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Pensioni, nessun adeguamento dell'età fino al 2025

Un circolare dell'Inps blocca i requisiti anagrafici di pensionamento per i prossimi due anni: fino alla fine del 2024, si potrà abbandonare il mondo del lavoro con 67 anni di età

Blocco dell'adeguamento dell'età di pensionamento alla speranza di vita. L'Inps, con la circolare n. 28/2022, ha recepito le disposizioni del decreto ministeriale del 27 ottobre 2021 e stabilito che, come si legge nella comunicazione dell’istituto di previdenza sociale, “i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita non sono ulteriormente incrementati” fino al 2025: in pratica, per i prossimi due anni, tutto resta com'è.

Di conseguenza, fino al termine del 2024 sarà possibile accedere alla pensione di vecchiaia con l'attuale requisito anagrafico di 67 anni. Dal 2025, secondo quanto stabilito dal decreto legge n. 78/2010, l'età di pensionamento tornerà a essere adeguata alla variazione della speranza di vita. I lavoratori impiegati in mansioni gravose che vantano almeno 30 anni di contributi potranno andare in pensione con 66 anni e 7 mesi di età.

Il blocco dei requisiti anagrafici, come già accennato, è dettato dal decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze che, di concerto con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, aveva certificato per la seconda volta consecutiva un aumento nullo dei requisiti pensionistici per il 2023 e per il 2024, anche a seguito della riduzione dell'aspettativa di vita per gli ultra 65enni a seguito della pandemia di coronavirus.

Non cambia nulla anche per la pensione anticipata: la platea degli interessati beneficia infatti dell'esenzione dall'applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita fino alla fine del 2026. Restano i requisiti contributivi: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne e 41 anni per i cosiddetti lavoratori precoci.