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Usa, deregolamentazione bancaria a 10 anni dalla crisi

Il Senato degli Stati Uniti alleggerisce i vincoli posti dal Dodd Frank Act, la legge voluta da Barack Obama per garantire un maggior controllo degli istituti finanziari. Il tutto alla vigilia del decimo anniversario del fallimento della banca d’investimento Bear Stearns

Il 29 maggio 2008, poco più di dieci anni fa, la banca d’investimento Bear Sterns veniva costretta a dichiarare fallimento. Passò per un salvataggio pubblico e venne quindi inglobata dalla società finanziaria Jp Morgan Chase, fornendo il preludio a quella crisi dei mutui subprime che avrebbe poi trovato il suo culmine nella bancarotta di Lehman Brothers.
L’eredità delle crisi, costata a livello mondiale ben 4.100 miliardi di dollari secondo una stima fornita nel 2009 dal Fondo Monetario Internazionale, era arrivata sotto forma di un’ambiziosa riforma di Wall Street, volta a garantire un maggior controllo degli istituti finanziari: il nuovo complesso normativo, conosciuto come Dodd Frank Act, era stato fortemente voluto dall’amministrazione guidata dall’ex presidente Barack Obama per evitare che gli errori del passato potessero ripetersi di nuovo. Oggi, a poco più di dieci anni da quella crisi, questo assetto rischia di essere smantellato.
Il Senato degli Stati Uniti ha infatti recentemente approvato una norma che innalza a 250 miliardi di dollari di asset in gestione, dai precedenti 50 miliardi di dollari, la soglia minima per far scattare la vigilanza della Federal Reserve sulle grandi banche. Numeri alla mano, il controllo della Fed passerebbe dagli attuali 38 istituti a 12.
La disposizione è passata con un accordo bipartisan fra repubblicani e democratici, con 67 voti a favore e 31 contrari. Nelle intenzioni della Casa Bianca, che si sarebbe detta a firmare la legge così com’è, ci sarebbe la volontà di tutelare al meglio gli istituti di medie dimensioni, liberandole da vincoli eccessivi e mettendole così in condizione di tornare a fare serenamente credito alle imprese. “Il disegno di legge fornisce il tanto necessario sollievo dal Dodd Frank Act per migliaia di banche comunitarie e cooperative di credito e stimolerà la concessione di prestiti e la crescita economica senza creare rischi per il sistema finanziario”, ha commentato la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders.
C’è da dire che l’assetto della Dodd Frank, novità a parte, resterà sostanzialmente invariato. E la norma dovrà adesso passare al vaglio della Camera, dove i repubblicani vantano una solida maggioranza e potrebbero approfittare della situazione per introdurre una maggiore deregolamentazione: ogni modifica al testo licenziato, tuttavia, necessiterebbe di un’ulteriore approvazione da parte del Senato, cosa che metterebbe a rischio l’accordo siglato con i democratici. Eppure i rischi non mancano.
Elizabeth Warren, senatrice democratica di area progressista, potenziale candidata alle elezioni presidenziali del 2022, ha durante criticato i colleghi di partito che hanno sostenuto la riforma. “Nessun cittadino ha mai chiesto al Congresso di riportare indietro le regole che vigono su alcune delle banche più grandi del paese, così che possano avere la possibilità di distruggere di nuovo l’economia”, ha commentato Elizabeth Warren.