fondi-pensione-in-crescita-ma-il-covid-19-frena-i-rendimenti

Fondi pensione in crescita, ma il Covid-19 frena i rendimenti

Il mercato della previdenza complementare si consolida e raggiunge nel 2019 dimensioni di tutto rilievo. Bene flussi e iscritti, in positivo anche il ritorno economico degli investimenti: difficilmente però, nel 2020 funestato dalla pandemia di coronavirus, si rivedranno i risultati dello scorso anno

Il mercato dei fondi pensione in Italia si fa grande. Nel 2019 il settore poteva vantare un patrimonio complessivo di poco più di 176 miliardi di euro, abbastanza per piazzarsi al 14° posto della classifica dei Paesi Ocse per capitalizzazione di mercato. Poco in confronto ai 27.549 miliardi di dollari degli Stati Uniti, ma tantissimo di fronte a un immaginario comune che ritiene il settore ancora fragile e acerbo: il mercato della previdenza complementare in Italia è maturo e in piena fase di consolidamento.
Il 2019 è stato un anno particolarmente positivo per il settore della previdenza complementare e, più in generale, per quello degli investitori istituzionali. Lo scorso anno, secondo il rapporto Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l'anno 2019 del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, il patrimonio complessivo del mercato si attestava a 917,36 miliardi di euro, pari al 51,3% del Pil. Bene i flussi, arrivati a 55,69 miliardi di euro a cui vanno poi aggiunti altri 20 miliardi di asset in scadenza, e bene anche gli iscritti alle varie tipologie di previdenza complementare, pari a oltre 8,26 milioni.
L'annata si era rivelata positiva anche sul fronte dei rendimenti. Dopo le perdite di un annus horribilis come il 2018, tutti gli operatori hanno realizzato ottimi risultati: i Pip investiti in unit linked guidano la classifica delle perfomance con un rendimento a doppia cifra (+12,2%), seguiti da fondi aperti (+8,3%), fondi negoziali (+7,2%), fondazioni di origine bancaria (+6,5%) e fondi preesistenti (+5,6%). Il mercato ha sostanzialmente battuto in maniera piuttosto netta quelli che da sempre sono considerati i rendimenti obiettivo: inflazione, tfr e media quinquennale del Pil sono incrementati rispettivamente dell'1%, dell'1,5% e dell'1,9%.
Anche il 2020 era partito bene, poi però è arrivato il coronavirus. “Il 2020 era iniziato sulla stessa scia dell’anno precedente, almeno dal punto di vista delle performance dei mercati finanziari, per poi incappare nella battuta d’arresto causata dal Covid-19, che ha penalizzato in modo generalizzato tutte le asset class”, ha commentato Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali. In questo contesto, difficilmente il mercato sarà in grado di superare nuovamente i rendimenti obiettivo.
La volatilità dei mercati finanziari e il perdurante regime di bassi tassi di interesse stanno spingendo gli operatori a cercare nuove fonti di rendimento. “È in corso un lento processo di variazione dell’asset allocation e delle tipologie di gestione, sempre più ad alto valore aggiunto, spesso non legate a benchmark ma a obiettivi di rendimento”, ha osservato Brambilla. Il rapporto, a tal proposito, sottolinea una costante diminuzione degli impieghi in titoli di Stato che, pur rimanendo in alcuni casi preponderanti, vengono sempre più sostituiti dall'affidamento di risorse a gestori sempre più specializzati e con strategie innovative e diversificate. È in questo contesto, ha spiegato Brambilla, che si inserisce “il progressivo aumento degli investimenti in fondi d'investimento alternativi e real asset”. Particolarmente apprezzate risultato soprattutto le tematiche Esg. Stando all’indagine condotta da Itinerari Previdenziali, circa la metà degli operatori adotta già oggi politiche di investimento sostenibile e l’88% del campione intende includere o incrementare strategie che tengano conto dei fattori di sostenibilità. La scelta appare dettata principalmente da desiderio di contribuire allo sviluppo sostenibile (88%), ma anche dalla volontà di gestire meglio i rischi finanziari (81%) e di ottenere rendimenti migliori (35%).