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Ci sono imprese che non vedono la crisi

La pandemia ha messo in difficoltà il tessuto produttivo italiano, già prima rallentato, ma il 6,5% delle aziende è in grado di navigare “controvento”, indifferenti ai contesti avversi perché costruite su solide basi finanziarie, attente all’innovazione, all’export e alle relazioni che fanno crescere

Nel panorama del settore manifatturiero italiano ci sono aziende che registrano un trend continuativo di crescita e che si rafforzano indipendentemente dal contesto socio – economico del paese, anche nel lungo periodo della pandemia. Sono le cosiddette “imprese controvento”, che navigano nel mercato indifferenti ai venti avversi.

Da tre anni Nomisma pubblica l’Osservatorio “Controvento: le aziende che guidano il Paese”, curato in collaborazione con Crif e Cribis, e l’edizione 2022 riporta le analisi relative all’anno primo della pandemia, il 2020, assumendo per questo un significato particolare rispetto alla capacità di alcune imprese manifatturiere di rispondere alle difficoltà esterne anche quando sono molto pesanti, facendo da traino alle altre.
Guardando al 2020, il sistema manifatturiero italiano ha registrato in generale la forte recessione che conosciamo, causata dallo shutdown delle imprese e dal sostanziale blocco dei consumi e della produzione. In questo contesto, le imprese “controvento” sono state 4889, il 6,5% del campione, cresciute del 5,5% in termini di ricavi a fronte del restante 93,5% che ha perso l’11,2%; guardando alla marginalità, le aziende di punta hanno avuto un rapporto tra Ebitda e ricavi del 22,1% contro il 6,4% delle altre. Certamente alcuni settori, come il farmaceutico e il packaging, hanno beneficiato della situazione pandemica, ma il gruppo delle aziende controvento è definito da un trend, non da una performance determinata dal contesto, e racchiude anche per il 2020 manifatture di diversi settori.

Tra i parametri prevale la solidità finanziaria
L’Osservatorio ha analizzato per il 2020 i bilanci di un campione di 75mila imprese manifatturiere con l’obiettivo di comprendere i cambiamenti del sistema produttivo e di individuare i fattori di competitività a beneficio del sistema economico italiano.
Il campione analizzato corrisponde al 20% del sistema manifatturiero del paese, genera il 75% dei ricavi, impiega il 70% dei dipendenti del settore e pesa per il 10% del Pil nazionale: tra queste, le imprese controvento sono risultate essere il 6,5% del totale, e sono quelle che sono riuscite ad avere elevati parametri di competitività, crescita dei ricavi, marginalità e a creare valore aggiunto. Per comprendere la loro particolarità, tra il 2015 e il 2020 queste aziende hanno cresciuto del 8,9% i propri ricavi, contro la media di -0,2% delle altre del campione;
Una caratteristica sostanziale che distingue le imprese controvento è la solidità finanziaria: negli ultimi cinque anni hanno investito il doppio delle altre e la liquidità disponibile è stata un fattore di sicurezza che ha permesso di non rallentare l’attività nell’anno più difficile della pandemia.
Da notare che questo gruppo di eccellenze non è costante e vede un forte avvicendamento al suo interno: nell’edizione dell’Osservatorio appena presentata, il 56% delle imprese controvento rientra per la prima volta, il 27% è alla seconda presenza e il 17% (883 aziende) è stato incluso in tutte le tre edizioni.

Protagoniste le medie imprese
La dimensione delle imprese ha una rilevanza nella loro capacità di essere competitive, tanto che le medie aziende (50-249 addetti) sono protagoniste più delle piccole, a loro si affiancano in particolare nell’ultimo Osservatorio le imprese grandi (250-500 dipendenti) e grandissime (oltre i 500). Nel gruppo delle controvento il cluster delle medie imprese è in ogni caso quello che è cresciuto di più per numero (+68%) e per ricavi (+19%). In media, le aziende controvento contano 46 addetti (+24% rispetto alla prima rilevazione) e 15 milioni di euro di ricavi (+26%): il trend di constante crescita delle due voci fa intuire che l’impresa di successo tende comunque a fare scelte orientate alla crescita per aumentare la propria competitività.

Più rappresentato il Nord-est e i settori farmaceutico e degli imballaggi
Analizzando il gruppo delle imprese controvento si nota come il numero maggiore di queste si collochi nel Nord-est (Triveneto ed Emilia Romagna), un dato che ha continuità con le precedenti edizioni dell’Osservatorio. Lo studio del 2020 marca però un allargamento della territorialità: il numero complessivo delle aziende residenti nelle prime cinque regioni più industrializzate (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana) scende dal 72,9% del totale nel 2019 al 69,7%, indice di un coinvolgimento più ampio del paese (erano il 77,6% nel 2018).

In termini di settori produttivi l’Osservatorio 2020 premia le imprese della farmaceutica, del packaging, i produttori di cicli e motocicli, il settore del vetro e della ceramica, della gomma e delle materie plastiche: la pandemia favorisce in particolare le imprese farmaceutiche e del packaging, mentre colpisce quelle del tessile (passate dal 4,8% al 3,6% del gruppo controvento); in crescita costante il settore agroalimentare, con una quota di imprese controvento che è passata dal 3,8% del 2018 al 5,4% del 2020 e si prospetta in ulteriore incremento.