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Fonte immagine: Insurance Connect

Sanità: Italia incapace di impiegare le risorse?

La salute dei cittadini è un diritto e anche un fattore differenziante per sostenere lo sviluppo economico e il tessuto sociale di un Paese. Un sistema sanitario efficiente e solido è espressione di qualità delle decisioni politiche, di produttività delle aziende, di benessere generale della popolazione. E può tradursi anche in un vantaggio competitivo in grado di rendere il territorio più appetibile per gli investitori, più floride le famiglie, più rosee le prospettive per il futuro.
Se dalla pandemia abbiamo imparato quanto possa essere stretto il legame tra salute, lavoro e produttività, oggi ci appare sempre più chiara la relazione tra accesso alle cure da parte di tutti ed equità sociale: un elemento di coesione fondamentale per evitare che i cittadini si indeboliscano economicamente nel tentativo di potersi curare adeguatamente, riducendo così il rischio di provocare disuguaglianze e agitazione sociale.
Ma secondo il report Aiop Reinventiamo il servizio sanitario. Come evitare la deriva di una sanità per censo (l’ennesimo che ci parla di insoddisfazione dei cittadini verso la sanità), il 53,5% degli italiani deve affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi e il 37,4% ha segnalato la presenza di liste di attesa bloccate o chiuse. Il 39,4% è costretto a rinunciare alle prestazioni del Ssn e a rivolgersi alla sanità a pagamento, mentre il 51,6% sceglie direttamente di usufruire di prestazioni a pagamento, senza nemmeno provare a prenotare avvalendosi del Sistema sanitario nazionale.
La convinzione che la sanità italiana possa continuare a distinguersi dagli altri paesi europei per capacità di offrire strutture eccellenti e cure migliori, insomma, sembra essere ormai tramontata. Dal punto di vista del cittadino è sufficiente sperimentare solo qualche tentativo di prenotazione di una visita specialistica, oppure farsi un giro per gli ospedali (anche nel Nord Italia) per rendersi conto di quanto sia grave la situazione del nostro sistema sanitario pubblico.
A denunciarne lo stato di crisi, del resto, sono stati ben 14 grandi nomi della ricerca italiana, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, l’immunologo Alberto Mantovani e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.
Ciò che ha fatto più clamore intorno al documento inviato alla premier Giorgia Meloni è stato proprio il prestigio dei firmatari, che con il loro gesto hanno espresso un eclatante monito affinché i finanziamenti al Ssn siano adeguati agli standard degli altri Paesi europei avanzati (dove viene investito l’8% del Pil contro il 6,2% del Pil destinato nel 2025 dall’Italia alla sanità).
A questo appello non è mancata la replica di Giorgia Meloni, che ha rispedito al mittente le accuse circa i tagli dell’attuale governo alla sanità: nel 2024, ha affermato, il fondo sanitario è al massimo storico, con 134 miliardi di euro contro i 115 miliardi degli anni precedenti la pandemia. I soldi quindi ci sono, ma “chi li spende sono poi le regioni”.
Stando a queste cifre, qualcuno potrebbe dunque sostenere che l’Italia, anche in fatto di sanità pubblica, continua a essere un paese incline alle lamentele e alle polemiche facili.
Va però detto che le evidenze sulla sfiducia dei cittadini, il peso delle inefficienze del sistema e i costi che la popolazione deve sostenere per curarsi non possono certo essere liquidati con l’attribuzione delle responsabilità ai governi locali. Sarebbe come riconoscere che la politica, in definitiva, non è in grado di impiegare le risorse allocate.
Il livello di attenzione dovrebbe quindi essere spostato non solo su quanto si spende ma soprattutto su come si spende, perseguendo in modo più proficuo il dichiarato obiettivo di rinnovare la sanità italiana, evidentemente mai affrontato in modo adeguato negli anni successivi alla pandemia. Il che significa partire dalla razionalizzazione della spesa pubblica, dalla semplificazione dei processi, dalla condivisione delle buone pratiche tra le diverse regioni. E riuscire così a superare finalmente la logica dei messaggi elettorali, dei colori di partito, per trasformare le intenzioni in reale garanzia di servizi efficienti e di qualità per gli italiani.