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Patrimonio immobiliare, le famiglie sono meno ricche

Nel 2016, il valore nominale dello stock di abitazioni è calato dell’8,1% rispetto al 2011. Secondo l’Istat, tuttavia, si registra una tendenza al miglioramento

Il patrimonio immobiliare delle abitazioni in Italia sfiora i 5.738 miliardi di euro. Un tesoro, in gran parte in mano alle famiglie, che negli ultimi anni è stato minacciato dal deprezzamento in corso nel mercato. Se si paragona il valore complessivo dal 2001 al 2016, tuttavia il valore nominale dello stock di abitazioni è cresciuto del 76%, passando da 3.268 a 5.738 miliardi di euro. Secondo l’Istat, tuttavia, tra il 2011 e 2016 il valore dello stock di abitazioni si è deprezzato dell’8,1% (il valore più alto è stato nel 2011 con 6.244 miliardi di euro), con una variazione media annua del -1,7%, anche se nel 2016 si registra un recupero del mercato residenziale, con un rallentamento del calo dei valori medi (-1,3%). Il calo di valore ha un importante impatto sulla ricchezza delle famiglie se si pensa che gli immobili costituiscono l’84,3% dei 9.561 miliardi di euro che nel 2016 costituiscono stock di attività non finanziarie in Italia; gli immobili residenziali da soli costituiscono il 60% del valore totale, mentre il restante 24% è costituito da immobili non residenziali. Per capire l’impatto della svalutazione sulle famiglie italiane basta ricordare che nel 2016, le famiglie consumatrici sono proprietarie dell’80,7% del valore totale del patrimonio residenziale, costituito da abitazione principale o da seconde case (soprattutto le case vacanza). Inoltre le abitazioni costituiscono l’83,8% del valore totale dello stock di attività non finanziarie posseduto da famiglie e Isp che ammonta a 6.302 miliardi di euro, una quota che comprende i 692 miliardi di euro degli immobili non residenziali, che è costituito da unità detenute dalle famiglie prevalentemente a scopo di investimento e di attività di locazione.

I terreni agricoli 
Un calo dell’1,1% annuo dal 2011. Così anche la svalutazione dei terreni agricoli impatta sulle famiglie che ne detengono l’88% del valore totale. Infatti, in gran parte sono terreni utilizzati dalle piccole aziende agricole per lo svolgimento della propria attività produttiva. Per l’Istat, la flessione del valore dei terreni agricoli è dovuta sia alla diminuzione della superficie agricola utilizzata, sia per l’impatto della crisi economica sui prezzi registrati sul mercato fondiario. 

Altri beni a capitale fisso, in difficoltà per Pmi
Leggera svalutazione anche per impianti, macchinari, mezzi di trasporto, apparecchiature Ict, mobili, armamenti. Sono i beni che insieme agli investimenti e alle spese di in ricerca e sviluppo costituiscono lo stock degli altri beni di capitale fisso diversi dagli immobili. Nel complesso, tra il 2011 e il 2016 si è registrata una leggera flessione, con un calo medio annuo pari a -0,2%. Le piccole imprese (inserite nel settore delle famiglie e Isp) sono il settore maggiormente colpito dagli effetti della crisi economica: -3% di flessione medio annua, nel medesimo periodo.

Beni durevoli, pesa ancora il settore auto
Nel 2016 lo stock di beni di consumo durevoli delle famiglie ammonta a 555,4 miliardi. Si tratta soprattutto di automobili, grandi elettrodomestici, gioielli, arredamenti, apparecchiature telefoniche e fotografiche. Si registra un calo dal 2013, quando il valore dello stock di beni durevoli è sceso del 3,5% in un anno. Dal 2011-2016 il calo medio annuo è stato dell’1,8%. Per l’Istat, pesa ancora il mercato delle automobili, anche se la crescita delle immatricolazioni segna il superamento della crisi ma non a tal punto da compensare il crollo degli anni precedenti. In tal senso ci sono segnali di ripresa: nel 2016 il calo ha segnato una decelerazione (-1% rispetto all’anno precedente).