Il rublo recupera sul dollaro, ma il suo è un rialzo artificiale
Lo scorso 18 aprile, in un discorso alla Duma, la governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha ammesso che le sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione Europea “hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull’economia russa”. Nabiullina ha anche aggiunto che “il periodo in cui l’economia possa vivere sulle scorte è limitato”, e ha sottolineato come la banca centrale non “proverà ad abbassare l’inflazione a ogni costo perché questo limiterebbe l'adattamento dell'economia” alla nuova situazione caratterizzata dalle sanzioni. La Russia deve affrontare nel secondo trimestre e nell'inizio del terzo “cambiamenti strutturali della sua economia” cambiando il proprio “modello di business”.
La risalita dall’inizio del conflitto
Le parole della governatrice aprono uno squarcio nella narrativa di stato del governo russo, secondo cui le sanzioni farebbero più male all’Europa che alla Russia, e anzi, non avrebbero quasi provocato alcun effetto nefasto al paese. A sostegno di questa tesi qualcuno (anche in Occidente) porta l’esempio del rublo che, dopo essere precipitato al minimo storico (150 rubli per un dollaro) due settimane dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina, è ormai salito al massimo di due anni sia contro l’euro sia contro il dollaro. La scorsa settimana la valuta è salita del 2,55% contro il dollaro a 66,751 dopo aver toccato 68,375, top da giugno 2020 ed è avanzato del 2,55% rispetto all'euro a 70,227 dopo aver raggiunto 71,91, massimo da febbraio 2020.
Il divieto di esportare la valuta
Il valore attuale del rublo, tuttavia, non rappresenterebbe il suo valore reale, e il vento in poppa che lo spinge più che soffiare in modo naturale arriva da un ventilatore azionato proprio da Elvira Nabiullina. Il rafforzamento, infatti, è il risultato di una serie di misure straordinarie, in primis dal controllo sui capitali con l’impossibilità di esportare valuta all’estero. In pratica le misure di emergenza messe in campo hanno blindato il rublo rendendolo di fatto una valuta non commerciabile: chiunque (russo o straniero) cercasse di vendere rubli per acquistare altre valute, oggi non può farlo.
Il governo russo, inoltre, ha imposto a tutte le aziende di stato di convertire in rubli la gran parte delle proprie riserve di denaro e delle entrate ottenute dall’inizio dell’invasione: l’esempio più famoso sono le società del gas, che di recente sono state obbligate a convertire in rubli il 100% dei pagamenti che ricevono dai paesi europei per le forniture. La banca centrale russa, quindi, ha congelato le transazioni che avrebbero potuto mettere in pericolo la valuta, consentendo soltanto quelle che la avvantaggiano.
Le stime per l’economia russa
In questo contesto il Pil russo dovrebbe contrarsi tra l’8% e il 10% nel 2022, per poi riprendersi gradualmente dal 2023 attraverso “aggiustamenti strutturali”, secondo quanto affermato dalla Banca centrale russa, che prevede per il 2023 ancora una contrazione del 3% e poi una crescita tra il 2,5% e il 3,5% nel 2024.
Molta di questa eventuale ripresa futura dell’economia russa dipenderà dal livello dei tassi di interesse. Una delle prime mosse di Elvira Nabiullina a sostegno del rublo era stata proprio quella di alzarli fino al 20% nelle settimane successive all’invasione dell’Ucraina, per poi ridurli progressivamente nelle scorse settimane: il 29 aprile la Banca centrale russa ha tagliato il tasso di sconto dal 17 al 14%. L’istituto centrale, inoltre, prevede per fine 2022 un’inflazione tra il 18 e il 23%.