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Startup e Pmi Innovative pronte per il Pnrr

Le imprese che operano nell’innovazione tecnologica sono poche migliaia in tutta Italia ma si mostrano realtà dinamiche, attente e pronte ad investire in progetti e idee a supporto dell’intero sistema produttivo nazionale

L’Italia non sarà il paese per eccellenza dell’innovazione tecnologica ma il settore è in crescita, esito di un movimento che opera in maniera collaborativa con centri di ricerca e università – anzi, spesso le nuove imprese e le startup nascono proprio negli incubatori universitari – e che si confronta con i trend di sviluppo globali, sapendoli adattare alla realtà italiana.
Il termine più indicato per descrivere il settore delle Startup e Pmi Innovative (S&Pmii) è dinamicità, sintesi di un ambito in cui lo sviluppo delle imprese corre in parallelo all’evoluzione tecnologica. A conferma, il settore ha segnato una crescita anche nel corso del 2020 e si sta attrezzando per fare da spina dorsale alla voce “Trasformazione digitale” del Pnrr.

Una lettura del fenomeno emerge dalla ricerca presentata nello scorso maggio da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict, e InfoCamere, la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale: lo studio monitora per la prima volta le tendenze demografiche e le performance economiche di startup e Pmi innovative del settore Ict con lo scopo di comprenderne le dinamiche di sviluppo.

Ci sono le basi per una crescita più ampia
La positività del settore – e la sua impermeabilità alle criticità mostrate dalla globalizzazione e dalla produzione manifatturiera – è testimoniata dall’aumento proprio nell’anno della pandemia del tasso di crescita delle nuove registrazioni delle startup e Pmi innovative Ict, che raggiungono quota 2.006 con un incremento del +17,9%, superiore di quasi 5 punti al totale delle nuove registrazioni in tutti i settori merceologici (+13,3%).
A fine febbraio di quest’anno, le startup e Pmi innovative del settore Ict iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese erano sono 6.663, pari al 47,8% del totale delle startup e Pmi innovative: in sintesi, nello specifico segmento delle piccole realtà innovative quasi 1 su 2 opera nell’Ict, più di 7 su 10 sono aziende nel comparto del software e consulenza It e quasi 2 su 10 operano nei servizi It.
Tra queste aziende osservate nel periodo 2017-2019, il valore della produzione complessivo è in costante aumento (239,3 milioni di euro nel 2017, 481,5 milioni nel 2019) con tassi di crescita maggiore per quelle che operano nell’Industria 4.0 e nelle tecnologie cosiddette “digital enabler”.
Si tratta in genere di micro-imprese (i due terzi hanno fino a 4 addetti), ma solo 1 su 5 è fondata da under35 e la percentuale di imprese femminili nel segmento specifico Ict è del 10,7%, contro il 13,1% complessivo delle S&Pmii.

Il territorio, un vincolo da superare?

Uno dei temi da affrontare a livello strategico per lo sviluppo complessivo dell’economia italiana – visto che l’innovazione è abilitatore trasversale e tutti i settori produttivi – riguarda la distribuzione geografica delle startup innovative italiane. Ancora una volta, e nonostante gli incentivi proposti, è la Lombardia il motore trainante (27% del totale delle S&Pmii ma il 29,5% di quelle Ict), dimostrando che lo sviluppo avviene più facilmente in un territorio già fertile di “risonanza creativa”, un aspetto che però dimostra nuovamente come la crescita coordinata di un paese dovrebbe passare per una produttività diffusa sul territorio. Tra le altre regioni, al secondo posto si trova il Lazio (13,5%), seguito da Campania (8%) Veneto (7,3%), Emilia Romagna (7,1%), Piemonte (5,9%) e Puglia (4,6%) e Toscana (4,3%): non bastano quindi gli incentivi a far crescere il territorio, ma serve una politica più ampia, appoggiata a uno sviluppo culturale e finalizzata a un sistema di relazioni più ampio di quello del territorio di immediato riferimento.

Il contributo all’innovazione

La crescita delle startup e pmi innovative sembra seguire il trend dei “digital enabler”, ovvero i filoni del mercato digitale ritenuti più innovativi e più interessanti per il processo di digitalizzazione: si tratta in particolare di Internet of Things (IoT), Industria 4.0, intelligenza artificiale (IA), machine learning, mobile app, big data e social science, blockchain e cybersecurity. Ma l’interesse verso le tecnologie più avanzate non riguarda solo di imprese Ict dedicate allo sviluppo dei nuovi abilitatori digitali: lo studio evidenzia come sia presente un numero rilevante di startup e Pmi innovative che non hanno la tecnologia Ict nel proprio core business, indice di un’attenzione verso le potenzialità del mondo digitale applicate ad attività di produzione o dei servizi.
Infine, va sottolineato che l’apporto delle S&Pmii Ict alla ricerca e allo sviluppo del settore tecnologico è rilevante: il 16,3% delle imprese sviluppa e registra brevetti, il 26,6% opera con personale altamente qualificato, e il 74,8% presenta una voce di spesa per la Ricerca e Sviluppo.
In attesa che diventi operativo il Piano nazionale di ripresa e resilienza esiste quindi già una base di imprese dinamiche, aggiornate e attente su cui appoggiare lo sviluppo delle politiche nazionali.