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Brexit, attesa incertezza sui mercati

Il voto del parlamento britannico pone il Regno Unito di fronte a un bivio: uscire dall’Unione Europea senza accordo o cercare un’ultima mediazione che possa dare maggiore serenità al contesto economico. Al momento prevalgono i dubbi: un’analisi di Moneyfarm mette nel mirino l’andamento della sterlina

Ieri sera, nel corso di una seduta attesa e assai partecipata, il parlamento britannico ha bocciato l’accordo siglato dalla premier Theresa May con l’Unione Europea per consentire al Regno Unito un’uscita ordinata dal perimetro comunitario. Una bocciatura in piena regola, arrivata con 432 voti contrari e appena 202 favorevoli, che balza in vetta alle peggiori sconfitte per un governo nella storia secolare del parlamentarismo britannico. E che pone il Regno Unito di fronte a un bivio: uscire dall’Unione Europea senza accordo o tentare un’ultima mediazione? Dubbi che, secondo un’analisi curata da Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, rischiano ora di scaricarsi anche sui mercati finanziari del Regno Unito.
Lo sguardo corre immediatamente alla sterlina che, scrive Flax, “continua a essere il modo principale con i mercati esprimono la propria visione sulla Brexit”: per questo, aggiunge, “c’è da aspettarsi ancora volatilità nei prossimi mesi”. Per quanto riguarda invece i mercati finanziari, “le valutazioni dei listini sono interessanti anche se resta da capire quanto i mercati abbiano scontato le possibilità di una Brexit dura”.
All’indomani del voto, i mercati finanziari hanno mostrato una certa stabilità. L’andamento della sterlina non ha subito sostanziali scossoni, registrando un lieve apprezzamento subito dopo lo stop del parlamento britannico. Giornata invece fiacca, ma senza picchi di panico, per il listino di Londra: la borsa ha oscillato a lungo attorno alla parità, per poi scivolare in territorio negativo senza tuttavia registrare perdite ingenti. Nessuno scossone, dunque: secondo gli analisti, i mercati avevano già scontato una bocciatura che, per quanto arrivata in termini così netti, era tutto sommato prevedibile.
I punti interrogativi comunque restano. Questa sera l’esecutivo di Theresa May dovrà sottoporsi a una mozione di sfiducia presentata dai laburisti di Jeremy Corbyn: a prescindere dall’esito del voto, superato lo scoglio, il governo sarà chiamato a calibrare il proprio programma con una scadenza, quella del 29 marzo, che è sempre più vicina. A meno che non si arrivi a scelte clamorose, e forse inaspettate: mentre resta sul tavolo l’ipotesi di una chiusura unilaterale del processo di Brexit, alcuni media nazionali riportano la possibilità di un secondo referendum o di un rinvio dell’uscita a luglio.