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La pensione dei professionisti

L’Adepp fotografa il settore delle casse professionali: crescono gli iscritti, ma non mancano i rischi

Luci e ombre nell’annuale fotografia scattata dall’Adepp, l’associazione degli enti previdenziali privati, al settore delle casse previdenziali dei professionisti. Un rapporto, ha precisato il presidente Alberto Oliveti, “che non nasconde i problemi, ma sottolinea le cose positive senza tralasciare le criticità che emergono”.  E i punti critici, stando ai dati della pubblicazione, non mancano. A cominciare da un andamento demografico ed economico che, accompagnandosi anche alle dinamiche tipiche dell’innovazione tecnologica, rischia di avere seri impatti sulle pensioni di domani dei professionisti.

Nel 2016 il numero di iscritti si è attestato a quota 1,5 milioni di iscritti, in crescita del 22% negli ultimi dodici anni. Un elemento positivo, quest’ultimo, a cui fanno da contraltare tanti campanelli dall’allarme. Come un’età media che cresce costantemente e che arriva ora a 47,6 anni: i minori di quarant’anni scivolano al 28,9% dal 40,8% del 2005. Preoccupa anche il reddito, fermo a quota 33.750 euro e in flessione del 2,73% rispetto a quanto registrato dodici anni fa: una tendenza che è parsa rallentare negli ultimi anni, appiattendosi sui livelli del 2013, ma che rimane comunque lontana dagli oltre 38.000 euro del 2008. 

Le entrate contributive aumentano a 9,8 miliardi di euro, in crescita dell’81% negli ultimi dodici anni. E aumenta anche il numero di prestazioni (+41%), trascinandosi dietro un rialzo del 68% nel valore degli importi erogati: in termini assoluti, si tratta di ben sei miliardi di euro distribuiti fra 479.000 prestazioni. 

Numeri di un settore attualmente solido, ma che rischia di scontare in futuro cicli economici e demografici che, come abbiamo appena visto, appaiono poco sostenibili nel lungo termine: il ricambio nelle professioni procede a rilento, e i redditi attuali non sembrano adeguati ai livelli del passato.

Insomma, l’attenzione resta alta. L’Adepp non nasconde le difficoltà, facendo emergere ostacoli che, se rimossi, potrebbero consentire un più fluido sviluppo del settore. Il primo punto riguarda le fake news, notizie false che, pur non comportando un danno diretto al comparto, possono creare un alone di incertezza che non favorisce l’intero settore. “L’Inpdai – ha commentato Oliveti – non fa parte del perimetro delle casse di previdenza privatizzate, non ne ha fatto mai parte”. E quando se ne sottolineano le difficoltà, “si parla di un ente che non rientra nel perimento dell’Adepp”. C’è poi tutto il fronte caldo del controllo e della vigilanza, argomenti su cui, secondo molti, l’associazione glissa per evitare verifiche eccessive. “Non è così, Noi vogliamo che il controllo e la vigilanza sia coerente con la missione che ci è stata assegnata”, ha smentito Oliveti. “l controllo e la vigilanza – ha aggiunto – devono essere finalizzate ad appurare che si eserciti correttamente”. A patto, ha precisato, che venga concessa alle casse “autonomia gestionale, contabile e amministrativa, come previsto nelle leggi di privatizzazione”. Infine, il nodo della tassazione: “Siamo tassati come cittadini, come privati e come pubblici”, ha fatto notare Oliveti. “Comprendiamo tutti che la situazione del Paese è critica e che parlare di defiscalizzazione zero sia un obiettivo non perseguibile, ma è importante delineare un quadro temporale, considerarla una situazione transitoria”, ha concluso Oliveti auspicando una revisione della disciplina fiscale.