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La minaccia terroristica è influenzata dal contesto

Il terrorismo di matrice jihadista viene in genere presentato dai media come un fenomeno uniforme, che si manifesta allo stesso modo e ha origini simili in tutti i paesi interessati. Si tratta invece di una realtà che è fortemente condizionata dalle situazioni locali: rientra nei compiti di chi comunica saper fornire informazioni che tengano in considerazione le tante distinzioni socio - politiche

Nelle ultime settimane, differenti attacchi terroristici hanno scosso la Francia, il Canada, la Somalia.
Il 1° di Ottobre a Marsiglia due donne sono state uccise a coltellate nei pressi della stazione di Saint Charles e l’attentatore, di origine nordafricana, è stato ucciso dagli agenti presenti in zona.
L’attentato è stato rivendicato da Daesh e pone un altro elemento interrogativo, per la situazione che la Francia ormai da diversi anni sta vivendo. In particolare, Marsiglia rappresenta un punto di osservazione privilegiato perché è una città con un tessuto sociale e situazioni politiche del tutto peculiari.
Infatti, negli ultimi decenni è stata caratterizzata da forti flussi migratori, che ne hanno cambiato l’aspetto territoriale e relazionale, senza dimenticare un alto livello di criminalità che contraddistingue la stessa regione. Questa contestualizzazione dei fenomeni terroristici è un aspetto ancora mancante in gran parte delle analisi dei fenomeni estremisti. Non si dimentichi, a questo proposito, che l’attentato di Barcellona ad agosto è avvenuto in un contesto socio – politico già piuttosto instabile, in quanto si stava avvicinando il referendum sull’indipendenza della Catalogna e durante i mesi precedenti molte erano state le manifestazioni di protesta contro i turisti e un certo tipo di turismo proprio a Barcellona. 


Approfondire l’analisi locale per interpretare i fatti 

Quella di studiare fatti sociali estremi come un unicum nel panorama nazionale e internazionale è una via miope di interpretazione, che rende la comprensione dell’evento stesso ancora più vulnerabile. Oltre quindi agli aspetti “classici” della valutazione dei fatti occorsi sarebbe importante allargare l’orizzonte di interpretazione, per meglio definire la situazione socio –politica generale del paese attaccato.
L’approccio di rete, finora utilizzato per definire le modalità operative e organizzative del terrorismo, interessa in realtà anche il metodo di interpretazione dei fenomeni “altri”, ma che sono presenti nello stesso contesto dell’attacco.
Questa prospettiva è vera se si considerano anche altri due attentati occorsi sempre il 1° di ottobre in Canada, a Edmonton, dove in un primo momento un poliziotto è stato investito e accoltellato da un rifugiato somalo, il quale ha poi ferito sei passanti travolgendoli con un furgone. Successivamente a questi attacchi, l’attentatore è stato arrestato e la polizia ha aperto le indagini per atto di terrorismo, considerando che all’interno del furgone è stata ritrovata una bandiera dell’Isis.
Un altro fattore in termini di percezione del rischio terrorismo che gioca un ruolo fondamentale nell’interpretazione della minaccia, è la definizione della situazione.
Nel caso francese per esempio, il ministro dell’Interno si è inizialmente rifiutato di parlare di attentato, segnale questo che indica un disorientamento nelle stesse istituzioni e autorità rispetto alla valutazione dell’evento e al modo di comunicarlo al pubblico. È certo che una prima valutazione oggettiva della situazione deve essere fatta, ma l’incertezza comunicativa nelle fasi successive e dirette al grande pubblico denota una difficoltà nell’interpretazione stessa dell’evento. 


L’incertezza aumenta la percezione del rischio

Queste modalità focalizzano l’attenzione su due differenti tematiche di comprensione degli eventi, che devono viaggiare in parallelo. Da un lato la definizione della situazione che è cognitivamente attribuita sulla base di interpretazioni fornite dai media e dalle proprie reti relazionali. Questo significa però poter incorrere in quanto già avvenuto lo scorso giugno a Torino durante la finale di Champions League in piazza San Carlo, quando lo scoppio di un petardo è stato definito e interpretato dalla folla come un attentato terroristico, scatenando il panico e reazioni di fuga. L’aspetto interessante di questo evento risiede nella percezione della minaccia terroristica come diffusiva, pervasiva e soprattutto possibile. La reazione di paura della folla dimostra che una sensibilità e consapevolezza specifica per la minaccia legata al terrorismo attuale sta prendendo forma, anche se di fatto mantiene caratteristiche di latenza e di possibile incubazione per minacce future. Tale comportamento, inoltre, denota la scarsa relazione di fiducia che esiste fra i cittadini e le autorità che monitorano tali fenomeni. La credibilità di chi comunica un rischio o una crisi viene infatti costruita nel tempo e la vera sfida risiede nel mantenimento di questo legame fiduciario sul lungo periodo. 


Il ruolo di un’informazione completa 

Si deve anche considerare che la definizione della situazione è multidimensionale, in quanto più attori sociali intervengono e influiscono nella percezione e interpretazione di una minaccia, rimandando per tali dinamiche a logiche cognitive proprie di aspetti sociali e culturali, che sono stati finora non adeguatamente considerati. Dall’altro lato, si devono però comprendere le iniziali cautele con le quali questi fatti vengono comunicati e definiti come attentati: parole sbagliate in un momento delicato potrebbero fare insorgere problematiche di più ampio raggio e di più difficile gestione. La situazione globale da una prospettiva di valutazione della minaccia e sua percezione è peculiare proprio per le caratteristiche stesse di comunicazione di Daesh e dell’utilizzo delle rivendicazioni come strumento di diffusione del rischio potenziale percepito. Queste considerazioni hanno ricadute più operative, anche nella conoscenza e nell’interpretazione delle dinamiche di affiliazione e se queste siano esclusive di un gruppo o condivise fra differenti “matrici” di pensiero. 


L’errore di una visione solo europea 

Infine, il più recente attentato occorso in Somalia il 14 ottobre scorso, che ha provocato più di 300 vittime, evidenzia il ruolo sempre più pressante di influencer che i media internazionali esercitano nella percezione del rischio e nell’interpretazione della crisi. La presenza stessa della notizia, per poco tempo successivo all’attacco e la poca attenzione ad esso dedicata, sono i chiari segnali di un orientamento differente nell’interpretazione di fenomeni estremisti a seconda che questi avvengano in Europa, vicino alla nostra realtà quotidiana, oppure in luoghi lontani, sconosciuti e per questo meno osservati.
Il futuro di tutto l’ambito del contrasto al terrorismo passa anche attraverso la comprensione delle dinamiche comunicative che si generano nel post – crisi e degli effetti che esse hanno nel determinare la percezione di future minacce e l’identificazione dei fattori di rischio.