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Quota 102, bacchettata della Commissione Europea

Il regime transitorio varato dal Governo finisce nel mirino dell’esecutivo comunitario: nel suo ultimo Country Report dedicato all’Italia, l’organo guidato da Ursula von der Leyen prevede un sensibile aumento della spesa pensionistica. Bocciati anche “opzione donna” e lo stop all’adeguamento dell’età di pensionamento fino al 2025

Neppure l’abbandono di quota 100 e il varo di quota 102 sembrano aver placato i timori sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano. La Commissione Europea, nel suo ultimo Country Report, è tornata infatti a bacchettare l’Italia sulla tenuta a lungo termine del nostro assetto pensionistico. “La spesa per pensioni è prevista in crescita a causa dell’andamento demografico sfavorevole”, si legge nel rapporto curato dall’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. “La spesa pensionistica dell’Italia in rapporto al Pil – prosegue il documento – è fra le più alte dell’Unione Europea”.

In questo contesto, gli ultimi interventi legislativi in materia di previdenza non favorirebbero un contenimento della spesa. Secondo il report, le recenti riforme previdenziali hanno infatti “innalzato ulteriormente la spesa pensionistica nel medio termine”. Il rapporto, a tal proposito, cita esplicitamente “lo schema di anticipo pensionistico nel periodo 2019-2021 (“quota 100”) e il suo prolungamento con criteri di accesso più stringenti per l’anno 2022 (“quota 102”)”. Nel mirino dell’esecutivo europeo finiscono anche opzione donna, già bocciata dall’Ocse, e altre misure di anticipo pensate per i lavoratori più vulnerabili. Critiche anche per la decisione di bloccare fino al 2025 l’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita.
Poste queste basi, l’invito della Commissione Europea è quasi scontato: il rapporto raccomanda all’Italia di “rafforzare la sostenibilità del sistema previdenziale, evitando misure temporanee che possano agevolare l’anticipo pensionistico e accelerando l’introduzione di un regime a contribuzione definita”.

Quota 102, com’è noto, è una misura transitoria varata all’inizio dell’anno e valida per il solo 2022 che si propone di evitare uno scalone pensionistico dopo l’abbandono di quota 100 e il ritorno alla disciplina della legge Fornero. Nel dettaglio, la misura prevede una via d’uscita dal mercato del lavoro con 64 anni di età e 38 anni di contributi.
L’ennesimo monito rischia di bloccare definitivamente il cantiere aperto per una comprensiva riforma del sistema previdenziale che possa garantire una certa flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Un certo pessimismo è trapelato anche dalle parole di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. “Sulla flessibilità del sistema pensionistico ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere: almeno non mi sembra che questo capitolo sia in procinto di essere chiuso”, ha commentato il vertice dell’istituto pubblico di previdenza sociale. Tridico, nella stessa occasione, ha rilanciato la sua proposta di consentire alla soglia anagrafica di 63-64 anni di andare in pensione con l’anticipo della sola quota contributiva, recuperando poi la parte retributiva al compimento dei 67 anni di età.