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La crescita delle imprese innovative Ict

Nel 2022 le startup e Pmi innovative in ambito digitale sono cresciute dell’8,6% in termini numerici, una quantità di nuove realtà ancora fragili che mostra però notevoli capacità di strutturarsi. In risposta alle richieste del mercato, le migliori performance arrivano dai settori Digital Enabler e 4.0

È in crescita il settore della tecnologia informatica e digitale italiana, alimentato da una consistente base di piccole e medie imprese e di startup che crescono in numero e in fatturato. Permane il forte gap rispetto ad altri paesi, ma le ultime analisi del settore evidenziano un’accelerazione nella crescita, con l’aumento del valore dei beni e servizi prodotti e una quota rilevante di realtà produttive in una fase embrionale di sviluppo.
Rispetto al biennio 2019-2020, il 2021 ha segnato un salto di qualità evidenziato dagli andamenti di produzione e dalla crescita demografica, segnali che disegnano un settore dinamico, in cui lo sviluppo delle imprese corre in parallelo alla loro capacità di assecondare l’evoluzione tecnologica.
Il fatturato di beni e servizi per le startup e Pmi innovative nel settore Ict nel 2021 ammonta a 2,5 miliardi di euro, con un notevole miglioramento rispetto agli 1,6 miliardi del 2020.
Una fotografia del segmento è data dal report “Startup e Pmi innovative Ict: performance economica”, realizzato da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict, e da Infocamere, società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, con l’obiettivo di monitorare l’andamento di un settore che è fondamentale per permettere all’Italia e al suo sistema produttivo un salto di qualità tecnologico e che può beneficiare delle iniziative legate al Pnrr.

Le aree di attività
In termini numerici, a ottobre 2022 le startup e Pmi innovative iscritte con codici Ateco riferiti al settore Ict erano 8.416, in crescita dell’8,6% rispetto alle 7.749 dello stesso periodo del 2021; i dati mostrano una crescente incidenza del numero delle imprese innovative Ict rispetto al totale delle startup e Pmi innovative, che dal 49% sul totale di ottobre 2021 sono passate nel 2022 al 51%. La ricerca però allarga lo spettro delle imprese innovative a un numero di società che hanno un codice Ateco differente da quelli Ict, ma si presentano come attive anche nei servizi e prodotti informatici: incorporando nel campione questo segmento, il totale delle startup e Pmi innovative Ict sale a 11.487 aziende, pari al 69% delle 16.554 innovative registrate.
La distribuzione di queste realtà sul territorio nazionale vede concentrarsi il 50% dell’attività sulle nuove tecnologie in tre regioni: la Lombardia, che da sola ospita il 28,5% delle imprese osservate, il Lazio con il 13,2% e la Campania con l’8,4%; seguono l’Emilia Romagna (7%), il Veneto (6,9%), il Piemonte (5,9%), la Toscana e la Puglia (entrambe 4,9%), e la Sicilia (4%), mentre tutte le altre regioni si collocano su quote inferiori al 2,3%.
L’analisi sui filoni di attività dichiarati (massimo tre per ogni azienda) indica implicitamente l’orientamento del mercato Ict in risposta alle esigenze delle imprese clienti o dei consumatori. La grande maggioranza delle aziende opera nell’ambito del macro settore Digital Enabler, seguito dalle soluzioni 4.0: nel primo segmento rientrano le attività sull’intelligenza artificiale e machine learning (11% delle attività dichiarate), le mobile app (6,7%), i big data e data science (4,5%), la blockchain (3,7%), il cloud e le social science (entrambi 2,9%); stupisce in relazione alle esigenze del mercato la quota esigua di aziende votate a cybersecurity e crypto (1,7%), mentre l’agile development come attività core è solo una presenza irrilevante (0,1%).
Il macro filone 4.0 è meno frammentato e si sostanzia in tre aree, in primis le soluzioni Iot (12,5%) seguite da due voci che si rivolgono direttamente al settore industriale come l’industria 4.0 (7,1%) e l’automation (1,2%). Un terzo filone raccoglie le “altre tecnologie e soluzioni digitali”, più nello specifico una voce generica come digital solution (12,6%) e due più specifiche come l’e-commerce (5%) e il crowfunding (1,2%). Il quarto gruppo è in realtà una miscellanea generica in cui si distinguono con maggiore dettaglio le voci harware & software (13,1%) ed elettronica (2,7%).

Produttività e margini in crescita
Le startup e Pmi innovative Ict dei macro-filoni Digital Enabler e 4.0 mostrano indicatori di produttività in progressivo miglioramento, indice di una partecipazione a mercati attualmente in crescita. Si è già detto del valore di produzione complessivo del segmento pari a 2,5 miliardi di euro nel 2021, ma l’analisi di dettaglio ha mostrato una mediana con valori molto inferiori al dato medio (meno di un quinto), caratteristica che evidenzia come lo stadio di sviluppo di una quota importante delle startup e Pmi innovative Ict sia ancora agli albori e tuttavia in forte accelerazione nel corso del 2021: gli indicatori finanziari e l’analisi delle informazioni mostrano un trend che porta le nuove imprese innovative Ict dallo squilibrio finanziario in fase di avvio al progressivo consolidarsi dell’attività. Si tratta quindi di un settore con imprese potenzialmente fragili, che si va rafforzando e che mostra di saper raggiungere buoni risultati di valore aggiunto e di produttività, in particolare nei filoni Digital Enabler e 4.0, raggiungendo nel medio periodo la sostenibilità finanziaria e continuando a generare margine. Un segnale importante per il sistema produttivo italiano nel suo complesso, che ha bisogno di colmare il gap tecnologico che ancora sussiste in alcuni settori rispetto ad altre realtà economiche.