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La Corea del Nord, tra missili e criptovalute

Non solo testate nucleari: Pyongyang, per aggirare le sanzioni imposte dagli Usa, starebbe sviluppando anche una proprio moneta virtuale

Kim Jong Un è troppo intelligente e ha troppo da perdere, davvero tutto, se agisce in modo ostile. Ha firmato un forte accordo sulla denuclearizzazione con me a Singapore. Lui non vuole annullare la sua relazione speciale con il presidente degli Usa o interferire con le elezioni presidenziali di novembre. La Corea del Nord, sotto la sua leadership, ha un enorme potenziale economico, ma deve denuclearizzare, come promesso”. Sono parole del presidente Usa, Donald Trump, che così ha commentato la notizia, diffusa dagli organi ufficiali di stampa nordcoreani secondo cui ci sarebbe stato “un test molto importante” nel sito di Sohae, ufficialmente un centro per la messa in orbita di satelliti, sulla costa nordorientale del Paese, area di lancio per vettori a lungo raggio. Un portavoce dell’Accademia nazionale di scienze della difesa nordcoreana, senza specificare di che tipo di test si sia trattato, ha sottolineato che avrà "un effetto importante" che "cambierà la posizione strategica" della Corea del Nord. Le immagini satellitari riprese il 5 dicembre scorso sul sito del lancio, e diffuse dall’Istituto di studi internazionali Middlesbury (Usa) hanno mostrato un container di grosse dimensioni che secondo l’analista Jeffrey Lewis è "un decente indicatore dell'imminente test di un propulsore” missilistico.

La criptovaluta di Pyongyang
Ma oltre al nucleare c’è un’altra area calda di interesse per la Corea del Nord: lo sviluppo di una propria criptovaluta. L’interesse su questo fronte è noto da diversi anni, e diversi esperti americani hanno sostenuto che il regime sta guardando con favore alla tecnologia decentralizzata per aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Anche l’Università della Scienza e della Tecnologia di Pyongyang avrebbe invitato in passato esperti di criptovalute a tenere lezioni agli studenti. E probabilmente ha arruolato nell’impresa anche esperti di nazionalità statunitense. È notizia del 30 novembre scorso l’arresto di Virgil Griffith, il 36enne esperto di valute digitali, accusato di avere aiutato il regime di Kim Jong Un. Secondo gli agenti dell'Fbi, che hanno fermato l’uomo all’aeroporto di Los Angeles, Griffith avrebbe “fornito informazioni altamente tecniche pur sapendo che avrebbero potuto aiutare la Corea del Nord a riciclare denaro e aggirare le sanzioni”, come ha spiegato il procuratore Geoffrey Berman. Nonostante il Dipartimento di Stato gli avesse vietato di recarsi nel paese per partecipare alla Pyongyang Blockchain and Cryptocurrency Conference, Griffith è volato lo stesso in Corea del Nord passando per la Cina in aprile. E, nel corso della conferenza, ha effettuato una presentazione dal titolo Blockchain and Peace', che era stata, è questa l’accusa, precedentemente concordata con alcuni funzionari nordcoreani per mettere in evidenza il potenziale delle criptovalute per evadere le sanzioni e riciclare denaro.
A maggio, un mese dopo, interrogato dall’Fbi, Griffith si era detto consapevole di avere violato il divieto del Dipartimento di Stato. L’interrogatorio non lo ha pero' spaventato o fermato: Griffith ha continuato a lavorare dietro le quinte per esportare le criptovalute in Corea del Nord dalla Corea del Sud.
Le ultime intercettazioni hanno però convinto l’Fbi a intervenire e procedere con l'arresto. E ora Griffith rischia fino a 20 anni di carcere.