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Italiani preoccupati e confusi

Una ricerca di Ipsos evidenzia una sorta di “strabismo ribaltato”: ottimismo sull’andamento generale, mentre cresce l’ansia verso la propria condizione personale. E aumenta pure il bisogno di protezione, soprattutto per quanto riguarda salute, tutela dei propri cari e rischio di perdere il lavoro

Ottimisti a metà (o pessimisti, dipende dai punti di vista). L’Italia a dieci anni dalla crisi economica si scopre ancora in mezzo al guado. Almeno a giudicare dalla percezione dei suoi cittadini: non più nel pieno della grande recessione, non ancora fuori dal tunnel imboccato nel 2008. E se le cose dovessero anche andare un po’ meglio, a beneficiarne saranno soprattutto gli altri. Speranza e preoccupazione, con una profonda spaccatura fra andamento economico generale e prospettive della propria situazione personale.
È l’immagine che emerge da una recente indagine di Ipsos, presentata nel corso del convegno Obiettivo Protezione organizzato da Intesa Sanpaolo a Torino. Un quadro che Nando Pagnoncelli, presidente della società specializzata in ricerche di mercato, non ha tardato a definire come una sorta di “strabismo ribaltato”: le prospettive dell’economia generale non sembrano avere ripercussioni dirette sulla situazione del singolo.
Ecco allora che, a fronte di un clima economico che appare in graduale miglioramento, la condizione personale si scopre ancora dettata da una certa dose di pessimismo. Alla fine del 2017, il 24% della popolazione si aspettava un peggioramento della propria situazione economica: gli ottimisti si fermavano invece al 22%, in leggero aumento ma ancora lontani dai valori che avevano portato nel 2014 a un momentaneo sorpasso sui pessimisti. In definitiva, appena il 28% dei cittadini pensa che la crisi sia finita: il 35% teme che il peggio debba ancora venire.
Le preoccupazioni dunque non mancano. E si innestano in uno scenario di conclamato arretramento del sistema di prestazioni sociali: difficilmente, in un futuro neanche troppo lontano, il welfare state sarà in grado di mantenere le sue promesse. Tutela, sanità, previdenza e assistenza: tutti nervi scoperti che necessitano, agli occhi della popolazione, di maggiori tutele e garanzie. Il bisogno più percepito è la necessità di accedere alle cure sanitarie, seguito dalla tutela dei propri cari, dal rischio di perdere il lavoro e dalla capacità di risparmiare. Eppure, nonostante tutto, la risposta della popolazione risulta ancora scarsa: si lamenta un problema, ma non ci si mobilita per trovare una soluzione. A pesare, secondo l’indagine, sono soprattutto costi giudicati eccessivi, una bassa conoscenza dell’offerta, e una ridotta fiducia verso chi propone questo genere di soluzioni. La percezione del bisogno si traduce unicamente in un accumulo di liquidità, vista come l’ultimo baluardo contro eventuali spese impreviste. Un pannicello caldo, più che una vera e propria soluzione a lungo termine.