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La lotta alle infezioni comincia dall’igiene degli ambienti ospedalieri

Le attività di controllo in ospedale rappresentano un nodo centrale per garantire la salute pubblica. Per questo è necessario individuare sistemi capaci di fare fronte alla presenza di batteri resistenti in ospedale, limitarne la diffusione rinforzando l'infection control e bloccare la diffusione del contagio

Le infezioni correlate all’assistenza (Ica) mietono più vittime degli incidenti stradali: si calcola che le infezioni contratte in ospedale colpiscano circa 300 mila pazienti e abbiano una mortalità compresa tra i 4.500 e i 7.000 casi l’anno. Durante il ricovero in ospedale, la percentuale di pazienti che contrae un’infezione è oggi il 7-10%. Nella maggior parte dei casi queste sono causate da batteri multi-resistenti agli antibiotici, in grado di sopravvivere all’azione dei farmaci. E in Italia l’antibiotico-resistenza di colloca tra le più elevate in Europa. 

Il controllo delle infezioni contratte in ospedale rappresenta dunque un tema rilevante per la salute pubblica, non solo in Italia, ma a livello globale, con un impatto sulle organizzazioni e sulla salute di coloro che ne sono colpiti. Se questa tendenza non si inverte, si calcola che nel 2050 i morti potrebbero essere circa 10 milioni, superando i decessi per tumore con costi esorbitanti per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Per gli esperti è decisivo individuare nuovi sistemi capaci di fare fronte alla presenza di batteri resistenti in ospedale, limitarne la diffusione rinforzando l'infection control e bloccare la diffusione del contagio. 

Diversi studi sia a livello nazionale che internazionale hanno dimostrato il nesso tra contaminazione ambientale e infezioni ospedaliere. Per questo Copma Scrl di Ferrara, impresa specializzata nel settore dell’igiene presente sul mercato dal 1971, da anni investe in Innovazione e Ricerca nel campo della Sanificazione degli ambienti collaborando con prestigiose Università.
Copma Scrl ha sviluppato un nuovo sistema di Sanificazione denominato Pchs, capace di garantire bassi e stabili livelli di germi patogeni presenti sulle superfici nosocomiali; in sostanza maggiori livelli di igiene nel tempo. Diverse ricerche scientifiche svolte dal Centro Ricerche Cias dell'Università di Ferrara e da altre prestigiose Università, hanno verificato che questa nuova tecnica contrasta efficacemente la crescita dei batteri patogeni e dei superbatteri, riducendo di fatto fortemente il rischio di contrarre infezioni.


Abbiamo chiesto a Mario Pinca, amministratore delegato di Copma, in cosa consiste l’innovazione del sistema Pchs? 

Non si tratta semplicemente di pulire degli ambienti, ma di produrre igiene; l’igiene è il nuovo paradigma per misurare, con la lotta selettiva ai germi patogeni, la salute degli ambienti. Il Pchas è un Sistema complesso di fattori interagenti che va dalla specifica tecnica di attivazione della competizione biologica, all’utilizzo di speciali ed esclusivi panni in microfibra, a personale formato e specializzato, al governo del ciclo di produzione con supporto informatico ACC. A questo si aggiunge il controllo con indicatori microbiologici per assicurare lo standard Pchs relativo alla riduzione dei patogeni. Tutto ciò significa il salto culturale da pulizia a igiene.


Quali sono i vantaggi verificati del sistema Pchs rispetto ai sistemi tradizionali?

I vantaggi, supportati da evidenza scientifica internazionale, sono diversi: diminuisce fino ad essere annullata la popolazione microbica portatrice di geni di farmaco resistenza; stabilizza i livelli di igiene (90% in più rispetto ai detergenti e disinfettanti tradizionali) ; riduce i costi di pulizia a parità di prestazioni e condizioni e l'impatto ambientale (minore quantità di rifiuti materiali, minor impiego di prodotti chimici pericolosi e minore utilizzo di risorse energetiche ed idriche). 


Quali sono le strutture ospedaliere che già utilizzano questo sistema?

Da diversi anni abbiamo implementato il sistema Pchs in molte strutture Sanitarie ed Ospedaliere pubbliche e private; tra queste ad esempio l’Ospedale Universitario di Ferrara e l’Ospedale Regionale di Treviso.
Come avete affrontato il tema della sicurezza nell’uso di microrganismi?
Non ci siamo limitati alla letteratura che definisce apatogeni i microrganismi che utilizziamo, così come non ci siamo limitati alle certificazioni di non nocività definite dagli enti internazionali preposti; è stato dimostrato, sempre attraverso la ricerca scientifica, che su oltre 49.000 esami colturali nessuno episodio infettivo è riconducibile ai microrganismi del Pchs; altrettanto importante è stata la dimostrazione della stabilità genetica dei microrganismi Pchs, ovvero non cedono né acquisiscono geni di resistenza. 


Il sistema c’è. Cosa manca quindi?

Auspichiamo che il Piano di Prevenzione e controllo delle Ica, parte integrante del Piano Nazionale di Contrasto dell’antibiotico-resistenza, recepisca le innovazioni che possono già ora contrastare efficacemente le Ica. Ad esempio la ricerca multicentrica SAN ICA sulla riduzione delle infezioni con il Sistema Pchs (che ha coinvolto 5 Università e 7 Ospedali) fornisce già delle risposte concrete per quanto riguarda la salubrità degli ambienti e la riduzione delle infezioni. In questo quadro serve tuttavia non solo la divulgazione scientifica ma anche un nuovo approccio culturale affinché l’innovazione sia recepita dalle autorità preposte (sia sanitarie che di committenza). La gestione del rischio clinico richiede appropriatezza sia delle cure che della prevenzione per assicurare il diritto alla salute del cittadino-paziente; nella filiera della salute l’igiene degli ambienti rappresenta un tassello fondamentale per una efficace azione preventiva.