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Se l'Europa esce dalla Gran Bretagna

Secondo Jonathan Hill, ex commissario europeo per la stabilità finanziaria, i Paesi continentali rischiano di sottovalutare il contributo dato da Uk alla politica economica dell'Unione: lasciando solo Francia e Germania nella stanza dei bottoni

Quando si parla di Brexit, la maggior parte delle analisi si concentra su quanti e quali svantaggi avrà la Gran Bretagna dall’uscita dall’Unione Europea. E certamente ce ne saranno. Eppure a volte si sottovaluta il contributo dato dal Regno Unito all’Europa in questi decenni, non considerando quindi cosa l’Ue perderà dalla dipartita di Uk. Secondo Jonathan Hill, ex commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali, nonché membro dei governi Cameron, uno degli elementi che gli europei non dovrebbero sottovalutare è proprio l’insieme delle opportunità che l’Ue perderà quando la Gran Bretagna si sarà stabilizzata. Il Regno Unito, ha ricordato Hill durante un incontro al Salone del risparmio, in corso a Milano, ha contribuito con pragmatismo ad aprire il mercato europeo negli anni passati, "con la giusta dose di liberalismo". I britannici sono stati inoltre “partner affidabili” e hanno saputo essere il ponte ideale con gli Stati Uniti, controbilanciando il potere di Francia e Germania all’interno dell’Unione: "senza queste cose – ha detto – l’Europa cambierà. Verso quale direzione è ancora da vedere". Se è vero che nel breve termine ci sono opportunità per le città europee di attrarre le sedi delle aziende e delle istituzioni oggi in Gran Bretagna, è altrettanto vero che Londra avrà più libertà nel cambiare le proprie regole e attrarre nuovi capitali, soprattutto nel campo delle fintech. "La mia impressione – ha spiegato Hill – è che i business basati nella City si stiano muovendo meno di quanto appaia".


Serve un dibattito più onesto 

Ecco perché è essenziale per i Paesi continentali mantenere un dialogo aperto e assiduo con Gb. "Bisogna capire con onestà le cose buone, per saperle salvaguardare", ha sottolineato l’ex commissario europeo. Il dibattito sulla Brexit non è stato abbastanza onesto e l’Europa rischia di usare la Brexit per nascondere problemi interni, come il crollo della fiducia dei cittadini verso le istituzione europee, una difficile applicazione delle leggi comunitarie, i flussi migratori, il bilanciamento dei rapporti tra grandi e piccoli Paesi: "Donald Trump e Brexit – ha commentato Hill – sono minacce esterne contro cui alcuni i leader europei stanno cercando di definire l’Europa. Ma in realtà occorre una vera leadership interna perché il capitale politico in questo momento è scarso". Occorre chiedersi quale sarà il clima politico senza la Gran Bretagna. Come evitare, per esempio, di colpire le aziende con costi finanziari aggiuntivi che derivano da una maggiore frammentazione. "Chi sarà nell’Ue a dettare la linea sulla legislazione dei servizi finanziari?", si è chiesto l’ex leader conservatore alla Camera dei lord. "Non credo sarà la Germania – ha detto – perché in questi anni non ha difeso il mercato comune dei capitali. Forse sarà la Francia, ma l’approccio sarà diverso da quello del Regno Unito. Sarà migliore o peggiore? Difficile dirlo: certamente, però – ha concluso Hill –, senza la Gran Bretagna, che era il solista, ora dal coro deve emergere un altro interprete con la stessa voce".