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Welfare aziendale, aumentano i benefici fiscali

Il decreto agosto ha innalzato il limite per l'esenzione fiscale dei fringe benefit: si passa dai precedenti 258,23 agli attuali 516,46 euro

Il decreto legge n. 104/2020, il cosiddetto decreto agosto, porta novità anche nel mondo del welfare aziendale. Nello specifico, il primo comma dell'articolo 112 del provvedimento, entrato in vigore a ferragosto, stabilisce che per l'anno in corso “l'importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall'azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito ai sensi dell'articolo 51, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è elevato a euro 516,46”. Detto in altri termini, la soglia di esenzione fiscale per i cosiddetti fringe benefit raddoppia e passa dai precedenti 258,23 agli attuali 516,46 euro.
Per fringe benefit si intendono i compensi in natura che il datore di lavoro, sulla base del contratto di assunzione o di successive intese con il personale, può elargire ai propri dipendenti per aumentare il valore della retribuzione. Rientrano nella categoria prestazioni come i buoni pasto, l'auto aziendale, lo smartphone e il pc portatile, passando per la cessione di fabbricati in locazione, uso o comodato, la concessione di prestiti o anche benefit più semplici come il cesto di regali per Natale. In quanto integrazione allo stipendio, queste prestazioni sono conteggiate nel reddito imponibile e quindi tassate: come visto, il legislatore ha previsto una soglia di esenzione fiscale che con il decreto agosto, per quest'anno, è stata innalzata a 516,46 euro.
La categoria dei fringe benefit risulta sempre più diffusa nel panorama del welfare aziendale in Italia. Secondo l'ultimo osservatorio di Edenred Italia, all'inizio del 2020 questo genere di prestazioni arrivava a coprire il 18,1% del paniere complessivo di welfare aziendale, ponendosi al terzo posto delle misure di welfare più diffuse dopo il sostegno all'istruzione (33,8%) e le spese per attività ricreative (22,4%). Considerando anche l'acquisto di beni e servizi, la quota di fringe benefit sul paniere complessivo di welfare aziendale è passata dal 28% del 2017 al 41% del 2019, mettendo a segno un vero e proprio boom che spinge i curatori del rapporto a pronosticare per l'anno in corso il superamento della quota di spesa in beni e servizi sulla complessiva spesa in welfare sociale.