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Volatilità, cosa fare per non svalutare l’investimento

I su e giù della Borsa possono provocare il panico anche negli investitori più esperti. Ma esistono strategie di base che guidano i risparmiatori ad andare oltre le reazioni istintive di medio termine e avere così (guadagnando) un approccio più razionale

La pandemia causata dal nuovo coronavirus sta cambiando profondamente il mondo in cui i mercati finanziari reagiscono agli shock e si adattano ai cambiamenti. In un contesto in cui sembra non esistere più nessuna certezza, la parola sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori è volatilità. Si tratta di una caratteristica dei mercati di capitali con cui anche il piccolo investitore ha imparato a fare i conti, ma che in questi mesi (e probabilmente per quelli a venire) sarà ancora più presente. La volatilità è difficile da gestire ed è fonte di molta ansia per il risparmiatore. Tuttavia, se gestita bene, può anche ampliare i margini di guadagno, senza per forza scegliere una posizione speculativa. Eppure, a volte, i fattori che determinano la volatilità sono difficili da analizzare persino per gli investitori più esperti. Una calamità naturale, come un terremoto per esempio, può essere una catastrofe dal punto di vista dei danni materiali e delle perdite umane, ma non avere un impatto sui mercati finanziari. Oppure l’impatto può rivelarsi enorme. Come gestire, dal punto di vista dell’investitore, queste situazioni imprevedibili? Secondo il consiglio di Axa Investment Managers, per “prepararsi all’imprevedibile” la prima cosa fondamentale è puntare sull’investimento a lungo termine. In linea generale, un comportamento che mediamente ha sempre pagato è quello di “stare nel mercato” senza inseguire il “market timing”, cioè investire e disinvestire in base alle fluttuazioni dei valori nel breve periodo.

Loss aversion: un riflesso psicologico

Anche perché, sostengono gli esperti, è difficile scegliere il momento migliore per fare un investimento. Gli investitori che continuano a investire e disinvestire nel tentativo di approfittare dei rialzi e di evitare i ribassi hanno poche probabilità di successo, dicono gli analisti. Ecco perché è consigliabile, in linea generale, mantenere i propri investimenti per un lungo periodo, senza farsi influenzare troppo dagli alti e bassi delle Borse. Panico o avidità rendono estremamente difficile prendere giuste decisioni finanziarie. Esiste un atteggiamento, che in ambito finanziario si chiama loss aversion, avversione alle perdite, che porta i risparmiatori (ma anche i grandi investitori) a muoversi in continuazione alla ricerca di sempre nuove opportunità di guadagno, proprio per paura di perdere vantaggi interessanti. Questo comportamento, tra l’altro, è causato anche da fattori psicologici legati al dolore: alcuni studi sulla materia hanno rivelato che, mediamente, il dolore per una perdita ha un’intensità doppia rispetto alla gioia per un guadagno della stessa entità. È naturale, quindi, se non ci si fa guidare dalla razionalità (e da un intermediario/consulente esperto e capace), fuggire un dolore potenzialmente più grande di una gioia potenzialmente più piccola.

Puntare sui fondamentali e allargare lo sguardo

Gli analisti consigliano di concentrarsi “sui fondamentali, piuttosto che sulle emozioni”. Occorre investire solo negli asset solidi a lungo termine, anche se in periodi di volatilità ci possono essere dei ribassi: passata la turbolenza, se l’asset è solido, l’investimento conserverà le buone prospettive a lungo termine che ci avevano fatto scegliere di allocare i nostri risparmi su quei titoli. A volte sembra che i mercati siano trainati da un unico evento: ma non è così. Spesso, spiegano gli addetti ai lavori, è ragionevole pensare che l’impatto di quell’unico evento che ora ci sembra decisivo (una crisi politica, una calamità naturale, persino una pandemia) possa essere sovrastimato. In ultima analisi, quando c’è una diffusa volatilità sui mercati globali, gli investitori dovrebbero attuare due strategie: la prima è chiedersi se l’elemento destabilizzante costituisca una minaccia a lungo termine per gli investimenti in portafoglio; la seconda se, paradossalmente, un ribasso a breve termine non possa in realtà offrire una nuova opportunità d’investimento in un asset che, al momento sottovalutato, ha al contrario fondamentali solidi. Allora sì che, in quest’ultimo caso, il market timing è utile.