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Covid-19, come le famiglie escono dalla pandemia

Bankitalia ha condotto un monitoraggio costante della situazione economica dei nuclei italiani dall’aprile 2020 a oggi. L’alternanza tra pessimismo e ottimismo non sempre ha seguito il ritmo delle chiusure e riaperture del Paese

Sulla scorta dell’ottimismo generato dall’andamento dei contagi e dei morti da Covid-19, e sulle previsioni sulla ripresa dell’economia, il Paese appare più sereno. Eppure, fino a pochi mesi fa, quando le misure di contenimento più rigide coinvolgevano la maggior parte dei cittadini, le attese erano molto diverse. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, Banca d’Italia ha condotto la quarta edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane, un esercizio statistico che Bankitalia ha iniziato nell’aprile 2020 per raccogliere informazioni riguardo agli effetti dell’epidemia di Covid-19 sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie

Rispetto all’edizione precedente, le attese sulle prospettive dell’economia e sul mercato del lavoro erano, in effetti, migliorate, e tuttavia le famiglie non si aspettavano che l’emergenza sanitaria sarebbe stata superata in tempi brevi. Poco meno di un terzo dei nuclei ha riferito di aver subito un calo del reddito nell’ultimo mese e il peggioramento delle condizioni economico è stato mitigato dalle misure di sostegno al reddito. Si conferma la grande propensione al risparmio, ma solo un terzo del risparmio accantonato lo scorso anno sarà speso nel 2021, dice Banca d’Italia.

Ottimisti controcorrente 

È interessante notare come le famiglie italiane siano state, tutto sommato, più ottimiste nei mesi più bui e meno in quelli di ripresa. “Il saldo delle risposte relative alle prospettive generali dell’economia – si legge nella ricerca –, pur restando negativo, è tornato a migliorare, collocandosi su un livello più elevato rispetto a quello dei mesi estivi, dopo la prima ondata della pandemia”. La percentuale di famiglie che nell’ultima edizione si attende un netto peggioramento del quadro generale è diminuita di nove punti percentuali rispetto all’indagine condotta in novembre, portandosi al 23%. Anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute più favorevoli, anche se con grandi differenze: ad esempio, i nuclei il cui principale portatore di reddito è un lavoratore autonomo restano più pessimisti.

Ma l’uscita dal tunnel è lontana 

Le famiglie non si attendono, tuttavia, che l’emergenza sanitaria sia superata entro un orizzonte ravvicinato: solo il 16% ritiene che verrà meno nel corso del 2021, mentre un terzo stima che si protrarrà almeno fino al 2023. Quasi il 70% prevede per l’anno in corso un reddito pari a quello percepito nel 2020. Poco più di un sesto si attende che sarà inferiore, ma il dato tocca il 25% tra coloro che ritengono che l’emergenza sanitaria si protrarrà più a lungo (almeno per altri due anni). 

Nonostante questo, però, poco meno di un terzo dei nuclei sostiene di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia: il calo è più diffuso è tra i percettori di reddito da lavoro autonomo che al momento dell’intervista si trovavano in zone arancioni e rosse. Il peggioramento delle condizioni reddituali ha continuato a essere mitigato dalle misure di sostegno al reddito: tra dicembre del 2020 e febbraio del 2021 ne avrebbe beneficiato un quarto delle famiglie.

Le famiglie non spendono più 

Il dato più preoccupante, che è però da mettere in relazione con le altre risposte, è l’oltre 60% delle famiglie che dichiara di avere difficoltà economiche “ad arrivare alla fine del mese”: tale dato è 10 punti percentuali sopra quello del periodo precedente alla pandemia. Infine, i comportamenti di consumo continuano a risentire dell’emergenza sanitaria. È scontato che la stragrande maggioranza (80%) abbia dichiarato di aver ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia; lo è un po’ meno che ben due terzi segnali una spesa più bassa per i servizi di cura della persona

Solo un terzo del risparmio accumulato nel 2020 sarà però consumato nel corso del 2021: poco più della metà sarebbe detenuto sotto forma di depositi o altre forme di investimento; il rimanente verrebbe impiegato per ripagare il debito. Le intenzioni di risparmio sono diffuse trasversalmente sia tra le famiglie che “arrivano facilmente alla fine del mese sia tra quelle che dichiarano di avere maggiori difficoltà economiche”.