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Produzione, l'eurozona si spegne

A novembre il settore manifatturiero realizza risultati ai minimi dall'agosto 2016. L'indice di riferimento italiano è sotto i 50 punti, mentre la produzione industriale cala ancora. Insomma, la ripresa è in stand-by

A novembre, il settore manifatturiero dell’eurozona ha registrato un rallentamento, centrando il peggior risultato dall’agosto del 2016. L’indice Pmi è stato pari a 51,8, contro il 52 di ottobre. Decisivo è il calo nel comparto dei beni d’investimento. Germania e Francia, le due principali economie della zona dell’euro, hanno rallentato nel settore manifatturiero: la prima ha visto l’indice attestarsi a 51,8 punti, in scia alla media del mese, nonché il dato più basso degli ultimi 31 mesi; l’Esagono ha invece fatto registrare l’indice Pmi a 50,8 punti ai minimi da 26 mesi. L’ultimo trimestre del 2018 potrebbe quindi rivelarsi in frenata per l’economia dell’eurozona. Tuttavia, fanno sapere gli economisti, la prospettiva peggiore è legata alle guerre commerciali che stanno spingendo le aziende a un taglio delle spese soprattutto negli investimenti. L’esito dei negoziati tra Cina e Stati Uniti potrebbe quindi ridare fiducia alle imprese, che comunque si attendono un calo della domanda.

In Italia, intanto, l’indice Pmi è sceso a novembre a 49,2 punti, quindi sotto la soglia critica del 50 che separa l’espansione dalla contrazione, e ai minimi da agosto 2016. Molto male gli ordini esteri, il cui indice è sceso a 47,8, toccando il minimo dal 2012, anno terribile della crisi del debito. Ma è soprattutto il problema della produzione industriale che continua a zavorrare la ripresa, ormai in stand-by, visto il Pil in contrazione. Il dato su novembre è in diminuzione, confermando il peggioramento del contesto economico. Secondo la rilevazione di Confindustria, il calo della produzione industriale è dello 0,5% rispetto a ottobre, quando era aumentata appena dello 0,1% su settembre. Nel quarto trimestre, il centro studi prevede una variazione acquisita dello 0,2%. Anche anno su anno, la produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in novembre dello 0,7% mentre in ottobre era cresciuta dello 0,9% sui dodici mesi. Scendono dello 0,3% anche gli ordini in volume di novembre su ottobre (-0,8% su novembre 2017), confermando il calo dello 0,2% sul mese precedente (+0,8% annuo).

Nel corso del 2018, ricorda Confindustria, la produzione industriale ha gradualmente perso terreno: i livelli in novembre sono inferiori del 2,1% rispetto al picco di dicembre 2017 e non s’intravedono segnali di miglioramento per i prossimi mesi. I principali indicatori congiunturali, cioè le immatricolazioni, le vendite al dettaglio, l’indicatore dei consumi di Confcommercio, la fiducia e, appunto, l’indice Pmi, sono su livelli bassi e calanti e confermano un trend di deciso rallentamento. Pesano i timori e l’aumento dell’incertezza sia delle imprese sia delle famiglie, che rinviano decisioni di consumo e d’investimento e portano all’aumento del risparmio. Peggiora la fiducia delle famiglie, dopo due mesi di recupero, con l’indice sceso ai minimi da maggio; mentre nel manifatturiero la fiducia è in calo da marzo e in novembre ha toccato i minimi da due anni.