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Le spese impreviste spaventano le famiglie

Un rapporto di Eurostat, alla luce delle conseguenze attese a seguito dell’epidemia di Covid-19, traccia la parabola delle finanze dei privati

Nell'Unione Europea quasi una persona su tre non è stata in grado di affrontare spese impreviste (32%) nel 2019. Si tratta di costi per un intervento chirurgico, un funerale, la sostituzione dell'auto. È la fotografia dello stato di salute economica delle famiglie europee, scattata da un rapporto di Eurostat che, alla luce delle conseguenze attese a seguito dell’epidemia di Covid-19, traccia la parabola delle finanze dei privati. Difficoltà, quindi, che partono però da lontano e che, in realtà, si erano attenuate: dal suo picco, nel 2012, quando la questione riguardava il 40% delle famiglie, la capacità di gestire spese impreviste era migliorata. A causa del blocco attuato in tutto il mondo nel corso di quest'anno per rallentare la rapida diffusione del nuovo coronavirus, la capacità di affrontare le spese è ovviamente cruciale, sottolinea Eurostat, soprattutto in caso di perdita di reddito. 

La percentuale più elevata di chi non è stato in grado di affrontare spese impreviste è stata riscontrata tra i nuclei composti da una sola persona: il 40% delle persone che vivono da sole non è stato in grado di affrontare spese impreviste. Percentuale che si inerpica fino al 56% per i single con figli, peggio per le donne single (43%), rispetto ai maschi (36%). Al contrario, le percentuali più basse sono state registrate nelle famiglie con due adulti: il 25% non è stato in grado di affrontare spese impreviste; il 28% in quelle con un figlio a carico e il 26% in quelle con due figli a carico. Tra tutti i tipi di famiglia, la percentuale di persone incapaci di affrontare spese impreviste era più bassa per quelle formate da due adulti, di cui almeno uno di 65 anni o più (24%). 

Tra gli Stati membri dell'Ue, la percentuale di persone che non sono state in grado di affrontare spese impreviste è stata la più alta in Croazia (52%), seguita da Lettonia (50%), Grecia e Cipro (entrambe al 48%), Lituania (47%) e Romania (44%).