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Perché El Salvador ha dato corso legale al bitcoin

Dal 7 settembre nello Stato centramericano gli operatori economici e gli esercizi commerciali saranno obbligati ad accettare la criptovaluta e tutti i prezzi di prodotti e servizi devono essere espressi sia in dollari sia in bitcoin

Dal 7 settembre El Salvador è il primo Stato al mondo a conferire corso legale al bitcoin. Il progetto del Paese centro-americano di introdurre la criptovaluta negli scambi commerciali interni rappresenta un vero e proprio evento disruptive, certamente un’esperienza laboratorio che gli economisti di tutto il mondo monitoreranno con attenzione.

Una scelta fortemente voluta dal presidente Nayib Bukele e approvata dal parlamento salvadoregno lo scorso giugno. Gli operatori economici e gli esercizi commerciali, secondo la legislazione approvata, saranno ora obbligati ad accettare la criptovaluta e tutti i prezzi di prodotti e servizi devono essere espressi sia in dollari sia in bitcoin


La reazione scettica della popolazione

Tuttavia stipendi e pensioni continueranno a essere pagati in dollari. Una cautela, quella adottata dal governo, che trae probabilmente origine dallo scetticismo con cui la popolazione ha accolto il provvedimento: secondo uno studio dell’Istituto dell’opinione pubblica (Iop), il 66,7 % della popolazione ritiene che la legge Bitcoin debba essere abrogata mentre il 65,2 % è contrario al fatto che il governo utilizzi fondi pubblici per finanziare la sua introduzione.
È impossibile prevedere ora se qualche altro Paese nel mondo deciderà di seguire l’esempio di El Salvador. Conferire corso legale a una moneta elettronica la cui offerta non può essere di fatto controllata non rappresenta forse il migliore degli scenari possibili per le economie mature. La decisione per un Paese in via di sviluppo come El Salvador di aprire ai bitcoin può essere almeno in parte spiegata come il tentativo di creare un ecosistema in grado di attrarre cervelli e liquidità da tutto il mondo dando sostegno all’economia locale, soprattutto ora che la Cina per ragioni ambientali ha avviato un giro di vite sull’attività di estrazione di bitcoin.

Solo poco più di metà dei salvadoregni accede a internet


Secondo un report di 21Shares, siamo ancora in una fase embrionale della diffusione del bitcoin su vasta scala. Nello stesso El Salvador questo processo “richiederà più tempo di quello che ci si può aspettare, dato che questo Paese ha un’economia fortemente basata sul denaro contante, con solo il 58% dei salvadoregni hanno accesso a internet, la stessa percentuale che negli Stati Uniti era stata raggiunta già nel 2002”. Inoltre, prosegue il report, il bitcoin esprime il suo massimo potenziale nel ruolo di riserva di valore di lungo periodo e non come mezzo di pagamento per gli acquisti di tutti i giorni. Secondo Eliézer Ndinga, del research team di 21Shares, “l’adozione della criptovaluta da parte di El Salvador crescerà di pari passo con la penetrazione di internet in quel Paese, ma siamo consapevoli che per accedere alle criptovalute pienamente c’è bisogno di applicazioni volte all’educazione, su misura per gli utilizzatori e che tutelino la privacy.

Le riserve nazionali

El Salvador ha portato le proprie riserve a 400 bitcoin che al 7 settembre 2021 (quotazione a 51mila dollari) corrispondevano a 20,4 milioni di dollari. Lo Stato centramericano, sostiene l’analista, “ha tracciato la strada per l’adozione del bitcoin come riserva di valore legale da parte di altre nazioni. Per esempio, un parlamentare indipendente di Panama, Gabriel Silva, ha presentato una legge denominata ’Crypto Law’ per fare in modo che la sua nazione diventi un hub di innovazione abilitato per le criptovalute”.

Chivo, il portafoglio salvadoregno della criptovaluta

Sebbene l’impiego del Bitcoin come mezzo di scambio o come riserva di valore resti facoltativo, rileva ancora l’analista, “il presidente di El Salvador Nayib Bukele, fervente sostenitore della moneta digitale, ha compiuto grandi sforzi per spronare l’adozione della criptovaluta, attraverso la creazione di un portafoglio nazionale chiamato Chivo. In questo modo, a tutti coloro che ricorreranno a Chivo sarà dato un patrimonio di bitcoin per un valore di 30 dollari, pari alla retribuzione di due giorni di lavoro per un impiegato medio, che lavora cinque giorni a settimana e che a El Salvador guadagna mediamente 304 dollari al mese”. Tuttavia, il fatto che adesso l’accesso al bitcoin si basi solo sul fondo Chivo “comporta anche problematiche legate alla privacy e al monopolio. Per questo ci auguriamo che El Salvador apra alla competizione, soprattutto quella proveniente dalla finanza decentralizzata”, conclude Ndinga.