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Il credito al consumo torna ai livelli pre-crisi

L’espansione dei prestiti, soprattutto per beni durevoli, è stata marcata in tutta l’Area euro ma soprattutto in Italia e Spagna. Per le banche, i rischi legati alle insolvenze, però, sono maggiori in questi due Paesi

Dal 2015, il credito al consumo è aumentato a un ritmo notevole nell’Area euro, secondo quanto ha verificato un recente studio di Banca d’Italia. Nel corso del 2018, dicono da via Nazionale, il tasso di crescita annuale ha superato il 7% ed è stato molto simile a quello osservato nel 2005-06, cioè il biennio appena precedente all’inizio della crisi finanziaria. Questa espansione è comune ai principali Paesi dell’Area euro, cioè oltre all’Italia, la Francia, la Germania e la Spagna. L’espansione è stata ancora più marcata in Italia e Spagna (rispettivamente 9% e 13% al dicembre 2018), sebbene in questi due Paesi il tasso di crescita sia inferiore rispetto a quello del periodo precedente la crisi. In tutti i mercati analizzati, l’espansione del credito al consumo è stata trainata principalmente dalla domanda, in particolare per la spesa di beni durevoli.


Un business prociclico 

Il miglioramento delle condizioni dell’offerta di credito ha avuto un ruolo però più decisivo solo in Italia e in Spagna, dove la stretta creditizia è stata di gran lunga più forte durante le passate crisi. In questi due Paesi, dove i tassi di interesse sono più alti che in altri Paesi dell’area dell’euro, le banche hanno anche aumentato la quota dei prestiti al consumo rispetto al totale dei prestiti concessi al settore privato. In particolare, in Italia il credito al consumo è aumentato rapidamente soprattutto tra le banche con una migliore qualità degli attivi. Bankitalia fa notare come questo settore sia fortemente prociclico: cioè va bene quando va bene l’economia. Negli ultimi anni di crescita economica, i nuovi prestiti al consumo sono aumentati molto più dei consumi delle famiglie in tutti i Paesi analizzati. In Eurolandia, il rapporto tra nuovi prestiti e consumi delle famiglie è salito al 4,6% nel settembre 2018: questa tendenza è stata più pronunciata in Spagna, mentre per l’Italia, nel settembre scorso, il valore era simile a quello osservato nel 2008, cioè oltre il 5%.


Diminuisce il rischio di tasso 

I rischi derivanti dall’espansione del credito al consumo sono stati mitigati da tre fattori: la sua minore incidenza rispetto ai mutui; il debito totale delle famiglie e il reddito disponibile. I dati mostrano che il credito al consumo dell’Area euro in percentuale al debito delle famiglie raggiungeva circa il 10% nel 2018. In Italia, tuttavia, era il doppio (circa il 20%) poiché i mutui sono meno diffusi che in altri Paesi dell’euro. La nota positiva, anche per l’Italia, è che l’esposizione al rischio del tasso d’interesse sta diminuendo grazie a una maggiore quota di contratti a tasso fisso.


Pesano le insolvenze 

Guardando però al rapporto tra gli Npl delle banche e il credito al consumo si scopre che la qualità del credito italiano non è così elevata perché nel nostro Paese, così come in Spagna, la percentuale di insolvenze è più elevata rispetto alla media dell’Area euro. Anche se non sono disponibili informazioni comparabili tra i diversi Paesi, alcuni dati che si riferiscono solo ai bilanci consolidati delle banche principali mostrano come il rapporto tra Npl e credito al consumo sia diminuito dal 10% nel 2014 a circa il 7% negli ultimi anni. Nel nostro Paese, tuttavia, c’è una chiara tendenza verso la concessione di credito al consumo a famiglie più abbienti, più in grado, quindi, di far fronte al debito: questa tendenza ha contribuito in parte alla riduzione del rapporto tra indebitamento e credito al consumo. In conclusione, chiosa il lavoro di Banca d’Italia, anche se la spesa delle famiglie per beni durevoli e i prestiti utilizzati per acquistarli è altamente prociclica, una buona parte delle famiglie italiane colpite da problemi economici è stata in grado, in passato, di limitare il crollo dei propri consumi.