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Le minacce del nuovo anno

I barometri ufficiali segnano bel tempo, ma le aziende italiane non si sbilanciano e attendono il voto del 4 marzo. I temi sul tavolo, oltre alle elezioni di casa nostra, sono molti e gli scenari globali in cui le imprese si trovano ad operare risultano complessi e incerti. Il mondo è sempre più interconnesso: aumentano le opportunità, ma crescono anche i rischi. Questo il 2018 secondo gli esperti intervenuti al convegno promosso recentemente da Ispi

Quali sono gli scenari geo-economici per il 2018 è il primo punto del convegno tenutosi a Milano 'Il Mondo nel 2018: opportunità e rischi per le imprese italiane'. L’iniziativa promossa da Isp e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Assolombarda e Sace Simest, che ha tratto spunto anche dalla pubblicazione del Dossier di fine anno Ispi dal titolo “Il mondo che verrà: 10 domande per il 2018″.
Sono intervenuti Carlo Bonomi, presidente Assolombarda, Francesco Doveri, professore, Università Bocconi, Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore, Ispi – Istituto per gli studi di politica internazionale e Beniamino Quintieri, presidente Sace.

2017, un anno positivo
Il 2017 si è chiuso positivamente per le aziende italiane. Assolombarda ha rilevato un aumento degli investimenti privati quasi pari al 30% rispetto al picco negativo della crisi, un export in aumento su base annua dell’8%, una produzione industriale in rialzo che, rispetto a base 100 del 2010 e al minimo toccato a quota 91 a inizio 2015, si è riportata a quota 98 nello scorso dicembre. Il Pil nazionale ha chiuso l’anno con un aumento quasi doppio rispetto alle stime di un modestissimo +0,8% di inizio 2017.
“In questo contesto, il ruolo dell’Italia in Europa e dell’Europa nel mondo – ha evidenziato Bonomi - dovrebbe essere un punto fermo. Rafforzare la facilità delle nostre imprese di fare business all’interno del mercato unico e completare il percorso di integrazione dell’Unione per riuscire a far parlare la nostra economia e le nostre istituzioni con una voce sola, sono entrambe condizioni necessarie a fare emergere le eccellenze delle nostre imprese nel mercato globale”.

Un 2018 nel segno dell’incertezza

Tuttavia, secondo un’indagine condotta da Assolombarda, per quanto riguarda le previsioni 2018, il 25% delle imprese intervistate non ha voluto sbilanciarsi. Si tratta di una percentuale elevata che sottolinea il permanere di una forte incertezza delle aziende sulle performance future anche di breve termine.
“Tale indeterminatezza – ha continuato Bonomi - dovuta almeno in parte anche al ciclo elettorale, si riflette sul lavoro. In Lombardia, nei primi 10 mesi del 2017 il monte ore autorizzato di Cassa integrazione rimane superiore di un terzo rispetto al 2008, ma le ore effettivamente utilizzate sono il 41%: plausibilmente la ripresa dell'attività produttiva è consistente e sui livelli pre-crisi, ma anche in questo caso emerge un forte grado di incertezza”.

Tre fronti di instabilità per le imprese italiane
In termini di Pil, nell’ultimo triennio la crescita dell’Italia è stata superiore di oltre un punto percentuale rispetto all’Europa. Ma vicende interne al nostro Paese (a iniziare in particolare dalle elezioni del 4 marzo) e lo scenario internazionale minano la sicurezza per i prossimi mesi
Secondo Francesco Doveri dell’Università Bocconi alcuni indicatori aiutano a spiegare i motivi di questo senso di incertezza: “Il primo segnale – evidenzia - è l’inflazione sui mercati finanziari: le azioni sono meno volatili di commodity e bitcoin, ma molto più dei bond; il secondo è la preoccupazione delle imprese per la possibile fine dell’impegno della Bce come ultima istanza per aiutare i Paesi in difficoltà; il terzo è l’instabilità o lo stallo politico. E’ risaputo, infatti, che le aziende riducono i propri investimenti del 5%, soprattutto se le elezioni hanno un esito incerto, almeno temporaneamente”.

Nuovi scenari a livello mondiale
Secondo un atlante “meteo-geopolitico” elaborato da Ispi, inoltre, sul mondo oggi predomina la nebbia dell’incertezza, dall’America di Trump alla Russia di Putin, il sole sulla Cina è offuscato dai problemi nel Mar Cinese meridionale; temporali fortissimi in Medio Oriente, in Nord Africa e in Nord Corea.
“Oggi a distanza di un anno dall’insediamento di Trump – ha rilevato Magri, presidente di Ispi - vediamo che se da un lato le spinte protezionistiche Usa non hanno avuto grossi impatti sull’economia dell’Europa, l’intervento sul sistema fiscale ha visto l’Europa accusare il colpo economicamente. La riforma fiscale di Trump ha reso decisamente meno competitive le imprese europee, l’Italia più degli altri”.
A tutto ciò si aggiunge l’elevazione del presidente Xi Jinping a leader indiscusso di una Cina sempre più potente e pronta ad approfittare del vuoto lasciato dagli Usa: situazioni che obbligheranno l’Europa e i singoli Stati a cambiare approccio nelle trattative commerciali con i Paesi emergenti.

Bene l’export, ma attenzione a gestire i rischi
Nel 2017 l'export italiano ha raggiunto quota 450 miliardi di euro, con una crescita intorno all'8%. La spinta arriva soprattutto dai mercati emergenti e da settori “non convenzionali” per il made in Italy, come la chimica farmaceutica. Si prevede un anno ancora positivo per le nostre esportazioni grazie alla ripresa degli investimenti a livello globale e a una maggiore domanda proveniente dalle principali economie emergenti.
“Tuttavia - ha commentato Beniamino Quintieri, presidente di Sace - lo scenario in cui si muoveranno le imprese italiane rimane complesso e caratterizzato da elementi di potenziale instabilità: tensioni geopolitiche diffuse con gli Stati uniti impegnati a giocare un ruolo chiave; fenomeni di violenza politica estesi anche oltre l’area mediorientale; elevati livelli di indebitamento e incertezze sulla ripresa del ciclo delle commodity che aumenteranno il divario tra Paesi emergenti e avanzati. Diventa quindi sempre più cruciale un salto di qualità nella conoscenza e gestione dei rischi da parte delle imprese.