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Argentina, si continua a trattare sul debito

Il paese è in default tecnico dal 22 maggio scorso, tuttavia prosegue la serrata trattativa per trovare un accordo coi creditori, alcuni dei quali restano intransigenti. Prossima deadline: 24 luglio

Nonostante l’Argentina sia formalmente in default tecnico dallo scorso 22 maggio, non si sono mai fermate le trattative per cercare un accordo con i creditori. Il termine per il pagamento degli interessi sul debito del paese è scaduto senza un accordo con i creditori. Ma l’obiettivo di Buenos Aires è quello di ammorbidire la posizione di coloro che hanno investito in titoli di Stato argentini, in particolare, in merito ai 66 miliardi di dollari di bond emessi in valute straniere sui mercati esteri. L’iniziale data stabilita per il termine della trattativa era il 2 giugno, ora il termine scelto è il 24 luglio, ma non si può escludere che anche questa data venga infranta. Le parti stanno lentamente compiendo qualche passo in avanti per sbloccare il negoziato. A tale riguardo, il governo ha anche previsto che l’accettazione della proposta debba avvenire da una certa percentuale del capitale, pur non essendo stata indicata quale.
In totale, il debito pubblico del Paese ammonta a 414 miliardi di dollari, classificato per le agenzie di rating nell'ambito dei titoli “spazzatura”: “Selected Default” per S&P, “C” per Fitch e “Ca” per Moody’s.

La proposta di Buenos Aires

Una prima proposta di Buenos Aires ai creditori, secondo quanto riportato dalla stampa argentina, prevedeva che i pagamenti del capitale avvenissero a partire dal marzo 2025, mentre quelli delle cedole sin dal settembre 2021 e con tasso iniziale dello 0,125% fino ad arrivare al 5% per alcuni titoli.
Lo scorso 6 luglio, tuttavia, il governo guidato da Alberto Fernandez ha messo sul tavolo una nuova proposta, considerata dalla stampa argentina migliorativa per i creditori. Ai titolari di buoni Exchange emessi tra il 2005 e il 2010 verrebbero riconosciuti i diritti acquisiti, che verranno inclusi senza modifiche nei nuovi titoli in sostituzione. Il valore attuale netto sarà di 53,3 dollari a fronte di 100 nominali, che salgono a 57 nel caso dei titoli exchange. La decurtazione di capitale proposta è mediamente del 3%, esclusa per gli exchange. La nuova offerta, inoltre, riconosce gli interesse maturati al 31 agosto del 2020 ai possessori che accettino l’offerta entro l’ultima scadenza indicata. Un altro aspetto migliorato dal punto di vista dei possessori è l’anticipo del pagamento degli interessi ad agosto 2021: le cedole verrebbero pagate due volte all’anno, a febbraio e ad agosto.
Il ministro dell’Economia, Martin Guzmàn punta a chiudere in tempi brevi un accordo con l’Acc, l’Argentina Credit Committee (comitato di creditori composto tra gli altri da Fintech, Greylock e Gramercy) raggiungendo il 40% dei 66 miliardi di dollari sopra menzionati.

Una posizione intransigente

Quest’ultima proposta, tuttavia, non convince i due dei principali gruppi di obbligazionisti privati: Ad Hoc Bondholders (al cui interno c’è il fondo BlackRock), e Exchange Bondholder. Rappresentando i titolari di una emissione di bond del 2005, e definendosi “i principali creditori” dell’Argentina, in una nota congiunta i due fondi hanno affermato che “sebbene non accettiamo l’ultima proposta la riteniamo di auspicio al raggiungimento di un compromesso costruttivo”; l’offerta argentina va “nella giusta direzione” ma “non è all’altezza di una proposta che può essere sostenuta dai creditori più significativi”.
Altri fondi hanno già manifestato il proprio orientamento verso l’adesione, tra questi i già menzionati Fintech e Gramercy che in una nota congiunta hanno spiegato che “prevediamo di appoggiare l’offerta dell’Argentina dato che tiene conto della sostenibilità del debito e si tratta di una condizione indispensabile per una ripresa economica duratura, sostenuta e inclusiva”.