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Previdenza, italiani confusi e preoccupati

La sesta edizione dell’indagine campionaria del Mefop fotografa un Paese frastornato dalle continue riforme del sistema previdenziale: tenere il passo di una normativa in continua evoluzione appare quasi impossibile. Il risultato è che, secondo molti, le istituzioni pubbliche non saranno in grado di soddisfare i bisogni di protezione dei cittadini

È ormai dal 1995 che il legislatore italiano mette mano, più o meno periodicamente, al sistema previdenziale. In principio fu la rivoluzione copernicana della legge Dini e il passaggio al metodo contributivo, poi venne la legge Fornero, ora la quota 100. Ripercorrere la storia recente dell’assetto pensionistico italiano significa porsi davanti a una lunga sequela di interventi normativi volti a garantire, oltre che una certa equità sociale, la stabilità di un sistema che risulta minato alle sue fondamenta da cicliche crisi economiche e da un andamento demografico sfavorevole. Difficile dire se cotanto sforzo sarà al fine ripagato. L’unico risultato raggiunto finora, se così lo si può definire, è che nessuno (o quasi) sembra più capirci niente. Secondo i risultati della sesta edizione dell’indagine campionaria del Mefop, appena il 28% di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 sa che non andrà in pensione con il sistema retributivo. Nel 2012, giusto per avere un’idea, erano il 42%.
Realizzata a febbraio su un campione di 2.000 lavoratori dipendenti, l’indagine fotografa un Paese confuso, forse frastornato proprio dalla continua evoluzione normativa del sistema pensionistico. Il 30% della popolazione non sa cos’è e come funziona il sistema contributivo, il 23% è ancora convinto che l’assegno previdenziale sarà calcolato sulla base degli ultimi stipendi percepiti.

L’incertezza diventa preoccupazione
Insomma, poche idee ma confuse. Che sfociano poi in una sostanziale incertezza e sfiducia, più o meno giustificata, verso le capacità delle istituzioni pubbliche di mantenere le promesse di un tempo. L’87% della popolazione, stando ai risultati dell’indagine, non pensa che il sistema previdenziale potrà soddisfare i suoi bisogni di protezione (gli ottimisti si fermano al 4%). Lo stesso avviene in ambito sanitario, con il 73% degli intervistati che non ritiene più in grado il sistema sanitario nazionale di rispondere alle esigenze di una popolazione in progressivo invecchiamento.
Già, perché l’allungamento della speranza di vita, un tempo relegato alle statistiche dei demografi, è ormai sotto gli occhi di tutti. E porta con sé, com’è inevitabile, anche qualche preoccupazione. Malattia e non autosufficienza si pongono fra i principali timori degli italiani (38%), sostanzialmente al livello di imprevisti come la perdita del lavoro (39%) e la maturazione di una pensione inadeguata (39%). In linea con quanto emerso, anche l’eventualità di doversi occupare di genitori non autosufficienti diventa fonte di preoccupazione: ferma al 2% della popolazione nel 2015, ora è balzata al 16%.

La risposta del sistema privato
In questo contesto, non stupisce che l’attenzione verso il sistema privato stia crescendo. Il 23% della popolazione si propone di sottoscrivere un piano pensionistico integrativo per garantirsi un reddito adeguato al proprio stile di vita una volta uscito dal mercato del lavoro. Un altro 19% dice di voler aderire a un fondo sanitario complementare. Parole che al momento si fermano alle buone intenzioni. Anche perché restano ostacoli a un pieno e più ampio sviluppo del settore. Il freno principale resta quello economico, con il 40% della popolazione, in crescita rispetto al 28% del 2015, che afferma di non riuscire a risparmiare.
La risposta del settore privato sta comunque arrivando. Il 72% degli iscritti a forme di previdenza complementare si dice abbastanza o molto soddisfatto della propria scelta, con punte dell’81% per i fondi aperti e 79% per i fondi chiusi. Particolarmente apprezzati sono i risultati finanziari raggiunti (44%), così come la chiarezza delle informazioni (39%), la competenza (28%) e la disponibilità (19%) del personale.