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Investimenti, paura della volatilità? Attenzione a questi 10 temi

Al Salone del risparmio di Milano David Kelly e Karen Ward, entrambi di JP Morgan, hanno tracciato uno scenario su ciò che potremo aspettarci nel 2018

Dopo un 2017 terminato con il vento in poppa, i mercati nel 2018 stanno tornando a conoscere la volatilità. Sono numerosi gli elementi da guardare per provare a capire quali possibili sviluppi ci potranno essere nell’anno in corso. Mercoledì 11 aprile, nel corso del Salone del risparmio di Milano, sono stati individuati e analizzati 10 macro-temi da tenere sotto osservazione. A commentarli, due esperti di una delle più grandi banche d’affari mondiali, JP Morgan: Karen Ward, chief market strategist per Europa e Uk, e David Kelly, chief global stategist. Ecco le loro osservazioni in risposta ad altrettante domande.

1. Il populismo influenzerà i mercati nel 2018? Karen Ward: “Il populismo è una reazione a una dinamica mondiale in cui la torta economica non sta crescendo in maniera abbastanza veloce e soddisfacente per tutti. I giovani sono insoddisfatti. Molti Paesi sono in conflitto gli uni con gli altri. La soluzione? La torta dovrebbe essere più grande. E per farla crescere dovrebbero impegnarsi i governi con azioni di stimolo. I governi, però, non riescono a essere abbastanza veloci. Per questo le decisioni delle banche centrali stanno avendo ripercussioni sempre più importanti e agiscono là dove non riesce ad arrivare l’azione politica dei governi”.

2. È iniziata una guerra commerciale tra l’Occidente e la Cina? David Kelly: “Se per guerra intendiamo iniziative con un forte impatto sull’economia reale, allora la risposta è no. L’amministrazione di Donald Trump negli Usa è insolita (per usare un eufemismo) e porta instabilità, ma le pressioni dell’establishment per evitare colpi di mano del presidente sono forti. La Cina dipende dal commercio con gli Usa più di quanto gli Usa non dipendano dal commercio con la Cina. Però va ricordato che la Cina può tenere in scacco gli Usa: i cinesi posseggono un trilione di dollari di debito americano, e il presidente Xi Jinping non deve preoccuparsi delle elezioni per orientare le proprie mosse, quindi in qualsiasi momento potrebbe mettere in campo misure per contrastare eventuali iniziative americane. Io però dico: la logica ‘dazio per dazio’ può solo rendere il mondo povero. Una guerra commerciale non risolverebbe nulla. Il deficit commerciale statunitense esiste perché alla base c’è un deficit di bilancio crescente. La spesa statunitense è troppo alta, e questo non ha nulla a che vedere con i dazi, ma con l’eccessiva forza del dollaro”.

3. Quali prospettive per i mercati emergenti? Karen Ward: “Esistono buone prospettive, soprattutto per quanto riguarda la Cina. Siamo abituati a considerare quel paese come una nazione avanzata, ma in realtà esistono ancora enormi sacche di povertà. Su urbanizzazione e reddito pro capite è ancora un paese povero, per cui va considerato in pieno come mercato emergente. La Cina può crescere più del 5% nei prossimi anni. Le loro iniziative commerciali come la nuova via della seta, creano domanda. Certo, bisogna essere cauti e verificare quale potrà essere l’impatto del rialzo dei tassi messo in campo dalla Fed".

4. La tecnologia può spingere la produttività globale? Kelly: “Sarà importante la tipologia di tecnologia in cui investire. Ci sarà una crescita della produttività più vigorosa. Ma la crescita del Pil dovrà conciliare crescita della produttività e crescita del lavoro. Perché con la tecnologia si può aumentare ulteriormente il divario tra ricchi e poveri”.

5- Gli utili globali potranno crescere più velocemente? Karen Ward “Gli utili mondiali lo scorso anno hanno raggiunto alti livelli. Anche quest’anno l’azionario dovrebbe performare bene. In particolare utili negli Usa, dove la crescita degli utili sarà abbondante, così come una buona situazione potrà esserci anche nei mercati emergenti. In Europa il 2017 è stato un buon anno, ma gli analisti hanno fatto una revisione verso il basso per il 2018. Se nel mondo la crescita degli utili è attesa intorno al +10%, le attese per l’Europa sono modeste”.

6. Perché l’inflazione non riparte? David Kelly: “L’inflazione non è più un problema ciclico, ma strutturale. Le radici sono profonde. Domandiamoci perché, ad esempio, non vediamo crescere i salari: perché c’è un cambiamento nella natura stessa dell’economia e del mercato. È cambiato il potere negoziale dei sindacati, che non è più quello di un tempo. Oggi siamo nell’era della gig-economy: le persone vendono il proprio lavoro a ore. Ecco perché la crescita dei salari è lenta e non incide sull’inflazione. È una dinamica strumentale. E riguarda anche l’informazione. Una volta era solo il venditore ad avere accesso a tutte le informazioni per la comparabilità. Oggi chiunque on line può confrontare caratteristiche e prezzi dei prodotti. Così è anche il potere dell’informazione a tenere bassa l’inflazione. Quindi anche quando in Europa vedrete crescere l’occupazione, non aspettatevi che si accompagni automaticamente una crescita dell’inflazione”.

7. Con che velocità la Fed alzerà i tassi di interesse? David Kelly: “la Fed è convinta che l’occupazione e l’inflazione aumenteranno. In un contesto a rischio bolle, con i prezzi dell’immobiliare in salita e l’incognita riguardante le criptovalute la Fed vuole mettersi al riparo per tempo nell’eventualità di una nuova recessione nel 2019-2020. Pertanto la banca centrale a Jerome Powell continuerà con la normalizzazione, e potrebbe effettuare altri tre rialzi”.

8. Quali sono le previsioni per il rialzo dei tassi nell’Eurozona? Karen Ward: “La Bce non è ancora pronta per normalizzare i tassi. La crescita europea c’è, ma non è abbastanza sostenuta. L’Europa ha una grande capacità di creare posti di lavoro, ma il problema è l’inflazione. Il quantitative easing continuerà fino a fine anno. E ci sarà una pausa prolungata tra il tapering e il rialzo dei tassi. Non credo che il successore di Mario Draghi alla guida della banca centrale cambierà la guidance della politica monetaria che in questo momento ha nel mirino l’obiettivo di riuscire a bilanciare crescita e inflazione".

9. Quali saranno le migliori e le peggiori asset class del 2018? Karen Ward: “Al primo posto ci saranno le azioni, poi il credito, infine i titoli di Stato, per i quali non prevediamo un rialzo significativo nei rendimenti”.

10. La volatilità è destinata a permanere? David Kelly: “Sì, la volatilità è tornata. Ma dobbiamo considerare che è stata bassa per tutto il 2017. L’economia globale si sta comportando in maniera più stabile. Se la volatilità tornerà alla normalità i rendimenti futuri potranno essere più bassi. Ma la volatilità è a picchi e questo rende ancora più importante il ruolo della consulenza nell’intermediazione finanziaria”.