il-welfare-preoccupa-ma-non-convince

Il welfare preoccupa ma non convince

Per incentivare le politiche sociali serve una corretta informazione che sensibilizzi la popolazione stimolando un approccio proattivo verso una previdenza e assistenza integrativa accessibile a cittadini e imprese. È emerso nel corso dell'evento Unipol che, sul tema, riunisce ogni anno i protagonisti del settore

La socialità è la terza preoccupazione degli italiani (38%) dopo lavoro (76%) e immigrazione (44%). A dirlo una ricerca Ipsos presentata a Roma, nel corso del Welfare Italia Forum 2018, iniziativa del Gruppo Unipol giunta alla nona edizione, che ha visto stakeholder pubblico-privati confrontarsi sui passi da compiere, nei settori sanitario, socio-assistenziale e previdenziale, per sviluppare la White Economy, principale volano di crescita del Paese.
Nel complesso, il giudizio del Paese sui servizi di welfare è negativo. Il 61% lo giudica pessimo o scarso (con punte del 75% nel Centro Italia) e la sanità - che per gli italiani rappresenta il fulcro - è l’unica a raccogliere più giudizi positivi (48%) che negativi (47%).

Molte preoccupazioni, pochi fatti
Secondo l'indagine, il 46% dei cittadini è preoccupato di ammalarsi in futuro e il 36% teme per l’inadeguatezza della pensione; eppure solo il 22% ha sottoscritto un’assicurazione sanitaria (il 61% non intende farla) e il 30% ha aderito ad un piano pensionistico integrativo. Un paradosso tutto italiano: se da un lato cresce la consapevolezza che il sistema non potrà reggere, dall’altro non si intravede nessun comportamento proattivo per affrontare questo scenario. Risultano invece chiare le opinioni sulle strategie da mettere in atto per il futuro: il 54% ritiene che si debbano mantenere i servizi gratuiti o a basso costo solo per chi è in condizioni di povertà e farli pagare al resto della popolazione e il 15% vorrebbe un aumento delle risorse alzando le tasse.
Secondo Alberto Brambilla, presidente centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, il principale ostacolo allo sviluppo del welfare integrativo è la mancanza di informazione. Gli italiani, infatti, danno un giudizio negativo su sanità, sistema pensionistico e assistenziale, ignorando che il 54,2% della spesa pubblica italiana è destinata al welfare, contro il 52% della Svezia. Un'ignoranza, secondo Brambilla, causata da una scarsa informazione da parte dei media, che ci fanno essere fanalino di coda in tutto il welfare integrativo.

Le azioni da compiere
Secondo Carlo Cimbri, group Ceo Unipol, per estendere questo strumento alla maggioranza del nostro sistema produttivo è necessario sostituire il modello verticale di contrattazione con accordi orizzontali di natura territoriale e non settoriale, favorendo infrastrutture di rete e investimenti privati. In parallelo, la classe dirigente deve incentivare la “collettivizzazione della domanda per salvaguardare il tenore di welfare adeguato” e integrare gli incentivi fiscali previsti per le varie componenti del welfare.
Presente all'evento anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, che ha sottolineato l'importanza di “rafforzare le reti di protezione con sistemi di welfare generosi” Il riferimento è alle misure inserite nella manovra di Bilancio, quali il pensionamento anticipato e il reddito di cittadinanza. Per restare competitivi sul mercato globale, si è ridotto il welfare e questo è un errore: la “stabilità sociale - ha concluso - serve alla stabilità finanziaria”.