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Inondazioni e alluvioni: “atti di Dio” o incuria umana?

I danni causati da questi fenomeni sono tra quelli che hanno maggiormente interessato l’Europa e il nostro Paese. Per secoli abbiamo alterato le leggi che regolano l’ambiente in cui viviamo, impedendo alla natura di svolgere il suo compito equilibratore. I costi associati alla nostra azione sconsiderata sono immensi

I cambiamenti climatici generati dall’aumento delle emissioni dei gas serra e, conseguentemente, dall’innalzamento delle temperature medie dell’habitat, hanno causato un gran numero di eventi catastrofali, che hanno colpito le più diverse zone del pianeta.
Tra questi, i danni causati da inondazioni e alluvioni sono quelli che hanno maggiormente interessato l’Europa e il nostro paese.
Come sappiamo, nello scorso luglio questi fenomeni hanno colpito gravemente il Belgio, i Paesi Bassi, la Germania e l’Italia stessa, mietendo vittime umane, lasciando decine di migliaia di abitanti senza elettricità e senza una casa e infliggendo danni gravissimi all’economia di questi paesi: il conto complessivo è stato altissimo.
Altri eventi, seppure di minore gravità, hanno poi interessato il nostro continente, non ancora avvezzo alle ondate di eventi atmosferici che ciclicamente investono altre parti del mondo, come accade ad esempio alle zone tropicali, che ogni anno vengono interessate da cicloni ed uragani, per quanto gli stessi diventino sempre più violenti, sempre a causa dei cambiamenti climatici. Le immagini di un fiume d’acqua che trascinava via ogni cosa nella via più centrale di Catania, lo scorso 25 ottobre, hanno sconvolto migliaia di italiani.

Assicurazioni, definire correttamente i fenomeni
Sul piano assicurativo, sono numerosi gli interrogativi che ci poniamo, di fronte a eventi di questa gravità. Il primo, riguarda la corretta definizione di questi fenomeni, perché da essa dipende direttamente la possibilità di un intervento da parte delle compagnie di assicurazione.
I fenomeni cui abbiamo assistito, per l’ampiezza e la varietà delle zone colpite e per le diverse modalità con le quali si sono abbattuti sulle aree interessate, non sempre possono essere ricondotti nell’alveo delle definizioni previste dalle polizze assicurative e, soprattutto, nei trattati di riassicurazione che sostengono e proteggono i portafogli delle compagnie.
Sotto l’estensione di copertura denominata Alluvioni, Inondazioni e Allagamenti vengono coperti i danni causati dall’accumulo di materiale trasportato al di fuori degli argini di un fiume o di un lago, in seguito alla sua esondazione o al suo straripamento.
In pratica, la clausola copre i danni materiali e diretti causati alle cose assicurate dalla fuoriuscita dell’acqua (e di quanto da essa trasportato) dalle usuali sponde di corsi o bacini naturali o artificiali. Sono inoltre coperti i danni causati dalla presenza di acqua accumulatasi in un luogo che sarebbe normalmente asciutto, in seguito alla formazione di ruscelli o alla sua fuoriuscita da impianti idrici, igienici e termici, purché non dovuta alla rottura accidentale di questi ultimi. Solitamente, questa garanzia protegge i beni assicurati anche dalle cosiddette bombe d’acqua (o flash floods), ovvero dagli allagamenti causati da un eccesso di precipitazioni atmosferiche, verificatisi in un breve lasso temporale e dovuti all’impossibilità del suolo di drenare o assorbire l’acqua ricevuta.

Evitare problemi di comprensione

L’evento coperto viene accuratamente descritto nelle polizze di assicurazione, sia che si tratti di coperture per “rischi nominati” (ovvero quelle polizze nelle quali sono coperti gli eventi specificatamente indicati), sia che si tratti invece di polizze “all risks” (cioè quelle polizze nelle quali sono coperti tutti i danni che colpissero le cose assicurate, con la sola esclusione di quanto specificatamente escluso dalla garanzia).
Tutto ciò è mutuato dalla volontà di evitare problemi di comprensione o malintesi da parte del consumatore ed è dunque assai importante controllare che l’estensione corrisponda esattamente, o si avvicini il più possibile, a quanto l’acquirente desidera coprire.
È inoltre vitale tenere conto delle limitazioni che vengono sempre previste da parte delle compagnie, in quanto presenti nei loro trattati di riassicurazione, per evitare la possibilità di un’accumulazione del rischio corso. Vi è infatti il timore, sia per gli assicuratori che per i riassicuratori, di dover fronteggiare la possibilità che un gran numero di beni coperti venga colpito dal medesimo evento nello stesso momento: il cumulo dei danni, in questo caso, potrebbe essere tale da esaurire la capacità finanziaria della compagnia.
Le limitazioni di copertura più comunemente utilizzate per le alluvioni riguardano il limite di risarcimento, che può essere espresso in termini assoluti, ovvero con una somma specifica, oppure con una percentuale delle somme assicurate o del danno risarcibile.
Vengono inoltre pattuiti una franchigia o uno scoperto, di entità abbastanza cospicua, in base all’ammontare assicurato, da detrarre dall’importo del danno.
Bisogna infine tenere presente che, perché il sinistro venga accettato, l’evento deve essere riscontrabile su una pluralità di cose poste nelle vicinanze dei beni colpiti. Trattandosi di un evento catastrofale, insomma, è necessario che i suoi effetti colpiscano una zona abbastanza vasta, perché esso sia considerato tale.
Tornando agli eventi che hanno colpito tanto duramente il nostro ed altri paesi d’Europa, la violenza dei fenomeni riscontrati può aver determinato qualche incertezza nell’attribuzione di questo o quel danno nell’ambito delle definizioni previste. Ad esempio, è possibile che taluni eventi siano piuttosto attribuibili ad un fenomeno definito come Sturmflut o Storm Surge.
Si tratta del fenomeno causato dall’improvviso innalzamento del livello dell’acqua lungo la linea costiera, che si verifica generalmente in seguito ad un ciclone tropicale o ad un uragano e dobbiamo ricordare che le inondazioni che abbiamo osservato nei mesi scorsi sono state da più parti assimilate a questo tipo di eventi e che una delle caratteristiche tipiche dei fenomeni causati dai cambiamenti climatici consiste nella migrazione di eventi solitamente riferiti alle zone tropicali, in parti del mondo ove gli stessi non sono considerati frequenti.
In uno sturmflut l’ondata viene provocata principalmente dai forti venti che soffiano sulla superficie del mare, spingendo l’acqua in direzione della terraferma e causando un rapido aumento del suo livello. Quest’azione si combina con quella originata dall’area di bassa pressione associata all’uragano, che si stima sia pari a circa 10 mm di innalzamento del mare per ogni millibar di caduta della pressione atmosferica, ed a quella delle forti piogge che si abbattono sull’area interessata, che possono superare i 300 millimetri in sole 24 ore.
L’effetto di queste ondate è diverso dalle normali correnti causate da una tempesta. Anche se le onde di superficie provocano movimenti d’acqua abbastanza irrilevanti in mare aperto, esse possono causare spostamenti d’acqua molto significativi quando si infrangono sulla costa. Le particelle d’acqua in movimento verso la riva acquistano infatti un notevole slancio e possono risalire su una riva in pendenza per un’altezza assai superiore a quella che le onde avevano prima di infrangersi sulla costa.
La forza dell’ondata dipende anche dal profilo batimetrico del fondale: una linea costiera che degrada prima dolcemente e poi rapidamente in profondità, creando una specie di alto gradino sott’acqua, può produrre onde molto più alte e distruttive.
Si tratta in pratica di una fortissima mareggiata combinata con un’alluvione, in grado di penetrare profondamente nelle zone costiere, causando morte e distruzione.
Oltre che nelle aree tropicali, che sappiamo essere tipicamente esposte ad uragani e cicloni, questi fenomeni sono comuni nel Nord Europa, in particolare nelle coste settentrionali della Germania, in Olanda e in Danimarca. La loro capacità distruttiva è tristemente nota alle popolazioni locali e la letteratura sui danni causati è assai ampia e risale indietro nei secoli.

Quello che accade in Italia e nel resto d’Europa

L’ingente numero di vittime causate da questi fenomeni ha spinto i governi locali ad attuare, nel corso degli anni, importanti misure di prevenzione, come l’erezione di dighe e argini di piena. Ma ciò che più conta è che questo rischio è considerato come non assicurabile e l’esclusione dei danni da sturmflut è condizione tipica nei mercati dei paesi del nord Europa.
Nei Paesi Bassi poi, a causa della particolare conformazione fisica del paese, sono quasi sempre esclusi tutti i danni assimilabili alle alluvioni e inondazioni e dunque c’è da chiedersi se e in quale misura le compagnie di assicurazione e di riassicurazione siano state effettivamente coinvolte nell’indennizzo degli eventi di cui abbiamo parlato.
Insomma, questo genere di eventi è quasi sempre escluso dai trattati di riassicurazione, che hanno una portata internazionale, rispetto alle condizioni prestate dagli assicuratori locali.
È dunque possibile che in mercati come il nostro, ove l’eventualità che si verifichi uno sturmflut non è tenuta in considerazione, le compagnie assicuratrici si trovino scoperte da riassicurazione, qualora la definizione dell’evento coincida con quella dello sturmflut stesso.
In Italia, inoltre, bisogna considerare la scarsa penetrazione che l’assicurazione degli eventi catastrofali ha nel mercato assicurativo.
Le alluvioni fanno parte delle cosiddette calamità naturali e sono considerate eventi catastrofici per l’impatto, potenzialmente devastante, che hanno sulle persone e sulle cose.

La necessità di un pool per i danni catastrofali

Per tale ragione questa estensione di garanzia è prestata, generalmente insieme a quella che copre i danni da terremoto, su espressa richiesta dell’assicurato.
L’Ania ha dedicato un gran numero di studi all’argomento, pubblicando studi e mappe di esposizione al rischio su tutto il territorio nazionale. A questo tema è anche dedicato il Quaderno n.13 pubblicato dall’Ivass, che propone tecniche innovative per la misurazione del rischio alluvionale, sviluppando una simulazione per quantificare i costi della protezione assicurativa di tutte le abitazioni italiane.
L’iniziativa si inquadra nel solco delle azioni proposte dalla Commissione Europea per migliorare la valutazione di questi rischi, contribuendo a rafforzare la resilienza dei paesi membri per affrontare gli effetti di queste catastrofi, sempre più frequenti.
La Commissione ha sottolineato come, nell’ambito dell’Unione, la copertura assicurativa per i rischi da alluvione sia limitata ad una percentuale che non supera il 35% del totale dei danni subiti ed ha previsto di includere la questione nella strategia di lotta ai cambiamenti climatici, promuovendo il più possibile schemi assicurativi nazionali e potenziando il lavoro di monitoraggio e coordinamento già in corso.
Per gestire il problema del cumulo dei risarcimenti, in alcuni mercati esistono infatti consorzi di imprese assicuratrici locali, o “pools di assicuratori” che coprono gli eventi catastrofali - incluse le alluvioni - parcellizzandone l’esposizione.
Esempi di questo tipo sono costituiti dal pool Catastrophes Naturelles in Francia o dal Consorcio de Compensacion in Spagna.
Il funzionamento di queste organizzazioni varia di mercato in mercato e può prevedere la partecipazione più o meno diretta dello Stato (come avviene per il Consorcio), oppure può essere esteso al risarcimento dei danni conseguenziali da interruzione d’esercizio (come in Francia). Il finanziamento è solitamente garantito dal prelievo di una percentuale dei premi incassati su tutte le polizze property emesse nel territorio del relativo paese.
In Italia si è discusso a più riprese di organizzare un pool per i danni catastrofali, ma non si è mai arrivati ad una soluzione. Eppure, il nostro territorio è gravemente esposto a questo tipo di eventi e i danni derivanti dalle alluvioni che si sono succedute sono stati ingenti, anche in termini di vite perdute.

Una bassa percezione del rischio

Al dissesto del nostro territorio, così fortemente antropizzato, fa dunque da contraltare una bassissima propensione a coprire questi rischi da parte dei cittadini. Vedremo se la lunga fila di eventi che si sono succeduti e la spinta della Commissione Europea saranno in grado di determinare un cambiamento di rotta.
Un ultimo interrogativo, che varrebbe la pena di porsi, riguarda l’attribuzione di questi eventi a cause indipendenti dall’azione dell’uomo.
Inondazioni ed alluvioni, così come il terremoto, vengono infatti tradizionalmente definiti “atti di Dio”. Sappiamo però quanto l’origine di questi eventi catastrofici sia attribuibile all’umanità.
Per secoli abbiamo alterato le leggi che regolano l’ambiente in cui viviamo, impedendo alla natura di svolgere il suo compito equilibratore. I costi associati alla nostra azione sconsiderata sono immensi: vale ancora la pena definire questi eventi come atti di Dio?