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Gli Usa attaccano l’Iran. Anzi, no

Trump ha ordinato un’operazione militare nel paese, come risposta all’abbattimento di un drone. Ma poco prima dell’avvio ha annullato tutto

Nella notte tra il 20 e il 21 giugno gli Stati Uniti hanno lanciato un’operazione militare contro l’Iran. La decisione era stata presa al termine di una giornata di discussioni tra il presidente Donald Trump e i suoi principali consiglieri militari. L’obiettivo dell’operazione era quello di attaccare alcuni obiettivi militari in Iran, come risposta all’abbattimento di un drone americano da parte dell’Iran, avvenuta nei pressi della città di Kuhmobarak, nella provincia iraniana di Hormozgan, snodo strategico per l’approvvigionamento del petrolio mondiale.

Fin qui ciò che ha riferito la stampa statunitense, tra cui il New York Times, citando fonti interne all’amministrazione Usa. L’operazione, tuttavia, è stata repentinamente annullata. Washington in un primo momento non ha né confermato né smentito le indiscrezioni, ma secondo quanto ha scritto il celebre quotidiano di New York, l’operazione militare sarebbe dovuta iniziare prima dell’alba del 21 giugno per colpire obiettivi militari iraniani.
Nelle ore successive, tuttavia, è stato lo stesso presidente Trump, via Twitter, a confermare la storia rivelata dal New York Times. “Ho fermato l'attacco 10 minuti prima che iniziasse” per evitare 150 morti, e perché “non sarebbe stato proporzionato all'abbattimento di un drone”, ha scritto il presidente in un tweet. “Non ho fretta, il nostro apparato militare è stato rimesso in piedi e pronto a far del proprio meglio in tutto il mondo. Le sanzioni – ha aggiunto – funzionano e altre sono state varate la notte scorsa. L’Iran non deve poter avere armi nucleari, né contro gli Usa né contro il mondo”.

Nell’amministrazione Usa da tempo va avanti uno scontro tra falchi e colombe sull’Iran: c’è chi, su questo delicato dossier, ha posizioni molto moderate e chi preme per un attacco al regime degli Ayatollah. Non stupisce quindi che anche sull'intervento militare la Casa Bianca si sia divisa, come spiega il quotidiano newyorkese: mentre il segretario di stato, Mike Pompeo, la direttrice della Cia, Gina Haspel, e il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton erano a favore, a essere contrari erano invece i funzionari del Pentagono, preoccupati del rischio di un’escalation regionale.

Di certo c’è che la situazione resta esplosiva e corre su un equilibrio instabile. L’Iran, grande alleato della Russia, già combatte da tempo una violenta guerra per procura in Yemen, contrapponendosi a un alleato di ferro degli Stati Uniti in Medio Oriente, l’Arabia Saudita.

A rimarcare quanto siano delicati i pesi e gli equilibri nell’area sono arrivate anche parole del presidente russo, Vladimir Putin, che il 20 giugno, in diretta in tv, ha affermato che “un’eventuale guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran sarebbe una catastrofe. In quel caso – ha aggiunto – sarebbe difficile calcolare le conseguenze dell’uso della forza militare contro l’Iran”.