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Adolescenti e rischi: quale evoluzione?

La ribellione è una delle forme con cui i giovani cercano una propria autonomia dal contesto in cui vivono e negli anni si è manifestata in forme differenti. L’uso del web, e in particolare dei social, si manifesta oggi come una forma di auto-affermazione, che deve essere però supportata da un’adeguata consapevolezza dei rischi connessi

I giovani adolescenti vivono una condizione di cambiamento unica ed essenziale per lo sviluppo personale futuro, considerando però che l’“adolescenza”, nel contesto culturale occidentale, è un concetto di recente sistematizzazione.
La comprensione che l’età adolescenziale sia un periodo delicato e molto importante per il futuro stesso delle persone è una tematica che è andata emergendo in seguito al riconoscimento di alcune caratteristiche peculiari di questo momento di crescita.
Si pensi, ad esempio, allo scontro aperto fra giovani e adulti durante gli anni ‘60 e i momenti di contestazione, che hanno portato ad una acuta frattura fra due gruppi generazionali contrapposti per nuove idee, visioni e sistema valoriale di riferimento.
È proprio sulla scala di questi nuovi valori che si sono poi dibattute le altre forme alternative di protesta e rivendicazioni, che hanno visto anche un collocamento politico delle stesse posizioni espresse da questi giovani.
Definendo l’adolescenza come un momento di cambiamento e di passaggio dall’infanzia all’età adulta, essa diventa soggetta a una serie di vulnerabilità tipiche, come l’incertezza identitaria, un senso di appartenenza da rivalutare sulla base delle esperienze pregresse e delle aspettative future, una confusa definizione delle situazioni interpretate sulla base di sentimenti e componenti emotive che devono ancora trovare una loro adeguata forma di gestione.

Ribellione è distinzione

Per questo, nell’ampia letteratura sviluppata in questo ambito, molto spazio è stato concesso ai rischi tipici e potenziali di questa particolare età della vita. A questo proposito ci sono delle tappe storiche, che si possono evidenziare in rapporto alle differenti tipologie di rischio: droghe e alcool hanno avuto un ruolo fondamentale nell’età adolescenziale soprattutto fra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘80; mentre durante gli anni ‘90 in Europa, e in particolare nei paesi anglosassoni e nordici, si è assistito ad un progressivo spostamento verso l’abuso di alcool da parte di adolescenti e anche pre – adolescenti.
Si è preso atto quindi di uno spostamento dei rischi corsi dai ragazzi per reazione allo status quo, utilizzando quelle che tradizionalmente sono considerate sostanze illegali o nocive o promuovendo comportamenti di bullismo nei confronti di altri ragazzi, per giungere all’esposizione verso rischi che mettono in pericolo l’intero equilibrio psico – fisico della persona.
È questo per esempio il caso dell’utilizzo della rete e di alcune piattaforme social per scopi discriminatori, atti di cyber bullismo o per la diffusione del nuovo fenomeno Blu Whale, attraverso il quale, mettendo in atto forme diverse di manipolazione e persuasione, si vuole portare il giovane al suicidio in cinquanta mosse. Quest’ultimo fenomeno è stato duramente discusso, in quanto solo pochi casi sono stati confermati dalle indagini: in Italia le attività investigative sono ancora in corso per comprendere se realmente esistono e come operano questi gruppi virtuali, che spingono al suicidio i ragazzi che vi entrano in contatto, mediante una sfida che sale di livello fino all’ultimo stadio, rappresentato dal suicidio del giovane. 


Web: la terza via della socializzazione

Rimane essenziale da affrontare il tema delle diverse forme di violenza che stanno diventando sempre più tipiche di questa età di passaggio per una serie di motivazioni: la prima riguarda le differenti modalità di socializzazione familiare, e quindi il contesto familiare nel quale il ragazzo cresce - anche se alcune importanti distinzioni sarebbero da prevedere caso per caso -. La seconda riguarda i processi di identificazione e appartenenza ad un gruppo esterno rispetto alla famiglia: il gruppo di amici sta avendo sempre più un ruolo preponderante nell’assunzione di atteggiamenti “a rischio” o nell’uso spesso non adeguato delle piattaforme online. Il terzo motivo, direttamente collegato al precedente, vede una nuova terza forma di socializzazione che riguarda il rapporto che i ragazzi instaurano fra loro e la rete. Questa terza via sta assumendo negli anni sempre più una conformazione ibrida nei modi di stabilire relazioni sociali e di svilupparle nel mondo online. Ancora di più, la maggiore preoccupazione risiede nel grado di esposizione al rischio, che richiede quindi una profonda attività di conoscenza dei ragazzi e degli aspetti che potrebbero favorire tali tipi di comportamenti. 


Attivare un equilibrato rapporto con la rete

In questo contesto si aprono quindi una serie di riflessioni essenziali per poter meglio definire quali tipologie di rischio potrebbero o meno influenzare la vita degli adolescenti in questi anni di trasformazione.
Una prima nota riguarda la comprensione della relazione che si instaura con una piattaforma online, che va intesa come strumento e non come fine ultimo di un processo comunicativo; anche le finalità del messaggio dovrebbero essere adeguate al mezzo comunicativo.
Un secondo spunto di riflessione attiene agli incontri virtuali, che è possibile fare online e quindi alle potenziali dinamiche di persuasione e manipolazione veicolate proprio attraverso l’uso della rete. Ciò che è importante evidenziare per questa tematica è la necessità di in–formare i giovani rispetto ad alcune dinamiche relazionali, che possono sfociare in forme manipolatorie e/o vessatorie. Questo è inoltre vero sia per la demonizzata rete e i canali social, quanto per la vita reale. 


Serve un nuovo pensiero educativo

Il tema ci porta all’ultima evidenza di questo ragionamento e ad una domanda fondamentale: è possibile prevenire certe forme di discriminazione o violenza fra i giovani?
Una domanda difficile, ma che prevede una risposta con connotazione positiva, se si considerano gli adolescenti come il prodotto dell’insieme delle pratiche educative e formative messe in atto sin dalla loro prima infanzia: diventa quindi importante un ripensamento circa le modalità educative e i valori che vengono trasmessi ai giovani, puntando sempre più l’attenzione alle dinamiche di socializzazione che nell’attuale momento storico sono sempre di più agite da persone o canali “altri” rispetto al ristretto gruppo familiare.
Un nuovo pensiero deve quindi farsi largo, per l’interpretazione circa i rischi reali e i loro effetti ai quali gli adolescenti di oggi possono essere potenzialmente esposti.