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Lotta all’evasione, un costo per imprese e professionisti

Secondo una ricerca della Fondazione nazionale dei commercialisti, dal 2014 al 2017, ogni singola partita Iva ha pagato 514 euro in più per gli adempimenti fiscali

Un pericoloso mix di maggiori adempimenti e costi sempre più alti sta travolgendo imprese e professionisti. È il paradossale effetto della lotta all’evasione fiscale su circa sei milioni di soggetti. Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione nazionale dei commercialisti, presentata a Roma in occasione degli Stati generali della professione, dal 2014 al 2017, il costo complessivo degli adempimenti fiscali per tutte le imprese e i professionisti, è incrementato di 2,4 miliardi di euro, passando da 58,1 a 60,4 miliardi di euro circa. Per ogni singola partita Iva la media dell’aumento è di 514 euro (da 9.577 euro a 10.091).

Verso una maggiore stabilità normativa
Reverse charge, split payment, stretta alle compensazioni fiscali, trasmissioni periodiche delle liquidazioni Iva e delle comunicazioni dati fatture emesse e ricevute, fino all’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria nei confronti della Pa. Secondo Massimo Miani, presidente dell’ordine dei commercialisti, “è indubbio che la maggior parte delle misure adottate dal 2015 a oggi debba essere inserita in una politica di lotta all’evasione fiscale”. Secondo le stime, entro il 2020 si potrebbe toccare la cifra di 50 miliardi di euro, anche se non è facile determinare con esattezza l’ammontare reale delle nuove riscossioni. I maggiori oneri per i professionisti tuttavia impongono anche maggiori investimenti che, ha sottolineato Miani, “il più delle volte, non sono compatibili e proporzionati rispetto alle loro dimensioni e alla loro organizzazione”. Per questo i commercialisti chiedono cambio di passo del sistema fiscale verso una maggiore stabilità normativa e una decisa semplificazione.


Un’autorità per la tutela del contribuente
Per i commercialisti italiani, i principi dello Statuto dei diritti del contribuente sono sistematicamente ignorati. Per questo si è ormai creata una frattura nella fiducia tra fisco e contribuenti. Il Consiglio nazionale dell’ordine ha proposto di istituire un’Autorità di garanzia indipendente del contribuente dotata di poteri sanzionatori e coercitivi. Secondo la categoria, all’Autorità dovrebbe essere affidate competenze su gestione degli interpelli, adesione e mediazione, in modo da assicurare l’effettiva terzietà degli istituti.