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Quanto pesa il rischio bar e ristorazione

È uno dei settori più colpiti dal lockdown e che meno trova comprensione nelle misure previste dal governo per la ripartenza. Vittime della distanza sociale, sono a rischio chiusura 100mila imprese, ma i danni impatteranno anche sul pil e le entrate fiscali. Senza contare le migliaia di posti di lavoro che si potrebbero perdere

Le misure previste dalla ripartenza dopo le chiusure a causa del Covid, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio il settore della ristorazione italiana, causando la perdita del lavoro per decine di migliaia di persone e un impatto sul Pil e sulle entrate fiscali da non sottovalutare.
Bain & Company ha focalizzato un proprio studio sull’impatto economico delle imposizioni previste per la ripartenza, che vanno a sommarsi alle notevoli perdite subite dal settore nel periodo di lockdown da marzo a metà maggio, in cui la chiusura di bar e ristoranti ha già causato perdite di fatturato per circa 14 miliardi di euro, 1,6 miliardi di euro in minori entrate fiscali e messo a rischio circa 230 mila posti di lavoro.
Si tratta di un settore di estrema rilevanza per l’economia nazionale: circa 320mila bar e ristoranti producono il 4% del Pil italiano e pesano per il 5% dei posti di lavoro.
Lo studio di Bain & Company ha analizzato i dati di 40mila punti vendita, con interviste a circa 1.000 esercenti in tutta Italia per analizzare i costi già sostenuti nel periodo di chiusura e per capire le implicazioni che potrebbero avere le scelte di distanziamento in discussione da parte del Governo.
Le modalità di riapertura – che potrebbero comunque vedere revisioni nei prossimi mesi - cercano di bilanciare la necessità di contenimento del rischio epidemiologico con quella di perdita economica. Tra le misure, la più discussa è relativa alla distanza minima tra le persone e dei m2 per coperto: il focus di Bain & Company analizza le due opzioni, con distanza minima di 1 metro (1,5 mq per cliente) e di 2 metri (4 mq per cliente).

Servono misure in prospettiva per evitare il peggio
La prima analisi è stata fatta sul periodo di 15 giorni dalla riapertura, al termine dei quali è stato comunicato che le decisioni potrebbero essere riviste. L’applicazione delle misure più restrittive (i 4 metri quadri per persona) rispetto ai 1,5 metri quadrati comporterebbe nelle due settimane di riferimento consumi persi per quasi 600 milioni di euro di fatturato, minori entrate fiscali per 70 milioni di euro e circa 2700 posti di lavoro a rischio. Nell’ipotesi che la riduzione dei coperti sia protratta fino a fine dicembre, l’opzione dei 4 metri comporterebbe un minore fatturato per il settore di circa 8 miliardi di euro, circa 1 miliardo di minori entrate fiscali e 45 mila posti di lavoro a rischio in più.
Drammatico l’impatto totale a fine anno, nell’ipotesi di effetti duraturi del lockdown e considerando le aziende che potrebbero non sopravvivere alla crisi: tra 40% e 50% di fatturato in meno per il comparto di bar e ristorazione, corrispondenti a circa 2 punti di Pil persi e 250-300 mila posti di lavoro a rischio, per un totale di quasi 100mila esercizi in pericolo.
L’ipotesi di Bain & Company è che si rendano necessarie altre misure di liquidità e forse interventi a fondo perduto da parte dello stato, mentre l’invito per le grandi aziende del settore alimentare che operano nel fuori casa e per le associazioni di settore è di adottare un approccio congiunto di filiera per aiutare gli esercenti a ripartire.