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Le pensioni italiane sono insostenibili

L’annuale classifica del Melbourne Mercer Global Pension Index boccia sonoramente il sistema previdenziale italiano: solo 27° su 37 Paesi nell’indice generale, ultimo assoluto nella voce sulla tenuta a lungo termine

Il sistema previdenziale italiano non è sostenibile. Ce lo ripetiamo da anni, quasi a voler esorcizzare la paura del collasso definitivo, rincorrendo ogni volta quella grande riforma di sistema che, si spera, potrà dare finalmente stabilità a un assetto pensionistico che, a conti fatti, tanto stabile non lo è mai stato. E così siamo passati dal sistema retributivo a quello contributivo, abbiamo dato un taglio netto col passato con la riforma Fornero e siamo (ri)approdati alla quota 100. Poi domani chissà, staremo a vedere. Il risultato è che al momento il sistema previdenziale italiano resta stabilmente insostenibile.
L’ultima conferma è arrivata recentemente dal Melbourne Mercer Global Pension Index, pubblicazione annuale curata dal Monash Centre for Financial Studies e Mercer per verificare lo stato di salute dei sistemi pensionistici a livello internazionale. Il risultato per l’Italia è impietoso: con un punteggio complessivo di 52,2, il nostro sistema previdenziale si piazza al 27° posto di una classifica che conta 37 Paesi. Siamo al livello di nazioni come Perù, Colombia, Brasile e Sudafrica, lontanissimi dai primi della classe come Paesi Bassi (81) e Danimarca (80,3),  accomunati a sistemi appesantiti da “grandi rischi e carenze che – si legge nel rapporto – devono essere affrontati: senza miglioramenti, l’efficacia e la sostenibilità a lungo termine potrebbe essere messa a serio rischio”.
Già, la sostenibilità: è questo senza dubbio il tasto più dolente. L’assetto pensionistico italiano si piazza infatti all’ultimo posto della classifica per capacità di tenuta a lungo termine: nessuno fa peggio di noi, con un indecoroso punteggio di 19,0. Un po’ meglio va nelle voci relative all’adeguatezza degli assegni previdenziali (67,4) e alla governance del rischio pensionistico (74,5). Soddisfazioni di poco conto, soprattutto in considerazione del fatto che la popolazione sta invecchiando e, se l’andamento demografico non diventerà più favorevole, i mezzi sorrisi di oggi potrebbero diventare le preoccupazioni di domani. “Sebbene l’adeguatezza delle pensioni erogate oggi in Italia sia più che soddisfacente, il valore della macro area sostenibilità ci dice che questo in futuro potrebbe non essere più vero”, ha osservato Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia. “Le ragioni – ha aggiunto – sono da ricercarsi nella minima adesione a piani pensionistici privati e nel conseguente livello di attività delle pensioni private, rispetto ad altre economie di Paesi sviluppati”. La vera area di miglioramento per l’Italia, ha concluso, “ha a che fare con la mancanza di un approccio multi-pilastro al sistema pensionistico: in una prospettiva di medio-lungo periodo, è arrivato il momento di cercare un nuovo equilibrio, sia per le generazioni anziane, che potrebbero ancora voler contribuire al benessere più ampio del sistema Paese, sia per le giovani generazioni, che rischiano di dover pagare un conto insopportabile”.
 A tal proposito, il rapporto invita l’Italia a lavorare su quattro distinti fronti: aumentare la copertura del sistema pensionistico privato per garantire un elevato tasso di sostituzione; incrementare il tasso di partecipazione al mondo del lavoro della popolazione di tutte le età, in particolare quella in età matura; limitare l’accesso a benefit di natura previdenziale prima del pensionamento; ridurre l’ammontare del debito pubblico, che impatta direttamente sul primo pilastro pensionistico.