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2021: si aggrava il riscaldamento globale

Gli eventi che hanno colpito molte zone del pianeta dovrebbero fugare il dubbio che i problemi causati dai cambiamenti climatici siano frutto del pensiero di alcuni scienziati troppo apprensivi

Più di tre decenni fa, un gruppo di scienziati riunito sotto l’egida delle Nazioni Unite ha avvertito l’umanità che il pianeta era in grave pericolo.
Gli esseri umani avevano per decenni alimentato le cause del cosiddetto “effetto serra” e, se il mondo non avesse agito collettivamente per rallentare il riscaldamento della Terra, ci sarebbero state “profonde conseguenze” per la natura e per l’umanità intera.
Oggi sappiamo, senza che vi siano più dubbi, che questi scienziati avevano ragione, ma in tutti gli anni che sono trascorsi abbiamo assistito all’alternarsi di diverse tesi, anche per voce di personaggi di grande influenza e potere, che si sono rivelate essere esclusivamente mutuate dalla volontà di asservire le necessità del mondo alle leggi di una certa economia.
Così, l’umanità paga ora a caro prezzo l'ingordigia di chi si è impegnato per anni a trovare giustificazioni per continuare a devastare la natura. Incendi, uragani, inondazioni e perfino terremoti continuano a colpire ovunque nel pianeta: il conto delle vittime e dei danni è immenso.
Qualche giorno fa, lo stesso organismo - il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici – ha spiegato come gli esseri umani abbiano alterato l'ambiente a un ritmo senza precedenti, impedendo alla natura di svolgere il compito equilibratore che ha potuto realizzare per migliaia di anni e spiegando nel dettaglio che ormai ci attendono conseguenze catastrofiche, a meno che il mondo non accetti di ridurre immediatamente e drasticamente le emissioni di gas serra.

Non c’è più tempo da perdere
Il rapporto Climate Change 2021: the physical science base è ora disponibile e costituisce il più aggiornato compendio sui cambiamenti climatici, che combina e mette a confronto tutte le prove finora disponibili, con l’osservazione di simulazioni effettuate a livello globale e locale.
Il rapporto afferma che non vi sono dubbi scientifici sul fatto che siano stati proprio gli esseri umani ad alimentare le cause del cambiamento climatico. L'unica vera incertezza che rimane, dicono i suoi autori, è se il mondo sarà effettivamente capace di evitare un futuro più oscuro di quello che ha già cominciato a delinearsi.
L’indagine, compilata da 234 scienziati e basata su oltre 14.000 studi provenienti da tutto il mondo, presenta senza mezzi termini la realtà più aggiornata sui cambiamenti climatici.
Rilasciato in un periodo sconvolto da incendi, inondazioni e ondate di calore, arriva a pochissimi mesi dal vertice che si terrà il prossimo novembre in Scozia, nel corso del quale i leader del mondo dovranno affrontare le crescenti pressioni dell’opinione pubblica ad agire con la massima urgenza per rallentare il riscaldamento della Terra.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito i risultati di questo lavoro “un codice rosso per l'umanità”, affermando che la società deve assolutamente trovare il modo di iniziare la trasformazione necessaria per limitare il più possibile il riscaldamento globale. “Lo dobbiamo all'intera umanità” ha detto in una nota “Non c'è più tempo per indugiare e non ci sono più scuse”.

Quasi raggiunti i limiti dell’accordo di Parigi
Purtroppo, lo sforzo fatto finora per rallentare il cambiamento climatico si è rivelato gravemente insufficiente: invece che ridurre le emissioni, come gli scienziati suggeriscono, l'inquinamento da gas serra è ancora in crescita e i paesi del mondo non sono riusciti, neanche lontanamente, a raggiungere gli obiettivi fissati con l'accordo sul clima raggiunto a Parigi nel 2015.
Secondo il rapporto, l’umanità ha ancora la possibilità di rilasciare circa 500 giga-tonnellate in più di anidride carbonica - l'equivalente di 10 anni delle attuali emissioni globali - per avere la possibilità di limitare il riscaldamento di appena 1,5 gradi.
Ma le speranze di rimanere al di sotto di questa soglia – l'obiettivo più ambizioso delineato nell'accordo di Parigi – stanno svanendo. Il mondo si è già riscaldato di oltre 1 grado e i segni di rallentamento sono pochissimi. In pratica, è facile che la soglia di 1 grado e mezzo venga superata già all'inizio del prossimo decennio.
Risalendo al 1850, ciascuno degli ultimi quattro decenni è stato più caldo di quelli precedenti.
Gli esseri umani hanno continuato a riscaldare il clima già da prima della caduta dell'Impero Romano e l'anidride carbonica nell'atmosfera è salita a livelli mai visti. Gli oceani diventano ogni giorno più acidi e il livello del mare continua a salire. Il ghiaccio artico si sta disintegrando: insomma, i disastri legati al clima stanno diventando sempre più estremi e colpiscono ogni regione del mondo.

Il rischio di un indebolimento del sistema delle correnti atlantiche

L'uragano Ida, che ha appena colpito gli Stati Uniti facendo danni immensi, ha lasciato un milione di persone senza elettricità e causato la morte di almeno 40 persone.
Ormai sappiamo che gli uragani diventano sempre più violenti proprio a causa del riscaldamento globale. La loro forza aumenta perché la temperatura superficiale sale e gli oceani immagazzinano sempre più energia. Colpiscono a latitudini sempre più alte, perché la circolazione tropicale si sposta verso nord.
Inoltre, abbiamo scoperto che le tempeste permangono più a lungo su uno stesso territorio, provocando più danni e, una volta arrivate sulla terraferma, perdono potenza con una velocità assai minore che in passato.
Secondo Reuters, l’intero sistema dell'Oceano Atlantico, considerato il principale motore del clima nell'emisfero settentrionale, si sta indebolendo al punto da causare buona parte degli eventi devastanti che abbiamo potuto osservare recentemente.
L'Atlantic meridional overturning circulation (Amoc) è un grande sistema di correnti oceaniche che trasporta l'acqua calda dai tropici verso nord. Come abbiamo detto, il riscaldamento dell’atmosfera causato dall’aumento delle emissioni di gas serra, fa sì che la superficie dell'oceano trattenga più calore.
I modelli climatici hanno dimostrato che l'Amoc è al suo punto più debole in più di 1.000 anni di storia. Un potenziale collasso di questo sistema avrebbe gravi conseguenze per i sistemi meteorologici mondiali. Se l'Amoc crollasse, aumenterebbe il raffreddamento dell'emisfero settentrionale e l'innalzamento del livello dell’oceano Atlantico. Si verificherebbe inoltre un calo generale delle precipitazioni su Europa e Nord America, con uno spostamento dei monsoni in Sud America e Africa.

In Italia abbiamo appena osservato fenomeni atmosferici di una violenza mai vista, accompagnati da grandinate con chicchi di ghiaccio giganteschi. Sono stati devastati campi, automobili, industrie e abitazioni.


 
Secondo la Coldiretti quest’estate abbiamo subito quasi 800 eventi estremi (sono dati dell’Eswd, lo European Severe Weather Database).
Il caldo estremo ha causato centinaia di incendi negli Stati Uniti. Il più grande incendio si è verificato in California, mentre il Montana ne ha subìto ben 25. Si calcola che gli incendi abbiano consumato un'area delle dimensioni dello stato di Washington DC.
In California sono state distrutte oltre mille strutture, tra cui più di 550 case e 140 edifici commerciali. Altre 69 strutture sono state danneggiate e più di 15.000 sono state dichiarate a rischio.
Come sappiamo, gli incendi hanno devastato anche Grecia, Turchia e Siberia.

In aumento i danni assicurati

Solo in Europa, gli attuari prevedono una perdita di oltre 2,5 miliardi di euro per il settore assicurativo. La stima segue l'analisi dell'unità Impact Forecasting di Aon, che ha cercato di valutare i costi che gli eventi climatici hanno causato, in soli dieci giorni, in Repubblica Ceca, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Austria e Germania. Più della metà dei danni è stata causata proprio in quest’ultimo paese.
Gli attuari avvertono che sarà comunque difficile capire con precisione a quanto ammontino le perdite complessive, perché nei contratti di riassicurazione sono presenti diverse clausole limitative, basate sulla durata degli eventi considerati. In pratica, un evento climatico è considerato tale se la sua durata complessiva ammonta a un certo numero di ore, indipendentemente dall’ampiezza della zona colpita. Se sono previsti dei limiti di risarcimento e delle franchigie, questi terranno conto di tali limitazioni per ciascun evento assicurato e dunque è prevedibile che il numero degli eventi tenuti in considerazione sia inferiore a quello effettivo e che i danni complessivi siano assai più gravi dei costi stimati dai riassicuratori.
Aon considera comunque che gli eventi climatici che hanno recentemente colpito l’Europa occupino il sesto posto tra quelli che hanno generato più danni nel continente. Il costo economico complessivo, infatti, si aggirerebbe in oltre 3,2 miliardi di dollari.
Sarebbe dunque necessario considerare anche queste perdite, nel conto che tanti “negazionisti” del riscaldamento globale considerano quale giustificazione delle devastazioni perpetrate ai danni dell’ambiente, in nome di un interesse economico ormai difficilmente comprensibile e accettabile.