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Affrontare gli impatti del cambiamento climatico

Il McKinsey Global Institute ha pubblicato un report che descrive gli scenari futuri per la società e l’economia se non si dovessero mettere in atto forme di difesa dall’innalzamento delle temperature. A rischio gli stili di vita e di sostentamento di molte popolazioni: serve un nuovo approccio da parte di governi e investitori

Già oggi il cambiamento climatico mette sotto pressione i sistemi socioeconomici mondiali e, in assenza di azioni di mitigazione e di adattamento concertate, gli effetti potrebbero diventare molto più gravi per la società umana già entro il 2030. È quanto emerge dal nuovo report del McKinsey Global Institute dal titolo “Climate risk and response: Physical hazards and socioeconomic impacts”, pubblicato in questi giorni. L’analisi si basa sullo scenario Representative Concentration Pathway (RCP) 8.5 sulla concentrazione di gas serra, cioè quello che presenta le emissioni più elevate in un contesto invariato di decarbonizzazione.
Obiettivo del lavoro, condotto dall’Istituto in collaborazione con le practice Sustainability e Risk di McKinsey, è di chiarire e quantificare il crescente livello di rischio fisico sistemico, in modo fornire a governi, autorità di regolamentazione, assicuratori, investitori, finanziatori, società non finanziarie e singoli individui nuovi strumenti e valutazioni per prendere decisioni strategiche sul lungo periodo. La gravità della prospettiva fa ritenere che tra queste dovranno rientrare anche misure ad ampio spettro per contenere le conseguenze del riscaldamento globale.
Secondo quanto emerge dall’analisi, il cambiamento climatico determina già oggi conseguenze fisiche in molte parti del mondo, ma i suoi effetti sono destinati ad ampliarsi, con un impatto diretto crescente in termini di vivibilità, possibilità di lavorare in ambienti esterni, alimentazione, beni immobili, infrastrutture, e risorse naturali.
Il rischio di una reazione a catena
Ciò che preoccupa maggiormente è che al superamento delle soglie di sistema, gli impatti socioeconomici del cambiamento climatico potrebbero non essere lineari (cioè limitarsi alle conseguenze attese) e generare effetti a catena. Secondo l’analisi del McKinsey Global Institute i sistemi socioeconomici sono già quasi giunti al limite fisico e biologico che una volta superato potrebbe, appunto, presentare effetti non lineari. A titolo di esempio viene riportata una proiezione di scenario RCP 8.5 in assenza di azioni di adattamento, in base alla quale entro il 2030 un numero compreso tra 160 e 200 milioni di persone che vivono in determinate aree dell’India potrebbero incontrare una probabilità media annua del 5% di affrontare un'ondata di calore superiore alla soglia di sopravvivenza per il combinato aumento di temperature e umidità. Oltre al potenziale danno diretto sulle persone, l’impatto economico si tradurrebbe in un calo della produttività in termini di ore per le attività svolte in esterno, tanto da mettere a rischio una quota tra il 2,5% e il 4,5% del Pil annuo indiano. Ma l’impatto diretto sulle persone e sulle risorse materiali e naturali riguarda nella prospettiva del 2030 tutti i 105 paesi analizzati. Rispetto ad oggi, la popolazione che vive in aree dove esiste il rischio di ondate di calore gravemente dannose per l’uomo potrebbe passare dall’attuale zero a un valore compreso tra 250 e 360 milioni, con una probabilità di accadimento del 9% annuo, dati in crescita che con un orizzonte 2050 potrebbero superare il miliardo di persone in uno scenario RCP 8.5 e senza azioni di mitigazione.
Un mondo diverso
L’impatto ipotizzato sulle risorse naturali va a modificare in maniera invasiva abitudini e stili di vita attuali, con conseguenze sugli aspetti economici e sociali. L’aumento delle temperature nel bacino del Mediterraneo potrebbe attivare uno scenario in cui nel 2050 Madrid e Marsiglia avranno il clima di Algeri e Marrakech, e le temperature più miti sposteranno i flussi turistici verso il nord Europa. Entro lo stesso periodo i bacini idrici di Africa settentrionale, Grecia e Spagna potrebbero perdere oltre il 15% del loro volume d’acqua, mentre quelli di Germania e Paesi Bassi potrebbero aumentare tra l’1 e il 5%. Un anomalo riscaldamento degli oceani potrebbe portare a una riduzione del volume di pesce pescato, incidendo sul sostegno economico di 650-800 milioni di persone che vivono delle attività collegate. Gli eventi naturali estremi in aumento andrebbero a danneggiare beni fisici e infrastrutture: le sole inondazioni fluviali potrebbero quasi raddoppiare entro il 2030 rispetto alle già gravi manifestazioni di oggi.
È evidente che un impatto simile sulle persone e sui sistemi economici non può non avere riflessi sulle azioni del mondo finanziario e assicurativo. I mercati potrebbero ad esempio decidere di evitare investimenti nelle regioni maggiormente esposte, di non erogare prestiti a lungo termine e di modificare l’offerta assicurativa con minori coperture e premi più elevati. A rischio anche il mercato immobiliare: secondo i risultati del report, ad esempio, in Florida le abitazioni esposte potrebbero essere svalutate del 15-35% entro il 2050 solo a causa del rischio inondazioni.
Va inoltre considerato che le dirette conseguenze del cambiamento climatico sulle risorse naturali andrebbe a colpire in maniera maggiore i Paesi e le aree con i livelli di PIL pro capite più bassi, aree in cui la popolazione dipende direttamente dall’accesso alle risorse naturali ed è in percentuale maggiore dedita ad attività che si svolgono in esterno. Al contrario, un innalzamento della temperatura potrebbe giovare alle economie dell’estremo nord del mondo, come il Canada che potrebbe vedere aumentata la superficie di coltivazione e ampliate le stagionalità.
Il report di McKinsey Global Institute conclude con un invito ad affrontare il rischio climatico fisico con una gestione più sistematica del rischio, che tenga conto della necessità di accelerare l’adozione di soluzioni di adattamento e di agire verso la decarbonizzazione, aspetti che devono essere da subito considerati nelle decisioni politiche e nelle strategie aziendali. Un’azione auspicabile riguarda la necessità di consolidare le infrastrutture e gli asset esistenti, in risposta alle stime di McKinsey che calcolano in una spesa tra i 30mila e i 50mila miliardi di dollari gli interventi sulle infrastrutture. L’impatto degli eventi climatici estremi potrà essere mitigato con interventi e soluzioni che consentano di contenere i costi di riparazione o ricostruzione.