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Pmi, la crescita non migliora l’accesso al credito

L’89% dei finanziamenti alle piccolo e medie realtà arriva ancora dalle banche: ma è sempre più difficile. Intanto si affacciano le fintech, pronte ad espandere le proprie nicchie di mercato

In un contesto di crescita consolidata, la principale criticità per le Pmi resta l’accesso al credito. È quanto ha ribadito Asseprim, la federazione nazionale delle aziende dei servizi aderente a Confcommercio.
Nel 2017 l’Italia crescerà dell’1,6% secondo la recente revisione al rialzo dell’Ocse (per il Governo 1,5%): un risultato che, nonostante sia ai massimi dall’inizio della crisi, si pone sotto i livelli della media europea +2,3% e di quella statunitense, 2,2%.
Secondo Asseprim, le Pmi italiane, che occupano il 79% dei lavoratori, potrebbero contribuire di più alla ricchezza del Paese se potessero accede ai finanziamenti con più facilità. Senza credito, le Pmi non possono investire e innovare, azioni fondamentali per incrementare la produttività, elevare qualità e quantità del capitale umano e affrontare al meglio la digitalizzazione.
“La contrazione dell’offerta di credito – si legge nella ricerca di Asseprim – è evidente se si considera che prima della crisi, per ogni 100 euro di raccolta, le banche ne destinavano 1200 a impieghi; oggi per gli stessi 100 euro le banche ne immettono sul mercato come impieghi appena 800”.
Tuttavia questo disimpegno degli istituti, a fronte di una domanda non soddisfatta, apre le porte a nuovi finanziatori. Le Pmi sono ancora troppo legate al credito bancario: ben l’89% del loro fabbisogno arriva dalle casseforti degli istituti.


Fintech, un prestito in 72 ore 

Ma la situazione non è così immobile come si creda. Per esempio, in questi anni, stanno emergendo soluzioni alternative come il Socially responsible investing, cioè la cosiddetta finanza etica, e soprattutto le fintech che, dicono da Asseprim, “si posizionano su nicchie di business tradizionalmente bancario non più opportunamente presidiate”.
Le Pmi nelle fintech apprezzano la maggior “semplicità” e “rapidità” rispetto al canale bancario tradizionale, nonché un pricing più competitivo: non è raro, riportano gli operatori, ricevere un prestito in 72 ore.
Tra i nuovi strumenti si stanno facendo strada il peer to peer lending, l’invoice trading, il direct lending, il crowdfunding e il dynamic discounting, che funziona attraverso una piattaforma IT, in cui il cliente propone al fornitore un pagamento anticipato in cambio di uno sconto sul valore nominale della fattura proporzionale ai giorni di anticipo.
Le Pmi che intendono investire in innovazione, sostiene Asseprim, devono “imparare a conoscere i nuovi strumenti che assicurano accessi alternativi al credito e alla gestione del rischio, e di attrezzarsi per rispondere in modo adeguato alle nuove modalità di valutazione, come ad esempio la social reputation, che questi strumenti adottano per selezionare chi è meritorio rispetto all’erogazione di credito”.