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Ue, rischio inaffidabilità dei bilanci europei

La Corte dei conti europea richiama Commissione e Stati membri: i requisiti per la stabilità finanziaria dell'Unione devono essere rafforzati seguendo le migliori pratiche internazionali. In futuro occorrerà monitorare meglio

Mentre in Italia è ancora viva la polemica politica sul Mes, la Corte dei conti europea rilancia il tema della governance di bilancio dell’Unione, rilevando che i requisiti previsti per gli Stati membri non sono sufficienti e devono essere rafforzati, nonché monitorati più attentamente in futuro. Secondo una nuova relazione della Corte, l’Unione Europea deve rafforzare ulteriormente i requisiti giuridici per i quadri di bilancio nazionali. Questi requisiti, dopo la verifica dell’autorità contabile, sono risultati meno severi delle norme internazionali. Anche la Commissione Europea non avrebbe verificato approfonditamente fino a che punto i vari Paesi li abbiano applicati correttamente. Ci sarebbe pertanto un “rischio di conformità” fra le valutazioni eseguite dalla Commissione e quelle delle istituzioni di bilancio indipendenti sulla compliance degli Stati membri alle regole di bilancio dell’Ue.

Adottare la direttiva del 2017 

Il quadro giuridico dell’Unione, spiega ancora la Corte dei conti, che disciplina i quadri di bilancio nazionali è frammentato e può ancora essere migliorato, nonostante in questi anni la Commissione abbia chiesto agli Stati membri di costituire istituzioni indipendenti e di instaurare regole di bilancio nazionali e quadri di bilancio pluriennali. Anche il Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche sembra poco efficace, non essendo del tutto indipendente dalla Commissione. Tutto nasce con la direttiva del 2011, che stabiliva requisiti minimi per i quadri di bilancio degli Stati membri. Tuttavia, guardando le best practice internazionali, la Corte cita l’Fmi e l’Ocse, questi requisiti “non sono all’altezza” delle norme che regolano le due istituzioni citate: in particolare guardando ai quadri di bilancio a medio termine degli Stati membri e le istituzioni indipendenti. La Corte dei conti, pertanto, invita ad adottare la nuova direttiva proposta nel 2017 che correggerebbe molte delle debolezze individuate, anche se non tutte.

La Commissione è troppo permissiva 

C’è anche un problema di asimmetrie informative. Attualmente, il monitoraggio della Commissione si basa sulle informazioni fornite dagli Stati membri, che però vertono prevalentemente sull’assetto istituzionale e non sul funzionamento effettivo dei quadri di bilancio. Ecco quindi che si accumulano ritardi, da parte della Commissione, dovuti anche a fattori che esulano dal suo controllo. Anche le valutazioni oggi in possesso dell’organo esecutivo non hanno una grande utilità perché nella pratica sono state effettuate troppo presto per fornire risultati coerenti. Uno dei problemi legati ai controlli è il fatto che le valutazioni fatte dalla Commissione Europea e quelle delle istituzioni indipendenti sui bilanci degli Stati giungono a conclusioni diverse. Secondo la Corte dei conti la ragione sta in parte nella discrezionalità della Commissione, che accetta “circostanze eccezionali” come giustificazione per un ammorbidimento dei requisiti di aggiustamento per quegli Stati membri che non hanno ancora raggiunto i propri obiettivi a medio termine.

In ballo c'è l'affidabilità 

Infine, nonostante l’istituzione del Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, incaricato di valutare il quadro di bilancio dell’Ue nonché l’adeguatezza dell’orientamento di bilancio a livello della zona euro, sia stata una buona iniziativa, è necessario rafforzarne il ruolo e l’indipendenza. Il Comitato è attualmente un organo consultivo della Commissione che può ignorarne proposte e raccomandazioni. Secondo la Corte, rivedere i requisiti per i quadri di bilancio nazionali non è più procrastinabile, pena il prestigio e l’affidabilità di tutta l’Unione Europa.