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Il petrolio sta perdendo il suo appeal

Mentre la crisi del Covid si è abbattuta sui consumi deprimendo la domanda, l’Opec ammette che la domanda mondiale potrebbe raggiungere il suo picco molto presto: tra vent’anni

Niente è per sempre. Nemmeno l’economia basata sul petrolio. Tutti lo sanno, ma in pochi lo ammettono. Assume quindi un aspetto non trascurabile il fatto che l’Opec abbia riconosciuto per la prima volta che la domanda di petrolio non crescerà per sempre, e che ci stiamo avviando a un picco dei consumi. La previsione è contenuta nel nuovo World Oil Outlook pubblicato dall’Organizzazione: secondo il report, che allarga l’orizzonte fino al 2045 (anche per tenere conto in modo più adeguato delle politiche contro il climate change) il petrolio rimarrà fondamentale nel mix energetico ancora per molti decenni e che dall’anno prossimo i consumi torneranno a crescere, lasciandosi alle spalle l’effetto Covid, fino a portarsi nel 2022 a livelli record, superiori a quelli del 2019. Tuttavia, sul lungo periodo la domanda petrolifera potrebbe raggiungere un plateu, e dal 2040 dovrebbe cominciare addirittura a diminuire in modo graduale. L’organizzazione prevede un picco di domanda petrolifera di 109,3 milioni di barili al giorno nel 2040 (dai 90,7 stimati per il 2020). Altre previsioni collocano il punto di svolta intorno al 2025-2030, molto prima di quanto stimato dall’Opec.
Per il momento, l’Opec+ (cioè la versione “allargata” dell’organizzazione dei produttori di petrolio) si assicurerà che i prezzi non precipitino nuovamente quando si riunirà per definire la sua politica alla fine di novembre. Il segretario generale dell’organizzazione, Mohammad Barkindo, ha ammesso che la domanda si è ripresa più lentamente del previsto. L'Opec+ dovrebbe ridurre a gennaio i tagli di produzione di due milioni di barili al giorno, rispetto agli attuali 7,7 milioni. Suhail al-Mazrouei, ministro del petrolio degli Emirati Arabi Uniti, ha dichiarato che il blocco per ora mantiene la proposta di ripristinare quasi 2 milioni di barili al giorno di produzione sui mercati mondiali a partire da gennaio.
Ma le nuove restrizioni contro la diffusione del Covid-19 che hanno alimentato le incertezze sulle prospettive della crescita economica e sulla ripresa della domanda di carburante si abbattono sul valore del barile. Si specula sul fatto che l'Opec+ possa decidere di posticipare il previsto aumento della produzione alla fine dell’anno, alla luce della fragilità della domanda globale in seguito alla recrudescenza della pandemia.
La scorsa settimana l'Agenzia Internazionale per l'Energia ha previsto un netto calo delle scorte mondiali. Nel consueto rapporto mensile sul mercato del petrolio, l'Eia ha affermato che le sue stime indicano un calo medio di quattro milioni di barili al giorno delle scorte mondiali nel trimestre in corso, sottolineando inoltre che il volume del greggio stoccato sulle petroliere, un tipico indice di debolezza della domanda, è diminuito di circa un terzo a settembre, a poco più di 139 milioni di barili.