difendere-il-patrimonio-artistico

Difendere il patrimonio artistico

L’Italia è uno dei paesi con il più alto numero di opere d’arte, e per ciò uno dei più esposti a rischi come furto, danneggiamento, mancata custodia. Anche per questo è tra i primi promotori di iniziative di tutela

La notizia del furto di gioielli in mostra al Palazzo Ducale di Venezia ha riaperto un tema caldo per l’Italia, che è al primo posto nella classifica mondiale dei paesi in cui ogni anno si verificano furti di opere d’arte. La Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio Culturale (Cc Tpc) conta qualcosa come un milione e 200mila opere trafugate a livello internazionale e mai ritrovate, migliaia quelle razziate sul nostro territorio.
Sono 55 le opere che ogni giorno escono dal mercato ufficiale dell’arte per entrare in quello del mercato nero, per un totale di oltre 20.000 opere con un valore globale che si aggira intorno ai 9 miliardi di euro. Più della metà dei furti avviene in case private, ma uno su dieci riguarda gallerie d’arte. Stiamo parlando di dati davvero impressionanti che ci arrivano da un’elaborazione della Camera di commercio su dati Interpol, Arca e Arma dei Carabinieri.

Un business da 150 milioni
Il Bel Paese possiede oltre la metà dei tesori artistici mondiali. Dipinti, sculture e statue sono in cima alla lista dei furti denunciati e rappresentano il 60% del totale dei beni culturali illecitamente sottratti, oltre 13 mila su circa 22.400 registrati. Mobili antichi, arredi storici, porcellane preziose, maioliche finemente decorate, arazzi, argenteria antica, collezioni di armi antiche, libri antichi, orologi da parete, francobolli e monete, sono gli oggetti d'arte che nell’ultimo anno sono uscite dal radar della legalità per entrare in quello del mercato illegale. Per questo, purtroppo, la notizia del furto “alla Lupin” avvenuto a Venezia ha colpito più per la modalità che per il fatto in sé.
In Italia il business criminale sui beni culturali è ritenuto il terzo per importanza, dopo droga e traffico d’armi, con un giro d’affari annuo stimato attorno ai 150 milioni di euro.
Secondo un’analisi di Carlo Hruby, vicepresidente della Fondazione Enzo Hruby attiva da oltre 10 anni in Italia nel campo della protezione di musei, gallerie e luoghi culturali, appena il 10% dei musei italiani può dirsi veramente blindato, dotato cioè di quei sistemi che possono garantire la protezione più totale. Per non parlare delle chiese e dei siti religiosi, dove le opere d’arte sono presenti, ma spesso lasciate alla mercé di ladri occasionali o specializzati in oggetti d’arte che rubano su commissione. Secondo l’Arma dei Carabinieri, il 40% dei beni trafugati proviene appunto dalle chiese. Icom Italia (International Council of Museums) segnala come altro punto debole le biblioteche, dove uno dei furti più comuni riguarda le raffigurazioni di pregio nei libri antichi: un paio di forbici, la distrazione dell’addetto alla biblioteca e il gioco (crimine) è fatto.

Strumenti di prevenzione in Italia

L’Italia è stata la prima nazione al mondo a dotarsi, già dal 1969, di un organismo di polizia specializzato nella tutela del patrimonio culturale. È stata inoltre portavoce di alcune delle principali iniziative internazionali sul tema della distruzione e traffico illecito di beni culturali, nonché sulla penalizzazione dei reati contro il patrimonio, ma è indubbio che la vastità del nostro patrimonio artistico richiede attenzione da parte delle istituzioni, ma anche di chi possiede opere d’arte, le espone e le movimenta.
Con un piano partito all’inizio del 2015 e poi adeguato nel dicembre dello stesso anno, dopo gli attentati terroristici di Parigi, il nostro governo ha avviato un programma triennale di interventi, compresi per la prima volta in un progetto speciale, stanziando un fondo di 50 milioni di euro per adeguare gli standard di sicurezza dei musei italiani contro furti e terrorismo.
Per contrastare questa piaga, nel 2016 è stata convocata dal Consiglio d’Europa una convenzione internazionale sui reati contro il patrimonio culturale. La convocazione aveva l’obiettivo, oltre che di incentivare la cooperazione nazionale e internazionale da un punto di vista giudiziario, anche di armonizzare alcune tipologie di reato come l’illecita esportazione e il furto di beni culturali.
Nel 2017 l’arte è stata centrale nel dibattito italiano, grazie anche all’approvazione della nuova legislazione sulla circolazione internazionale delle opere, fino ad arrivare alla questione della fiscalità nelle transazioni d’arte, sollevata dalla prima bozza della Legge di Bilancio.
Nella nostra epoca il numero delle aziende che indirizza i propri investimenti nel campo dell'arte, per collezionismo o per dare forte significato di immagine pubblica all'azienda stessa, è in crescita. Possedere una collezione piccola o grande costringe ad affrontare il tema della sicurezza e del rischio in modo più o meno approfondito, e sicuramente vieta di trascurarlo. Oggi è quanto mai fondamentale fare la due diligence delle opere possedute, ossia avere tutti i “pezzi di carta” che ne attestano la provenienza oltre che l’autenticità o l’attribuzione, per rendere più difficile la vendita su canali “tradizionali”, siano essi fisici o virtuali.

L’innovazione serve alla tutela
Per proteggere al meglio il nostro patrimonio culturale, le forze dell’ordine stanno facendo tutto quello che è necessario per stare al passo con le tecnologie, sempre più innovative e sofisticate, da utilizzare nella lotta al crimine e da offrire sia alle strutture museali e operatori del settore sia ai semplici appassionati d’arte per contrastare il crimine. C’è un’app, iTpc Carabinieri, che si scarica su tablet o smartphone, che consente di accedere ad una banca dati di migliaia di foto di opere rubate, fornisce indicazioni utili su come comportarsi in caso di furto, di ritrovamento di opere trafugate, di acquisto di opere rubate, falsificate. Attraverso la stessa app si possono segnalare anche possibili opere rubate.
È necessario che ci sia la collaborazione di tutti per lavorare sui sistemi di prevenzione, ma anche sui dispositivi e le procedure di sicurezza, sulle polizze assicurative e sulla compilazione della documentazione delle opere.

Rispondere ad esigenze differenti
Prendiamo ad esempio in esame le diverse tipologie di professionisti che movimentano o possiedono opere d’arte: non si tratta solo di operatori museali o fondazioni, sono molti di più e ognuno ha peculiarità (e rischi relativi alla conservazione e protezione del patrimonio) diverse, che devono essere affrontate in modo specifico e professionale. Ad esempio, i galleristi e gli antiquari hanno problematiche legate al trasporto, alla movimentazione e all'esposizione dell'oggetto. I restauratori, che devono spesso intervenire su opere di valore rilevante, devono essere pronti a gestire i danni arrecati accidentalmente o la perdita o sottrazione delle opere ricevute in custodia.
Il collezionista privato ha delle esigenze specifiche per i vari oggetti che compongono la sua collezione di opere d'arte: anche per questo soggetto è fondamentale avere delle stime accettate che attestino il valore di un’opera, per poterla gestire e assicurare non solo contro il furto, ma anche contro i danni accidentali che possono accadere alle opere stesse. La copertura può essere estesa al trasporto, al prestito per le esposizioni e per gli spostamenti dovuti ai restauri.
Per quanto riguarda invece gallerie e pinacoteche, è vitale conoscere approfonditamente i problemi legati all'esposizione, alla conservazione e al trasporto delle opere d'arte, anche quelle ricevute in prestito per un’esposizione, o date in custodia. Tra i rischi, non solo i furti o le sostituzioni con opere di falsari, ma anche la necessità di restauro per danneggiamenti accidentali o vandalismo, i furti durante le esposizioni o la movimentazione delle opere. Relativamente alle mostre, non si possono trascurare anche soluzioni assicurative per coprire sia gli eventi culturali di grande rilevanza sia le manifestazioni di interesse più locale. La sicurezza, soprattutto in questo caso, è parte integrante dell’organizzazione complessiva: riguarda il personale, i visitatori, le collezioni e si collega ad altre attività, come la documentazione dei beni, la manutenzione delle strutture e degli impianti, la formazione degli addetti e la programmazione finanziaria.