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Pensioni, una riforma impossibile?

Il superamento della legge Fornero è uno dei punti principali del programma di Governo. Le proposte non mancano, a cominciare dal ventilato ritorno alla quota 100, ma restano dubbi sulla tenuta del sistema: secondo un recente scenario elaborato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, nel 2040 la spesa previdenziale coprirà il 20,5% del Pil

Il viceministro Luigi Di Maio lo ha ribadito recentemente in un’intervista a Il Fatto Quotidiano: il superamento della legge Fornero, così come il reddito di cittadinanza e l’introduzione della flat tax, è uno dei punti principali del programma di Governo siglato da Movimento 5 Stelle e Lega.
Le proposte non mancano, a cominciare da un ventilato ritorno a una sorta di quota 100 pura o corretta secondo certi parametri. Argomenti già oggetto di dibattito nel corso dell’ultima campagna elettorale. E che ora si trovano a scontrarsi con la prova dei numeri.
Le perplessità, in questo senso, non mancano. A luglio la polemica esplose in seno all’Inps, dopo che il presidente Tito Boeri avanzò qualche cifra sul possibile costo di un’eventuale riforma: 20 miliardi di euro all’anno per la quota 100 pura, 18 miliardi per quella con età minima di 64 anni, 8 miliardi nel caso in cui le proposte fossero accompagnate dal mantenimento della legislazione vigente su requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età. Insomma, comunque la si veda, la strada per una nuova riforma pensionistica appare assai accidentata.
L’ultimo monito arriva da un recente scenario elaborato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, focalizzato sull’incidenza della spesa pensionistica sul Pil. Nel 2015, si legge nel rapporto, le uscite previdenziali valevano il 15,7% del prodotto interno lordo: nel 2040 il dato schizzerebbe al 20,5%, rendendo difficile la sostenibilità del sistema nel lungo termine. A pesare sarà principalmente la crescita del rapporto pensionati e lavoratori, destinato a salire in maniera quasi esponenziale nonostante l’innalzamento dei requisiti richiesti per l’accesso al trattamento previdenziale. Gli effetti delle ultime riforme si vedranno infatti solamente dopo il 2040, con il rapporto fra spesa pensionistica e Pil destinato a calare dopo quella data fino a raggiungere, nello scenario più favorevole, il 13,1% nel 2070.
Per quanto lo scenario non affronti il tema di un’eventuale riforma, si capisce già da questi numeri quanto il sistema previdenziale risulti fragile e ingessato, poco suscettibile di cambiamenti radicali come quelli prospettati dalla maggioranza di governo. Anche perché, come già accennato, poi si porrebbe il tema delle coperture: secondo l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, il superamento della legge Fornero peserebbe per l’1,5% del Pil all’anno.