investimenti-esteri-50-nel-2016

Investimenti esteri: +50% nel 2016

Italia in controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi europei. I flussi dalle aziende straniere sfiorano i 30 miliardi di euro ma resta un “gap di globalità”

Nel 2016 l’Italia ha registrato una crescita degli investimenti esteri in entrata del 50% rispetto al 2015, per un totale di 29 miliardi di dollari e rimontando così cinque posizioni nel ranking mondiale.
Questi alcuni dei dati pubblicati nel volume Italia Multinazionale, curato dall’Istituto per il commercio estero (Ice) e dal Politecnico di Milano. Anche in questo ambito si parla quindi di ripresa, confermata da un +35% di nuovi progetti di investimento, per un numero complessivo di 181, il valore massimo del periodo post-crisi finanziaria: nell’ultimo anno solo la Spagna, tra i grandi Paesi dell’Europa occidentale, ha registrato una crescita (+33%), mentre Francia (-8%), Regno Unito (-12%) e Germania (-59%) hanno evidenziato cali. 

Gli investimenti d’imprese italiane all’estero hanno invece registrato una crescita pari al 12,4%, per un valore di 23 miliardi di dollari. Le imprese estere partecipate da italiane nel 2016 sono state 35.684, frutto delle iniziative di 13.907 soggetti investitori; mentre le imprese italiane partecipate da multinazionali estere sono 12.743, con l’intervento di 6.704 investitori esteri. Circa i quattro quinti delle partecipazioni estere in Italia sono di investitori con base in Europa occidentale e nord America.
Nonostante questi dati incoraggianti, l’Italia registra un tasso di iniziative più basso e spesso una taglia d’investimento più ridotta, particolarmente nelle attività manifatturiere, rispetto ad altri Paesi europei: queste caratteristiche si riflettono in quello che Ice e Politecnico definiscono come un “gap di globalità”, soprattutto nelle aree del Pacifico, nuovo epicentro dell’economia mondiale.

L’Europa ha storicamente rappresentato la principale area d’investimento delle iniziative delle imprese italiane all’estero, nonostante la dinamica degli anni più recenti abbia premiato soprattutto l’America settentrionale e i principali Paesi emergenti. A fine 2015 l’incidenza del Vecchio Continente risulta ancora pari al 60,6% delle imprese partecipate, al 50% dei loro dipendenti e al 54,1% del fatturato.