un-fondo-pubblico-di-previdenza-complementare

Un fondo pubblico di previdenza complementare

Il progetto del presidente dell’Inps, sentito recentemente alla Commissione Sanità e Lavoro del Senato, potrà consentire di integrare i futuri assegni previdenziali e di sostenere l’economia reale in Italia

Pasquale Tridico rispolvera l’antico progetto di un fondo pubblico di previdenza complementare. Sentito recentemente in audizione alla commissione Sanità e Lavoro del Senato, il presidente dell’Inps ha rilanciato l’idea di un fondo pubblico a capitalizzazione e aperto all’adesione volontaria di tutti i lavoratori, amministrato dallo stesso istituto pubblico di previdenza e gestito da Cassa Depositi e Prestiti dal punto di vista finanziario. Il fondo, nelle intenzioni di Tridico, sarebbe focalizzato principalmente su titoli di Stato e infrastrutture, con il proposito dichiarato di sostenere l’economia reale in Italia e la transizione ecologica.

L’obiettivo del fondo, per usare le parole del numero uno dell’Inps, è quello di integrare i redditi dei soggetti “più lontani dalla previdenza integrativa”. Tridico, a tal proposito, ha ricordato che il settore privato della previdenza complementare coinvolge soltanto il 22% dei lavoratori, soprattutto uomini, cittadini di ceto medio-alto e residenti nell’Italia settentrionale. “L’obiettivo con cui nacque negli anni ’90 la previdenza complementare è giusto”, ha osservato Tridico, aggiungendo subito però che lo strumento, complice anche la stagnazione dei salari degli ultimi trent’anni, è diventato appannaggio soltanto di “chi detiene salari medio-alti, che hanno così aumentato legittimamente il proprio rateo pensionistico”.

Il presidente dell’Inps ha poi evidenziato che, su una raccolta complessiva di circa 275 miliardi di euro per il settore della previdenza complementare, “oltre il 70% delle risorse è investito all’estero, con uno scarso ritorno di capitalizzazione all’interno del Paese, il cui rendimento non supera quello del tfr”. Inoltre, ha aggiunto, “i costi di gestione amministrativa sono molto importanti, tanto che un rendimento lordo del 3% si riduce al netto all’1%”.

Secondo Tridico, un fondo pubblico di previdenza complementare potrebbe in definitiva allargare “la platea, sempre con adesioni facoltative, anche ai soggetti più deboli sul mercato del lavoro, giovani e donne”. E ciò anche in ragione del fatto che il fondo potrebbe essere svincolato dal rapporto di lavoro e visto come un semplice salvadanaio di risparmio a cui potrebbero contribuire anche soggetti terzi, come genitori e nonni.

Tridico ha infine sottolineato come lo strumento potrebbe garantire la giusta flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. “Il fondo – ha detto – potrebbe comunicare con il fondo obbligatorio per consentire quella flessibilità che oggi manca nel nostro sistema, tant’è che ogni anno il legislatore si esercita a introdurre quote di anticipazione: il fondo – ha aggiunto – potrebbe intervenire nel caso in cui al lavoratore manchino anni di contributi alla pensione”.