero (+93%), ma sono cresciuti notevolmente anche gli impiegati in attività tecniche e scientifiche (+57,6%) e quelli che operano nel turismo e nel noleggio (+50%).
Alla crescita dei numeri delle partite iva non corrisponde invece un pari incremento delle retribuzioni, che se per i lavoratori dipendenti sono aumentate nel periodo osservato del 6,7%, per i professionisti non ordinistici sono scese del 22,6%, attestandosi su una media pro capite di 16,6mila euro. La nuova frontiera del lavoro rischia di essere così costituita da professionisti con un percorso formativo solido alle spalle ma privi di forme di tutela che ne valorizzino le competenze e le capacità.