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L’agricoltura riparte da export e digitale

Complice l’impatto della pandemia sul mercato di settore, nel 2020 l’esportazione di cibi e bevande italiane ha superato la quota delle importazioni. Per continuare a mantenere la bilancia favorevole è necessario puntare sull’utilizzo della tecnologia nella filiera, ambito su cui chiedere il supporto del Next Generation Eu

La pandemia ha avuto un impatto notevole sulla filiera agroalimentare, che vede nell’export e nell’agricoltura 4.0 le principali vie per il rafforzamento del comparto.
L’ultimo colpo al settore è stato dato dalle restrizioni previste per Pasqua e per il mese di aprile che, stando ai dati forniti da Coldiretti, fanno crescere a 1,1 milioni di tonnellate i cibi e i vini invenduti dall’inizio della pandemia per il crollo delle attività di ristorazione. La stima è di 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino che nell’ultimo anno non sono state servite agli avventori dei locali, con un impatto economico non trascurabile sul settore dell’agroalimentare Made in Italy.

 
Alla contrazione sui consumi interni fa da contraltare la notizia che per la prima volta negli ultimi anni le esportazioni agroalimentari italiane superano le importazioni.
Secondo l’analisi di Coldiretti (su dati di Istat), l’export del settore è aumentato nel 2020 dell’1,7% arrivando a 46,1 miliardi di euro, mentre il valore delle importazioni è sceso a 43 miliardi, un dato che va a ritoccare il deficit produttivo di autoapprovvigionamento pari al 25% dei consumi: ad eccezione di vino, frutta e carni avicole, 1 prodotto su 4 che arriva sulle nostre tavole proviene infatti dall’estero.
Su questa svolta hanno certamente inciso il cambio di abitudini imposto dal Covid ma anche lo scenario complessivo di un mercato dominato dall’incertezza: Coldiretti ha registrato una riduzione degli scambi commerciali, tendenze all’accaparramento e alle speculazioni sulla spinta dell’esigenza di garantire le forniture alimentari ai cittadini dei singoli paesi. L’esito di questo nervosismo del mercato è stato l’aumento, a livello mondiale, dei prezzi dei prodotti alimentari, con quotazioni di zucchero, oli vegetali e cereali che, secondo l’indice Fao, sono al livello massimo degli ultimi sette anni.

Nuove risorse per la crescita del settore agricolo


Il settore agricolo non è quindi passato del tutto indenne attraverso l’anno della pandemia. I temi da affrontare - ma non da ora - riguardano la possibilità di rendere autosufficiente il mercato interno e di spingere l’export sulla scia di prodotti identificati nel Made in Italy, a cui si aggiunge ora il contributo alla ripartenza del Paese.
Entrano in gioco in questo senso le risorse del Recovery Plan, da utilizzare anche per il settore agroalimentare sia alla voce “green”  che alla voce “digitalizzazione”, ambiti che, secondo Coldiretti, potrebbero generare nei prossimi 10 anni un milione di posti di lavoro.
Attualmente il nostro paese conta quasi 740 mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio, una forza che genera 538 miliardi di valore lungo la filiera e garantisce 3,6 milioni di posti di lavoro.

L’agricoltura 4.0 come risposta al mercato

L’agricoltura 4.0, ovvero l’utilizzo delle tecnologie informatiche nel settore agricolo, ha generato nel 2020 un fatturato di circa 540 milioni di euro, segnando un +20% rispetto al 2019.
Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia, le soluzioni tecnologiche 4.0 riguardano in particolare le macchine agricole e ausiliari (73% del fatturato), seguite da soluzioni IT e tecnologie avanzate (in particolare IoT) con il 17%. Ancora oggi, solo il 3-4% della superficie agricola è coltivata con strumenti 4.0, indice di un settore che deve ancora far fruttare le potenzialità tecnologiche.
Nell’utilizzo delle tecnologie i comparti più avanzati sono quello ortofrutticolo, il vitivinicolo e il cerealicolo, ma l’accesso all’uso di data analytic, piattaforme, software di elaborazione e internet of things, può avere un impatto positivo generalizzato nell’ottimizzazione della produzione e della qualità del prodotto, nella riduzione dei costi aziendali, nella minimizzazione degli impatti ambientali fino alla riduzione dei consumi di acqua e di carburante.
Passo determinante per il lancio dell’agricoltura digitale, e aspetto sul quale il settore fa affidamento alle risorse del Next Generation EU, è l’espansione della banda larga, che attualmente tocca solo il 68% dei cittadini che vivono nelle aree rurali italiane.
Ultimo aspetto, ma forse il più rilevante per rendere più forte l’agricoltura italiana anche nel Made in Italy, è tutto politico e riguarda i contratti di filiera, lo strumento che serve a garantire una equa distribuzione di valore fra tutti coloro che vi fanno parte.