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La Bce dichiara guerra all’inflazione

Con la promessa di rialzare i tassi a luglio e settembre e mettere fine al quantitative easing, Eurotower dichiara finita l’epoca dei rendimenti bassissimi o negativi. I mercati rispondono negativamente e le incertezze aumentano. Banca d’Italia rivede al ribasso tutte le stime

Dopo che la Bce ha annunciato il rialzo dei tassi, peraltro ampiamente atteso, i mercati sono crollati. Ma non è certo stato solo l’annuncio del ritocco degli indici a causare la fibrillazione: come noto, la fine della politica espansiva da parte di Eurotower è solo l’ultimo tassello di un mosaico che raffigura la fine di un mondo e l’inizio di uno nuovo. 

Inflazione alle stelle, penuria di materie prime, salari al palo, banche centrali pronte a chiudere i cordoni della borsa. Il nuovo scenario, la fine di quello che tutti chiamavano new normal, ovvero gli oltre dieci anni di tassi bassissimi (e negativi) e l’archiviazione del quantitative easing, hanno rinfocolato gli spread e affossato i listini. 

E quindi, l’Eurozona dichiara guerra all’inflazione, il nuovo nemico numero uno. La presidente della Bce, Christine Lagarde, l’ha messo in chiaro: l’inflazione resterà su livelli elevati (oltre 6% quest’anno) per molto tempo ma l’obiettivo principale della banca centrale è portarla intorno al 2%, come da statuto dell’istituto.

Tassi in risalita, fine del quantitative easing 

Ma appunto, il momento del rialzo dei tassi, vero spauracchio degli investitori, non avverrà prima di luglio: al momento, il tasso principale resta a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Il rialzo sarà di 25 punti base a luglio, con la promessa di un nuovo aumento a settembre, quando si sprecheranno i titoli dei giornali sull’autunno caldo. Tra l’altro, il ritocco di settembre potrebbe anche essere di 50 punti base, dipenderà dell’andamento del costo della vita. 

In una nota di Francoforte, si legge che se nel medio termine le prospettive dovessero rimanere le stesse o peggiorare “un aumento maggiore sarebbe appropriato”. 

Prima della stretta sui tassi d’interesse, la Bce è pronta a un altro passo a suo modo storico: interrompere, dopo otto anni, l’acquisto dei titoli di Stato e bond sul mercato, il cosiddetto quantitative easing. Le comunicazioni dell’istituto sono chiare: Eurotower “porrà fine agli acquisti netti di titoli attraverso il programma App (Asset purchase program, ndr) dal primo luglio 2022”

La Bce è pronta a intervenire nel caso di difficoltà degli Stati, qualora lo spread con il bund tedesco dovesse allargarsi in maniera incontrollata, ma, almeno a parole, non è previsto un ripristino nel breve periodo del Qe. La priorità, ha detto Lagarde, è e resterà abbattere l’inflazione. 

Per l’Italia stime al ribasso e doppio scenario 

In questo contesto, tutte le previsioni sono riviste al ribasso, anche per l’Italia. Banca d’Italia prevede per quest’anno una crescita del 2,6%, in calo dalla stima del 3,8% di gennaio, un dato, peraltro, che esclude la sospensione delle forniture di materie prime energetiche dalla Russia. L’inflazione quest’anno supererà il 6%, una previsione raddoppiata rispetto a quella di gennaio, data al 3,5%. L’anno prossimo, via Nazionale la prevede al 2,7% e al 2% nel 2024, ma chiaramente si tratta di stime molto poco attendibili, vista le variabili in gioco. 

Per quanto riguarda la crescita dell’anno prossimo, Bankitalia ha rivisto il dato all’1,6% dal 2,5% ipotizzato in gennaio e per il 2024 la stima è dell’1,8%. Il Pnrr sosterrà il livello del Pil complessivamente per oltre 3,5 punti percentuali nell’arco del triennio. 

A margine di queste considerazioni, la Banca d’Italia ha anche presentato un altro scenario, peggiorativo, con l’ipotesi di un blocco delle forniture energetiche dalla Russia a partire dal terzo trimestre, solo parzialmente compensato da altre fonti: in questo caso, la crescita del Pil si arresterebbe nel 2022, per poi ridursi di oltre un punto percentuale nel 2023 e tornare a crescere nel 2024. L’inflazione potrebbe toccare l’8% su base annua (5,5% nel 2023).