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Stranieri in Italia, 2 milioni in più dal 2007

Nei prossimi cinquanta anni si stimano 14 milioni di residenti provenienti dall’estero. Preoccupa la capacità del Paese di integrare i nuovi arrivati

Dati contrastanti che si prestano ad opposte interpretazioni. L’edizione 20017 del Dossier statistico immigrazione, curato dal Centro studi e ricerche Idos e dal Centro studi Confronti, da una parte punta il dito contro il clamore mediatico che sembra ingigantire l’impatto dei flussi migratori nel Paese, dall’altro sforna dati che dimostrano il decisivo cambiamento etnico in Italia. 

Al 31 dicembre 2016 il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia (5.047.028) è aumentato di appena 20.875 persone rispetto al 2015. Il dato è in buona parte spiegato dal numero di acquisizioni della cittadinanza italiana. Tuttavia, l’archivio dei permessi di soggiorno ne attesta 206.866 in più, costituiti soprattutto da nuovi arrivati, ancora in attesa di essere registrati come residenti. Tenuto conto del divario tra arrivi regolari e registrazioni anagrafiche, che riguarda anche i cittadini comunitari, la stima della presenza straniera regolare complessiva è secondo il Dossier di 5.359.000 persone. Un dato che corrisponde al numero di italiani all’estero, pari a 5.383.199 secondo le anagrafi consolari (aumentati di oltre 150 mila unità rispetto al 2015). Il Dossier stima tuttavia che complessivamente nel 2016 siano espatriati almeno 285.000 italiani. 

Tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera residente in Italia è aumentata di 2.023.317 unità e nel solo 2016 sono state 262.929 le persone registrate in provenienza dall’estero. Intanto, gli arrivi in Italia via mare sono passati dai 153.842 del 2015 ai 181.436 del 2016 (+17,9%) e le richieste d’asilo, secondo Eurostat, da 84.085 a 122.960 (+46,2%). Secondo i dati Unhcr, l’Italia si colloca a livello mondiale subito dopo la Germania, gli Stati Uniti, la Turchia e il Sudafrica per domande d’asilo ricevute. In particolare tra gli sbarcati, i minori non accompagnati sono stati 25.843, mentre sono 6.561 quelli che, censiti, si sono poi resi irreperibili. 


L’Italia multietnica

Sono poco meno di 200 le nazionalità degli stranieri residenti in Italia. I cittadini comunitari sono il 30,5% (1.537.223, di cui 1.168.552 romeni, che hanno in Italia il loro maggiore insediamento), mentre 1,1 milioni provengono dall’Europa non comunitaria. Africani e asiatici sono, rispettivamente, poco più di 1 milione. Solo 13 Paesi hanno più di 100.000 residenti: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India, Moldavia, Bangladesh, Egitto, Pakistan, Sri Lanka e Senegal.
Le previsioni demografiche: 14 milioni di residenti stranieri entro 2065
Lo scenario tra il 2011-2065 mostra come ipotesi più probabile (scenario mediano) 300 mila ingressi netti annui dall’estero all’inizio del periodo e 175 mila alla fine. Nel corso di questo mezzo secolo la dinamica naturale sarà negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e quella migratoria sarà positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi e 5,9 milioni di uscite). Complessivamente, la popolazione residente resterà sui 61,3 milioni, ma sarà molto diversa la sua composizione: l’incidenza degli over65 sfiorerà il 33%, si ridurranno i minori e le classi di popolazione in età lavorativa, aumenterà l’incidenza degli stranieri. Alla fine del periodo potranno essere 14,1 milioni i residenti stranieri e 7,6 milioni i cittadini italiani di origine straniera: nell’insieme più di un terzo della popolazione. Secondo il Dossier, alla luce dei flussi migratori, a preoccupare maggiormente dovrebbe essere la scarsa capacità dell’Italia di attrarre e integrare i cittadini dall’estero.