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Covid-19, tra le famiglie regna la sfiducia

Plumbeo il quadro tracciato da Termometro Italia, lo studio di Cerved/Innovation Team sul sentiment degli italiani: la seconda ondata del virus, con le sue inevitabili conseguenze economiche e sociali, sta piegando le speranze anche per il 2021

Cresce il pessimismo delle famiglie italiane sia sulla situazione economica generale e personale, sia per quanto riguarda la sanità: è alta la paura di non essere curati. Nella quinta edizione del Termometro Italia di Innovation Team, società del gruppo Cerved che ha svolto l’indagine tra il 15 e il 20 ottobre, un capofamiglia su due è più preoccupato dell’impatto del Covid-19, un dato in crescita rispetto a settembre, quando la proporzione era di circa uno su tre. Ma le preoccupazioni non si fermano qui e investono anche il lungo periodo: il 70% degli intervistati si attende un ulteriore peggioramento nel 2021. “L’aggravamento della situazione sanitaria e la prospettiva di ulteriori misure restrittive – si legge nella ricerca – stanno generando una grave crisi di fiducia nelle famiglie italiane”. Il 70,6% del campione è “sempre più preoccupato” di non poter ricevere cure adeguate in caso di malattia; mentre il 61,7% di non poter mantenere il proprio reddito. Quasi il 60% teme che i risparmi non basteranno per il futuro dei figli.

L'ottimismo che non c'è 

Rinuncia è la parola più frequente. Una famiglia su cinque pensa di dover fare rinunce molto importanti nei prossimi mesi in ambiti primari, come la salute e l’istruzione: il dato è sostanzialmente lo stesso riscontrato al tempo del lockdown, mentre solo a settembre la percentuale era più bassa (14%). Praticamente la metà dei nuclei familiari (45%) è più pessimista rispetto a un mese fa (quando lo era il 30%) sull’impatto che il Covid-19 avrà sulla vita di tutti, percentuale che sale a 59,2% nelle metropoli e supera il 50% tra le fasce considerate più a rischio, cioè imprenditori, ma anche coppie con figli piccoli e in genere chi guadagna meno di 20mila euro netti l’anno. Dove sono gli ottimisti? Sono solo il 10,8%, dal 34,7% di settembre. “La percezione del futuro – scrivono gli analisti di Cerved/Innovation Team – è negativa anche su un orizzonte più lungo: quasi il 70% degli italiani si attende per l’anno prossimo un peggioramento della situazione economica generale (un mese fa erano il 62%), quattro famiglie su 10 temono per la propria condizione lavorativa e tre su 10 (33%) per il bilancio familiare”.  

C’è anche da considerare che il peggioramento del sentiment arriva dopo un periodo già difficile: oltre il 60% del campione ha subito già un impatto sul reddito (per il 17,3% addirittura “drammatico”). Più della metà delle famiglie intervistate è stata costretta a intaccare i risparmi, una cifra che raggiunge punte del 70% tra i lavoratori autonomi e gli abitanti delle grandi città. Male, come detto, i redditi bassi e i lavoratori autonomi, chi ha anziani e bambini a carico o risiede nelle metropoli, le più colpite dalla crisi. Proprio per quanto riguarda i lavoratori non dipendenti, Cerved/Innovation Team ha svolto un’analisi specifica. Si tratta della categoria che forse ha sofferto maggiormente durante il lockdown e che ora, dopo una ripresa lenta, faticosa ma anche promettente nei mesi estivi, sta vivendo nuovamente l’impatto molto pesante della seconda ondata e, di conseguenza, dei provvedimenti che il governo sta prendendo per cercare di arginarla. 

Fatturati dimezzate, cresce la paura 

Molti stanno subendo, e subiranno, limitazioni molto forti, blocchi dell’attività, mentre per alcuni la ripresa non è neanche iniziata (circa il 10%) giacché la propria attività è ancora bloccata dal lockdown di primavera. Chi ha subito forti limitazioni è passato dal 31% di settembre al 48,6% di oggi. Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, allora forse per molti sono arrivati i titoli di coda: “anche chi sperava in una ripresa del business entro fine anno – si legge nella ricerca – è nuovamente sceso al 35,6%, più o meno come a luglio (37,3%), mentre a settembre era salito a quasi il 51%”. Le previsioni sul fatturato risentono del rischio di ulteriori chiusure: il 22,7% si aspetta una riduzione fortissima di oltre il 50% a fine anno, il doppio di chi lo temeva un mese fa (11,3%).